Dettagli Recensione
Un'autobiografia anticonformista e irriverente
Che dire di Aldo Busi ? E’ indubbiamente uno dei pochi grandi scrittori italiani, uno scrittore che fa discutere, che suscita e divide pareri, che intriga, che si fa leggere d’un fiato, anche se a volte non si fa capire : ma non conta nulla, la sua scrittura è talmente anticonformista, solida, inclassificabile, al di fuori (o al di là) dei consueti canoni dei lettori (e non lettori) che la si gusta anche solo per il suono, le assonanze, le convergenze e le divergenze, il gusto esclusivo di leggere (non è obbligatorio capire o comunque essere o no d’accordo). In questa autobiografia (già nel “non autorizzata” c’è tutto l’Aldo Busi di Montichiari !) la scrittura, come sempre poco strutturata, appare intrigante e narcisistica, sferzante e crudele, dissacrante e anticonformista sempre : a Busi interessa la verità, non quella con la V maiuscola propagandata da profeti maldestri e ingannatori, ma quella che fa di ogni essere un tutt’uno integro e puro, inattaccabile da speculazioni mondane, fragile nei confronti di moralismi d’accatto, di fronte ai quali si sente straordinariamente superiore. Ed ecco la sua campagna feroce e convinta contro i nemici di sempre, vale a dire contro le religioni ed i loro capi, papi, imam o rabbini che siano, contro l’omofobia conclamata, per i cui sostenitori ( “L’omofobo è un omosessuale represso o latente o occulto socialmente pericoloso, capace dei peggiori crimini”) l’Autore si augura ogni male possibile sino all’eliminazione fisica (ma con guanti di plastica, neh !), salvo poi correggersi con un ghigno beffardo concedendo agli omofobi una tollerata sopravvivenza, contro l’ipocrisia su cui si reggono i rapporti umani e la maggior parte delle cosiddette amicizie. Aldo Busi preferisce la solitudine, una beata solitudine, ben più amata e desiderata dopo amicizie foriere solo di inganni ed incomprensioni. E ci parla di politica, dei trucchi della finanza, dei pescecani che divorano soldi e cervelli, di sesso giovanile travolgente, senza nulla sottendere, con semplicità e crudezza. E ancora non dimentica di sferzare i vizi del mondo, i ricchi senza cultura, i guerrafondai, i pacifisti a senso unico, i fascismi sempre in agguato, striscianti e mascherati. Momenti di tenerezza traspaiono nel nostalgico ricordo della sua terra contadina, dei nonni e degli zii, della mamma : la memoria è struggente, il debito che sente di avere nei loro confronti è grandissimo, e gli anni che passano non sanno cancellarlo. Non nasconde un profondo amore intellettuale per le tre donne della sua vita : spicca la relazione con una bellissima e ricchissima creola, amante della vita, dei gioielli e del lusso, moglie di un famoso imprenditore e amante del cognato, amorale e innocente, fatalista e colta. Per lei l’Autore coltiverà un profondo legame, che lo porterà ad assisterla fino agli ultimi giorni della grave malattia e della vita. Nel libro non mancano opinioni e riferimenti a celebri autori della letteratura mondiale : emerge Proust, con la sua Recherche (una tirata d’orecchie al traduttore Raboni !) ed i suoi personaggi così lontani dal normale tran tran di una vita lavorativa, beneficiari di ricchezze e beni inspiegabilmente acquisiti.
L’Autore è in viaggio per Davos, forse per motivi di lavoro. Lungo il percorso incontra alcune vacche che sollevano indolentemente il capo e lo guardano con occhi mesti e languidi, speranzose in qualcosa che attendono con ansia ma che non avviene ancora. Sarà quest’incontro il pretesto per il titolo del libro ? Oppure la frase che la mamma gli rivolgeva quando il figlio Aldo le raccontava delle sue amiche ? (“ Va che amiche ! … Troieee!!”). Un bel rebus ….
Va da sé che la mia opinione su “Vacche amiche” di Aldo Busi, a scanso di critiche, è “non autorizzata”.
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Commenti
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Laura
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Trovo che Busi - che pure non mi dice molto - sia un "personaggio" (in un senso che è molto vicino al tuo "anticonformista") prima ancora che uno scrittore.