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Vasco e Dante
Anche questo è un libro che parte della difficoltà di accettare un lutto familiare. E' lo stesso Pratolini ad inizio del volume a dirci che si tratta di un'autobiogafia, ma non solo, è anche una specie di autoespiazione, per non aver capito a pieno il fratello quando era ancora in vita. Io credo sia anche un modo per dare pace alla madre, morta quando i suoi bambini avevano uno cinque anni e uno venticinque giorni. Per troppo poco tempo questa donna ha fatto da madre per lasciare ricordi ai figli, ma lo a fatto abbastanza per lasciare uno di quei dolori che anche se difficile da definire non passa mai.
Il romanzo, è strutturato in modo che l'autore parli direttamente al fratello. Nato come Dante, alla morte della madre viene dato a balia a dei contadini. Notato dal maggiordomo di un barone viene adottato , Diventa Ferruccio perchè Dante è un nome troppo volgare ( incredibile) ed inizia una vita priva di emozioni, senza sbucciature di ginocchia, camicie sbrodolate dal sugo, urla di gioia o dolore. Tutto è trattenuto, in punta di piedi. Arrivato all'adolescenze, con la morte del barone finiscono gli agi in cui è cresciuto, sostituiti da una vita overa alla quale non è abituato. I suoi modi affettati scoraggiano chi lo vorrebbe aiutare. La sua cultura a metò è troppo per un lavoro da operaio e poco per uno da impiegato. In mezzo a queste dificoltà si ritrova col fratello e con la nonna materna riuscendo forse a capire la dignità e la forza di persone che da piccolo aveva guardato dall'altro in basso per la loro povertà.
Non rivelo nulla, perchè è dichiarato all'inizio del libro, dicendo che morirà giovane lasciando per certi versi la sua vita incompiuta, sempre a metà tra due mondi a nessuno dei quali appartiene.
Mi sono stupita di quanto un libro pubblicato nel 1945 possa avere un linguaggio ancra tanto attuale. Semplice lineare , ma capace di dirci tutto del rapporto di questi due fratell, di parlarci di una grande donna come la nonna, di un padre assente, di una divisione tra le classi ancora così marcata.
Pratolini ci dice di averlo scritto di getto. Allora questo è veramente un talento per lo scrivere da invidiare.