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“ARBEIT MACHT FREI!”
“Ho visto a Birkenau l’essere umano, o quello che restava di esso, perdere l’essenza del suo spirito esistenziale, fino all'alienazione di se stesso. Ho visto la paura sul viso delle mie compagne che diventava rassegnazione, ho cercato di non farmi mai sopraffare da essa”.
Elisa Springer ha soli 26 anni quando viene deportata ad Auschwitz, tradita da una spia nella città di Milano, dove si era rifugiata dopo aver girato mezza Europa, separata dalla madre e dal padre, sola con i suoi silenzi e le sua paure…. Tutte nate da un’unica e irragionevole colpa: quella di essere un’ebrea.
Questo libro racconta la storia della sua vita, della sua infanzia incantata vissuta a Vienna con due genitori fantastici, in una famiglia come tante, della tragedia che un giorno del 1938 bussò alla loro porta e portò via suo padre, della disperazione dei giorni, dei mesi e degli anni successivi, fino alla sua stessa deportazione in un campo di concentramento teatro di uno degli orrori più orrendi, inimmaginabili e terribili della storia.
Grazie alla sua testimonianza, veniamo a conoscenza delle condizioni di vita cui erano costretti quelle povere persone, dal viaggio nei carri bestiami senza acqua e cibo per giorni e giorni, alle lunghe marce al freddo, allo smistamento che li condannava a morte certa o al lavoro forzato, alle malattie, alla fame, alle lotte tra madri e figlie per accaparrarsi un tozzo di pane o delle bucce di patate lanciate dai nazisti, come se fossero maiali…
Un libro crudo che regala forte emozioni; un libro che tratta un argomento che non potrà mai essere banale o ripetitivo; un libro che fa pensare… è inevitabile volgere il pensiero a quei camini da cui sono passati milioni di persone innocenti… colpevoli solo di non appartenere alla razza pura, alla razza ariana… ma esisterà poi una razza pura?
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