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Inconri con personaggi indimenticabili
Ci sono nella vita momenti che non si dimenticano, soprattutto quando incontri persone che lasciano ricordi indelebili che porterai sempre con te. Camilleri, dopo averci fatto conoscere in “Donne” alcune figure femminili che hanno lasciato un segno nella sua vita, presenta in “Certi momenti” un album variegato di personaggi, alcuni di fama, altri sconosciuti, tutti però difficili da dimenticare, tutti con peculiarità tali da renderli unici ed esemplari. Come non ricordare Arthur Adamov, uno dei maestri del teatro dell’assurdo con Beckett e Jonesco e personaggio di spicco del maggio francese del ’68, Antonio Tabucchi la cui simpatia per Camilleri non riuscì mai a tradursi in un incontro reale, Pierpaolo Pasolini e la sua testardaggine nel volere solo attori non professionisti per il “Pilade”, Elio Vittorini fondatore del “Politecnico”, e ancora Carlo Emilio Gadda, l’editore Livio Garzanti, Primo Levi, il filosofo Benedetto Croce… Ma forse sono i personaggi meno noti, quelli conosciuti in gioventù o nell’ambito familiare che riescono a toccare le corde più intime dell’animo di Camilleri fino alla commozione: zù Filippo, il pastore di capre, don Sasà, il giocatore d’azzardo che dà consigli al giovane Camilleri sul come comportarsi nelle vicende della vita, Minicu, il mezzadro del nonno e le sue storie fantastiche, il comandante Campanella del postale tra Porto Empedocle e Lampedusa, salvato dopo l’affondamento della nave dal padre di Camilleri, la giovane e battagliera Sarduzza, la “Federala” di Brescia che nel ’41 fornì a Camilleri un libro clandestino, e tanti, tanti altri. Grazie ad alcuni di questi memorabili incontri, Camilleri iniziò fin dagli anni del liceo ad appassionarsi di poesia leggendo Montale (“Ossi di seppia”) ed individuando gli autori che gli saranno poi cari (Saba, Luzzi e Gatto), senza dimenticare l’iniziazione vera e propria alla lettura, in anni più giovanili, con le avventure dell’ “Orlando Furioso” e di “Pinocchio”. Camilleri ricorda anche il libro che fu per lui una rivelazione, “La condizione umana” di André Malraux, pubblicato in Francia nel ’33, che contribuì a fargli aborrire il regime fascista.
Quest’opera di Camilleri è una rivisitazione di tempi passati, una collana di ricordi e di aneddoti che muovono nostalgie nei lettori anziani e che possono essere di insegnamento ai giovani. Scritto come al solito con stile impeccabile, non delude e lascia comunque una traccia.