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Orecchie a vela, sempre tese
Questa è un’autobiografia, scritta senza quel distacco che molti ritengono necessario per questo genere di narrativa. L’autrice, scrittrice di successo e con una lunga esperienza di pubblicazioni alle spalle, racconta la sua infanzia, la sua crescita e l’evoluzione del suo mondo interiore.
La storia della bambina dell’iceberg ci consente di calarci nel mondo interiore di una bambina depressa, costretta ad affrontare un gran numero di abbandoni e di violenze. Ci illustra i suoi pensieri, le sue ribellioni, le sue difese. I sentimenti emergono soprattutto attraverso le immagini, i suoni, i singoli ricordi: colori, suoni, episodi, frasi. La sua scrittura semplice, a tratti povera, mi sembra uno strumento appropriato per narrare la storia della bambina dell’iceberg: riflette il colore di quei ricordi, il ritmo di una vita segnata dal dolore.
Anche la Trieste dei ricordi riflette il male di vivere. Gelo nel cuore e nella pelle. La bora spazza le case. Lo sguardo del padre riduce la vita a una misera lotta per la sopravvivenza. La paura della madre riduce i figli ad animali pericolosi da ammaestrare. L’autrice racconta con efficacia la lotta di una bambina sola, che deve trovare un ordine in un caos gelido: il suo sguardo attento non sa ignorare le contraddizioni e non sa fuggire di fronte alla crudeltà degli adulti, che infine si rivelano più fragili che crudeli. Non mancano i momenti in cui lo sforzo di comprendere genera equivoci divertenti, che strappano un sorriso dal retrogusto amaro.
L’autrice si definisce un’anima candida e si racconta con candore, senza timori, senza modestie. Le sue opinioni personali sono esposte con chiarezza, accanto al vissuto che le ha fatte emergere: leggiamo e scopriamo che cosa pensa Susanna Tamaro della vita, della natura umana, del mondo editoriale, della famiglia, di se stessa e anche della sua scrittura. Una scrittura lontana da manuali e incapace di pianificazioni. Una scrittura che vuole essere priva di sentimentalismi, ma attenta ad approfondire il sentimento. Una scrittura che ogni volta sembra “un miracolo”, che non può accadere su ordinazione.
“La vera scrittura sta altrove, giù in profondità, nel nucleo della terra, nel cuore di tenebra dell’uomo.” Non sono d’accordo con questa affermazione dell’autrice, o meglio lo sono soltanto in parte. Non sono d’accordo anche su altro, molto altro. Per questo motivo vi consiglio di leggere la sua autobiografia: una storia da ascoltare, una miniera di spunti su cui riflettere.
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Si, hai ragione poi le storie autobiografiche in genere hanno un altro spessore.
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