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La tregua
 
La tregua 2015-06-02 15:31:47 silvia71
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    02 Giugno, 2015
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Silenzio

Silenzio, solo silenzio.
Sfiorare il suolo del campo di Auschwitz fa male, fa rabbrividire.
Lo scorrere del tempo si è fermato in questa campagna polacca, riarsa dal sole nella stagione estiva e battuta da gelidi venti del nord nel periodo invernale.
Qua varcavano il cancello di ferro madri spaurite con una valigia in mano per contenere gli oggetti più preziosi e un bimbo da proteggere.
Uomini, giovani, adulti e anziani, resi inermi e segregati, selezionati sulla base dell'idoneità ad un lavoro bestiale oppure sterminati con metodi violenti, vessati come cavie, logorati dagli stenti e dalla fame.
Uno di quei visi che camminava tra i block del campo era quello di Primo Levi, tra i pochissimi sopravvissuti.
All'arrivo dell'armata russa quel cancello di ferro si apre; ne escono una manciata di denutriti e ammalati.
E' grazie allo scritto di Levi intitolato “La tregua” che conosciamo lo strazio del ritorno alla vita, dopo che gli occhi si erano riempiti di morte per mesi e mesi, dopo che le docce al ziklon B avevano assassinato migliaia di esseri umani, dopo che i forni crematori dei campo avevano bruciato montagne di corpi, dopo che la fame forzata aveva portato uomini donne e bambini ad una lenta agonia.

La penna di Primo Levi fotografa con minuzia e con grande cuore, il lungo percorso durato ben nove mesi per poter rientrare in Italia e riunirsi alla famiglia.
Un lungo viaggio attraverso un Europa falcidiata dalla guerra, ferrovie distrutte, villaggi rasi al suolo, il fisico minato dalla denutrizione e dalla malattia.
Il buio nell'anima e nel cuore, uomini che hanno negli occhi immagini indelebili.
Per alcuni il ritorno al nulla, niente casa e niente affetti, unici superstiti della propria famiglia.

Seppur meno letto rispetto a “Se questo è un uomo”, questa testimonianza è poderosa, per ricordare quello che fu “il dopo”.
Lo scritto è stilisticamente perfetto, tanto gradevole da leggere quanto duro è il suo contenuto.
Una lettura d'obbligo per ricordare, in silenzio.

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Commenti

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Bellissima recensione Silvia; ho già letto lo sconcertante capolavoro "Se questo è un uomo", quindi questo tuo commento mi "ricorda" di leggere anche il seguito di quanto più orrendo la mente umana possa aver concepito. Grazie. Ciao.
Ferruccio
Recensione riuscitissima di un libro che meriterebbe maggior diffusione per la sincerità dell'autore e per far comprendere che l'orrore nazista accompagna chi l'ha subito anche dopo la fine della guerra.
Anch'io ho preferito questo libro rispetto il precedente perché parla di avvenimenti poco noti e con la capacità descrittiva notevole come è nel suo stile. Ciao
bellissima recensione, Silvia. Un tema sempre sconvolgente e drammatico.
Ciao Silvia, un commento importante come importante e' il testo commentato.
grazie a tutti per l'attenzione.
Un libro molto bello recensito egregiamente...a me colpì molto la delicatezza della prosa nonostante un'impostazione quasi da cronaca...un mix che solo i grandi della letteratura riescono a realizzare
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