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I giorni della mia vera purezza
Il volume include due opere giovanili di Pier Paolo Pasolini.
Atti impuri
Tempo di guerra (“Dal cielo cadeva, lenta come se fosse di ovatta, una pioggia di fuoco, mentre i motori degli aeroplani assordavano… Viluta pareva proprio nel centro di quella spaventosa luminaria”): Paolo sfolla con la madre a Viluta e qui tiene lezioni (“Una ventina di giorni dopo cominciammo a far scuola ai ragazzi di Villuta, due dozzine in tutto”) a ragazzini che stimolano il suo desiderio omoerotico (“Nel suo sesso, c’era qualcosa, come dire, di priapeo…”). In questo ambiente pseudo-collegiale fiorisce l’amore per Nisiuti.
Sullo schermo paesano (“Nel mercato c’erano una giostra e altri baracconi. Venne sera. In un’aria da temporale, con gli amici e le amiche, volli andare a fare un sopralluogo in quella squallida sagra…”) si proietta il senso dell’impossibilità (“Ma Nisiuti non sarebbe mai stato mio, e a me non c’era altro amore che importasse che quello della carne”) nel contrasto tra purezza (“Ed erano quelli i giorni della mia vera purezza, della mia più buona e commovente gioventù: mai come in quei giorni ho amato il mondo e mi sono fatto amare”) e illiceità (“Non ho il senso vero del rimorso, della colpa, della redenzione: ho solo un unico senso del destino…”) del sentimento.
Amado mio
Nella campagna friulana (“Passato l’argine si entrava in una specie di grande spianata in fondo alla quale cominciava la grava, ossia l’immenso greto del Tagliamento”) Desi(derio) e Gil(berto) esercitano il loro influsso su una compagnia di ragazzi, verso i quali i due amici nutrono un interesse particolare (“Ma Iasìs dormiva, un sonno lontano, come il mare”). Quando l’egemonia dei leader sembra minacciata, i due organizzano un’escursione (“La gita a Caorle aveva ottenuto il necessario consenso”) che si trasforma in straordinaria esperienza collettiva e individuale. Nell’atmosfera lagunare (“Il borino… nasce lontano, al principio del mondo”) descritta da Pasolini in modo insuperabile, una gita in barca, il ritorno tra i canneti e la proiezione serale di un film con Rita Hayworth restituiscono un senso di appartenenza che ha la bellezza dell’illusione.
Giudizio finale: teocriteo, autobiografico, esplicito. Può turbare.
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