Dettagli Recensione
Il sapore della politica domestica
Nei ricordi di Andrea Vitali, in posizione centrale, stanno le tre zie paterne: “Benché zitelle, le tre erano donne dotate di una particolare apertura e attenzione nei confronti del mondo e dei suoi mutamenti”. Nella fantasia, le tre donne divengono titolari di veri e propri dicasteri: “Al mio sguardo di bambino … tre ministri, con compiti ben precisi, equamente ripartiti”.
“A un certo punto cominciai a sostituire il termine ministro con quello di minestra”.
“Tra di loro non interferivano, ma interloquivano nel caso di di decisioni di estrema importanza…”
I tre ministeri sono quelli “dell’interno, degli esteri e dell’agricoltura. I loro nomi Cristina, Paolina … e Colomba”.
Ciascuna delle zie viene caratterizzata, nello stile ineguagliabile di Vitali.
Così Paolina, agli esteri, abbina le physique du role (“Ora, che il ministro degli esteri fosse magro e smunto è vero”) a insolite capacità diplomatiche, ove “Ammazzarli di cortesia” è il suo motto. Paolina recita perfettamente il ruolo che fu di Metternich e, più di recente, di Kissinger: “Era anche un’abile mediatrice, tanto da meritarsi da parte dei detrattori il soprannome di coercion, cioè grosso coperchio”.
Parimenti, Colomba – ministro dell’agricoltura – ha molte abilità rurali, come quella di raccogliere “i mitici rampònc, radicette di un’insalata selvatica, una delizia da consumare con le uova sode, che il ministro dell’agricoltura coglieva con occhio da rabdomante nei prati di cui reggeva il governo”.
L’atmosfera è quella dei bei tempi andati, caratterizzati da rapporti umani essenziali, talvolta grezzi, ma sempre autentici: quando la casa “la sera, dopo cena, diventava una sorta di agorà”.
Il ricorso alle espressioni dialettali (“Püsè vìscol” per “più vivace”; “Pècàa trasà la roba”, è un peccato sciupare, è espressione per “celare la sua golosità dietro quello che voleva far apparire come un sacrificio”) riscalda il clima, che è quello dei ricordi e di un affetto che – forse – sta anche alla base di una scelta professionale (diventare medico) narrata con straordinario umorismo.
Il romanzo è corredato in appendice da una rassegna di ricette dalle quali attingo per proporre un menù tutto lariano:
Primo: gnocchi de castegn (gnocchi con farina di castagne)
Secondo e contorno: capretto in sguazzét e patati rustii (capretto in guazzetto con patate arrosto)
Dolce: castegn cu la pana (il Montebianco!)
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Sharma: ebbene sì, ho riso di gusto. In treno (uno delle mie location ideali per la lettura) mi hanno sicuramente preso per pazzo, vedendomi ridere. Ho soltanto un timore: che l'umorismo di questo libro possa essere compreso fino in fondo solo da chi condivide la cultura locale del comasco. Anche se Vitali ha spesso dato prova di universalità nelle sue opere. :-)
E quei titoli..sono veri??? Se si, fanno pietà.
con un pizzico di prezzemolo che poi é il seguito della tua recensione che ha fatto bollire la mia ilarità
Voglio leggerlo tra pentoloni fumanti!
mhhhh da dove sarebbe meglio iniziare??
@ Gracy: ma allora la battuta non è proprio del tutto infelice! :-)
@ June: leggilo e poi dimmi! Io, da comasco, mi sono divertito un sacco! :-)
@ Silvia: devi leggerlo! Potresti partire dalla "Leggenda del morto contento", struggente ed ironico. Oppure dal breve "Pianoforte vendesi", una fiaba in agrodolce... :-)
Pia
Bruno
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