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Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i
Il manicomio è una grande cassa
Il manicomio è una grande cassa
con atmosfere di suono
e il delirio diventa specie,
l'anonimità misura,
il manicomio è il monte Sinai
luogo maledetto
sopra cui tu ricevi
le tavole di una legge
agli uomini sconosciuta
Questa è solo una delle tante poesie scritte dalla grandissima Alda Merini, la sua vita tormentata e intensa ha subito travagli e sofferenze talmente atroci, da chiedersi se i trattamenti subiti dai poveri esseri umani rinchiusi nei vecchi manicomi fossero da considerarsi alla stregua di crimini contro l’umanità. Non scriverò dei manicomi e delle sofferenze, certo il libro ne parla è la storia dei dieci anni trascorsi dalla poetessa in questi luoghi, ma vorrei trasmettere la riflessione che questo bel libro mi ha suscitato.
Mi chiedo in realtà quanto profondo ed elevato possa essere l’intelletto umano, quanto forte e resistente possa essere la nostra anima, quanto immenso possa essere il potere dell’amore.
L’amore, l’unica cosa che credo abbia permesso la vita e la rinascita di questa immensa scrittrice, l’amore di un medico, che ha visto in lei l’immenso e le ha ridato la passione per la scrittura, permettendo a tutti noi, di poter godere di tutta la bellezza dell’opera della Merini.
L’amore quello per le proprie passioni, per i propri figli, per la propria vita nonostante tutto:
“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”. *
E’ un libro fortissimo, lo stile è semplice, a tratti un po’ confuso, come confusi erano i ricordi di quei terribili anni, un libro che può far male, ma è un male che va affrontato, è il male che ci ricorda che un tempo bastava poco per perdere tutto, per perdere una vita e le gioie che essa può portare, ci dice che dalle situazioni più ignobili possono nascere i più alti atti d’amore, può nascere la vita.
Il 1° novembre 2009 la poetessa muore, le figlie la ricordano così:
“Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono”. *
…E commuovono anche me.
Buona lettura
* http://www.aldamerini.it/biografia/quinta-parte
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Commenti
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Anche io la percepisco come molto "intima"'
Saluti
Riccardo
Saluti.
Riccardo
Saluti
Riccardo
Laura
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Alda Merini è grandissima, penso la migliore fra i poeti italiani degli ultimi decenni. Ma l'amore che i lettori manifestano per questa artista ritengo vada ancora oltre ai meriti letterari : in lei ognuno riconosce qualcosa di sé, e la sua comunicazione poetica tocca corde nascoste e invita a guardarsi dentro.