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La passione ribelle
 
La passione ribelle 2016-01-04 07:27:16 Emilio Berra TO
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    04 Gennaio, 2016
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Elogio dello studio

Questo è un libro che tutti gli insegnanti (e possibilmente anche i genitori degli studenti) dovrebbero leggere.
Paola Mastrocola parla con competenza ed esperienza dei mali che affliggono la Scuola e pone il problema fondamentale, essenziale : la carenza di studio. Molti, e a vari livelli, parlano di scuola, della sua centralità, delle strutture, delle innovazioni e sperimentazioni; ma se manca lo studio tutto queto è 'aria fritta'.
Ho parlato di libro per insegnanti e genitori, perché sono loro che devono riflettere. Gli studenti non fanno altro che adeguarsi a ciò che si esige; in fondo sono le vittime, seppur spesso compiacenti, del lassismo diffuso. Come fa, poi, un insegnante a motivare allo studio se in prima persona non è convinto del suo valore o addirittura se non l'ha mai sperimentato in modo serio e profondo ?

La seconda parte del libro è incentrata proprio sulla bellezza e sull'impegno assiduo (le "sudate carte" leopardiane) intrinseci allo studio, questa "passione ribelle" perché oggi essere studiosi richiede una buona dose di anticonformismo.
La fatica è un aspetto "necessario e inevitabile" non tanto per 'diventare qualcuno' , "ma per essere" ad un livello alto di consapevolezza, come opportunità di emanciparsi dalle mode e dai luoghi comuni dell'imperante neoconformismo consumista carente di etica e di senso, tipico delle civiltà moribonde, senza più risorse interiori.

Studiare è un'attività creativa. Non significa solamente immagazzinare conoscenze e nozioni (anche, ovviamente); richiede bensì rielaborazione : con lo studio "ri-organizziamo il senso", "lo facciamo nostro"; esso "ci mette in relazione con l'atto di pensare" ("intelligere" significa "collegare"). Inoltre ci dà la disciplina necessaria per crescere, diventare veramente adulti :ci insegna a non accontentarci delle gratificazioni immediate, ad essere capaci di attendere, a progettare. Senza contare la sua funzione sociale-culturale di "sottrarre le cose alla loro caducità", portare avanti criticamente il patrimonio della civiltà che costituisce il fondamento della nostra cultura.
Studiare significa "rivoluzionare il nostro modo di vivere", sottrarci a confusione e rumore per scegliere il più confacente e mentalmente ecologico silenzio. Significa imparare a stare con se stessi, anche per relazionarsi meglio con gli altri.
Lo studio è a portata di mano : basta volerlo veramente. A tutte le età.


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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Quanto è vero ciò che dici, Emilio!
siti
04 Gennaio, 2016
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Molto interessante Emilio, carenza di studio? Parliamo pure di assenza, ingiustificata peraltro e avallata dalle nuove mode didattiche, non mi va di chiamarle metodologie. L'unica possibilità è mantenere alta la passione verso le proprie discipline in modo che gli alunni percepiscano il piacere che deriva dallo studio. Oggi purtroppo la scuola chiede altro; l'offerta formativa deve adeguarsi allo standard sub-culturale che imperversa in ogni dove: tristezza infinita!
Ciao Emilio; il tuo commento, oltre che approfondito e particolareggiato, è molto interessante. Concordo pienamente con il tuo pensiero in merito. Ciao.
Ferruccio
Grazie, AnnaMaria.
Condivido pienamente quanto affermi. E' importante però che qualcuno non si adegui e tenga accesa la fiammella del sapere.
Ti ringrazio, Ferruccio.
Mane
06 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
06 Gennaio, 2017
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Complimenti per la tua splendida recensione/riflessione sul libro Emilio.
Sposo pienamente la tua definizione di studio come attività creativa e rivoluzione del nostro modo di vivere, si potrebbero dire tante cose al riguardo, ma questi due concetti sono già assai pregnanti di significato.

Forse viviamo in un epoca che potrebbe apparirci barbarica
nella sua dimensione superficiale e veloce piuttosto che lenta e incline alla riflessione e all'approfondimento, a questo proposito mi permetto di suggerirti il saggio "I barbari" di Alessandro Baricco che offre diverse analisi interessanti sull'argomento.
Grazie, Michele.
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