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La morte. L'ultimo tabù
Uno dei tabù della nostra società, l’argomento morte, è affrontato con parole ricche di serenità e di speranza, lontane dall’inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano ma gettano nello sconforto chi è nel lutto anche quando vengono pronunciate da uomini di fede. Si scioglie, infatti, in questo libro prezioso, l’aspetto naturale della morte per renderla davvero una sorella, come suggerisce San Francesco. Le ragioni della perdita di senso, le inadeguatezze, i travisamenti deprimono, perciò la buona notizia della vittoria della vita sulla morte e dell’attesa della resurrezione permettono di allietarsi in un crescente, pieno accordo con quella grande sinfonia che è la vita. Da un lato la rimozione della vita quotidiana, subissati da immagini di morte e privati della possibilità di essere accanto al morente nella quotidianità, assistiamo a scene di morte ma non vediamo più morire nessuno, ci sfugge quella morte intesa come pienezza di vita. Dall’altro la Chiesa ha insistito su immagini terrificanti, dilatando gli appelli evangelici alla conversione, brandendo castighi. In questo modo si crede di rimuovere il dato ineluttabile della mortalità, smaterializzando l’annuncio della resurrezione nell’immortalità dell’anima. La visione di Alberto Maggi, prete dell’Ordine dei Servi di Maria, fondatore del Centro Studi Biblici G. Vannucci, propone, invece, uno scenario non più tetro e luttuoso, ma fa sì che si condivida l’espressione “con la morte Dio non assorbe l’uomo, ma ne dilata l’esistenza rendendola eterna”.
Un saggio meditato, documentato, di chi ha trascorso mesi della propria esistenza tra la vita e la morte e ha saputo tradurre la sapienza acquisita con ricchezza d’amore. Guardare il volto di chi muore dopo aver amato ed essere stato amato è il più grande insegnamento che la vita ci offre a condizione di non eludere dal nostro essere ciò che siamo: mortali chiamati a vita piena.
Una ricca lettura spirituale.