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Una ricerca disperata della pace interiore
Binsar è un luogo sperduto ai piedi della catena himalayana, un luogo di pace, isolato dal mondo, a pochi chilometri da un villaggio ed a cinque ore di macchina da Delhi : qui, in quest’oasi serena, Tiziano Terzani scrive le più belle pagine del suo diario, in una capanna costruita vicino all’abitazione di un vecchio saggio filosofo, Virek Detta, con il quale ha costruttivi e non sempre pacifici scambi di opinione sui grandi temi dell’esistenza. Qui Terzani passa ore a scrivere e meditare, nella contemplazione della natura che lo circonda, le maestose vette innevate all’orizzonte, la vicina foresta, i tramonti infuocati, le livide albe invernali, quando il manto nevoso tutto sommerge ed isola. Due corvi simpatizzano con l’Autore e si azzardano a scendere dai rami per beccare il cibo dalle sue mani. Il diario da Binsar fa parte di una vasta raccolta di scritti, riordinata dalla moglie Angela Staude dopo la morte dell’Autore e suddivisa in vari periodi della sua vita. Dal 1981 al 1984 il periodo vissuto a Honk Kong e poi in Cina, da cui Terzani viene espulso per mancato allineamento ideologico. Dal 1985 al 1990 la permanenza nelle Filippine, durante il periodo della dittatura di Marcos e della moglie Imelde, e poi in Giappone , a Tokio, fonte di grande delusione per Terzani per il prevalere di una pianificazione totale (“ cultura della morte”), che annulla la fantasia, la vita vera, il tempo libero. Dal 1991 al 1994, gli appunti sui viaggi in Asia, dalla Thailandia alla Cambogia, dall’Indocina alla Mongolia, dalla Russia all’India : qui si interessa di medicine alternative, consulta indovini, frequenta centri di meditazione ed un ospedale di medicina ayurvedica immedesimandosi sempre di più nella cultura filosofica e religiosa dell’Oriente e traendone ampi spunti di riflessione. Dal 1995 viaggia in Pakistan e Afghanistan, ove manifesta il suo duro disprezzo per la guerra nei suoi reportages per il “Corriere della sera”, ove, dopo aver lasciato “La Repubblica” per incomprensioni con il direttore Scalfari, trova in De Bortoli un amico fraterno. Chiede anche il pensionamento dal tedesco “Der Spiegel”, per la cui testata ha lavorato per anni come corrispondente, e nella pace di Binsar si dedica sempre di più alla stesura delle sue memorie. Qualche rientro a Firenze, fugaci rapporti con gli amatissimi figli Folco e Saskia, le visite dell’adorata moglie Angela, la cui lontananza sembra accrescere il reciproco affetto ed alla quale Terzani scrive bellissime lettere piene di ricordi e di nostalgia. Ma la sua scelta di vita è la solitudine, la ricerca, nell’eremo di Binsar, di quella pace interiore e spirituale che Terzani si sforza di raggiungere con la meditazione giornaliera ed una vita ascetica. Rifiuta alla fine (è malato da anni di cancro, che lo costringerà a periodiche visite ed interventi al Memorial Sloan-Kettering cancer center di New York) la chemioterapia e muore a Firenze nel 2004. Alla fine dei Diari sono riportate dettagliate note sui personaggi citati e sui luoghi visitati e, in appendice, il memorabile discorso tenuto al matrimonio della figlia Saskia, in Firenze, il 17 gennaio 2004 (pochi mesi prima della morte, avvenuta il 28 luglio dello stesso anno) : un messaggio d’amore e di speranza, un vangelo laico da leggere e meditare, a futura memoria. “Un’idea di destino” è nello stesso tempo un Diario e un testamento spirituale : il testamento di un grande Autore, nemico della omologazione globale ed alla continua ricerca di una spiritualità interiore e universale.
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Commenti
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Ho già acquistato il libro e sono desideroso di leggerlo.
Dell'autore conosco altri testi: doveva essere una persona semplice e complessa, nel contempo, che ha vissuto esperienze certamente straordinarie.
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