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Il ricordo è sempre presente
Si tratta di otto racconti ambientati durante la seconda guerra mondiale, di cui l’ultimo, Ritorno sul Don dà il titolo all’intera opera. Ancora una volta ho potuto constatare le straordinarie capacità di questo narratore e pertanto il lettore non potrà che apprezzare i toni caldi, ma pacati, le atmosfere perfettamente riprodotte e l’abilità nel far sì che i suoi ricordi non abbiano valore solo per lui, ma per tutti. Si alternano mirabilmente le visioni della steppa russa e dei verdi prati dall’altipiano di Asiago, con descrizioni paesaggistiche mai fini a se stesse, ma indispensabili per poter vedere con la propria fantasia i papaveri rossi nell’oro del frumento o il verde dei boschi di montagna, immagini di una dolce natura che stridono con i fragori e gli orrori di una guerra. Dal massacro di Nella steppa di Kotovoskij all’alpino che ritrova il padre creduto disperso nella prima guerra mondiale di In un villaggio sepolto nella balca, dagli ebrei costretti a un rigoroso confino in La segheria abbandonata alla vicenda di un uomo che, dopo aver combattuto nella Grande guerra, si trova sotto le armi anche nella seconda (Bepi, un richiamato del ’13), dallo struggente Un ragazzo delle nostre contrade e dal difficile periodo a casa dopo la fine del conflitto (La scure) a Ritorno sul Don, non viene mai meno la grande umanità di Mario Rigoni Stern, che ama la giustizia, ma non la vendetta, e che comunque riesce a vivere in pace con tutti e soprattutto con se stesso.
Sono tutti belli questi racconti, ma Ritorno sul Don é a dir poco superlativo per la capacità dell’autore di esprimere gli stati d’animo, per quel continuo riaffiorare di ricordi, quasi sempre tragici, senza tuttavia indulgere alla facile commozione. Così come in un altro suo libro (Aspettando l’alba) aveva anche scritto di un suo viaggio, con i familiari, nel lager che lo vide prigioniero dei tedeschi, in Ritorno sul don c’è il resoconto di un suo pellegrinaggio, con la moglie, lungo la via della tragica ritirata di Russia. I contrasti fra la dolcezza del paesaggio attuale e e la piattezza di distese sconfinate di neve percorse da una torma di straccioni e di affamati, la discrasia fra la pace di oggi, che ti consente di viaggiare insieme all’ex nemico in perfetta armonia, e l’angoscia e l’orrore di un esercito in rotta che cerca la salvezza lasciandosi dietro una scia di morti sono tutti quadri di incomparabile bellezza. Stern riesce nel difficile compito di rendere partecipe il lettore al passato e al presente, senza affaticarlo, anzi entusiasmandolo. È tanta la grandezza di quest’autore, per natura invece umile, che il passato che fa rivivere ci sembra familiare, quasi che anche noi vivessimo quei ricordi come fossero nostri.
Ritorno sul Don è uno di quei libri che, una volta letti, non si riescono a dimenticare.