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La vera sapienza viene dall'alto
Questo testo è un prezioso saggio di grande attualità e notevole rilevanza, che affronta un tema quanto mai edificante per il viaggio della vita e per un indispensabile orientamento nella dominante confusione dei nostri giorni, vale a dire il discernimento tra il bene e il male nelle scelte quotidiane e nella prospettiva esistenziale. È un ampio trattato che scandaglia a fondo l’animo umano, gettando luce sulle sue contraddizioni, zone d’ombra, illuminate dalla sfolgorante verità di Cristo, la quale mette a nudo la realtà attraverso la trasparenza della coscienza la quale “suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare” (Sir 37,14) - come recita la Sacra Scrittura - ed “è il primo di tutti i vicari di Cristo”, secondo l’incisiva definizione del cardinale Newman.
Partendo dall’assunto che la sapienza viene dall’alto, si scruta il vivere umano secondo la rivelazione divina, a cominciare dall’eziologia del racconto biblico della Genesi, in cui si decifra la catastrofe originaria del peccato della disobbedienza e della sfiducia dell’uomo verso il Creatore, che l’ha allontanato da Lui e l’ha defraudato del Paradiso Terrestre, con tutte le nefaste conseguenze del dilagare del male e della sofferenza di generazione in generazione. Quindi, si contempla il mistero di redenzione messo in atto dall’Onnipotente per salvare le Sue creature attraverso la potenza benefica del Verbo incarnato Gesù Cristo, il quale ha assunto su di Sé l’umana miseria e l’atavica maledizione, riscattandola con il supremo sacrificio della croce. Allora, è soltanto in hoc signo che l’uomo può vincere la battaglia della vita, ancorandosi saldamente alla roccia della fede, speranza e carità, attingendo a quella rigenerante sorgente di misericordia che zampilla dalla Chiesa, Sposa amata che scaturisce dal costato trafitto di Cristo, figura della nuova Eva tratta originariamente dalla costola di Adamo immerso nel torpore, che nella Madonna, docile allo Spirito Santo e in tutto obbediente al Padre, trova il compimento della beatitudine e della perfezione dell’umana progenie, lavata dal sangue del Salvatore. Nella Madre del Signore, infatti, si può ammirare quel capolavoro di grazia e di bellezza in cui può specchiarsi ogni creatura, la quale può realizzare anch’essa, secondo i suoi doni, i talenti, la propria specifica identità, quel meraviglioso sogno di Dio vagheggiato fin dall’Eternità: “L’uomo è stato creato «capace di Dio» e radicalmente orientato a lui. Essendo Dio il Sommo Bene, ne consegue che, raggiungendo Dio, l’uomo ottiene la perfetta felicità.” Ciò è possibile in virtù dei sacramenti, in particolare del battesimo con cui si riceve l’adozione a figlio di Dio, della comunione eucaristica con cui si sigilla l’unione nuziale dell’anima con l’Altissimo, della penitenza con cui, ogni volta che si cade, ci si riconcilia con il Creatore infinitamente misericordioso, oltre alla vocazione del matrimonio o della consacrazione dell’Ordine, secondo la propria opzione fondamentale. L’autore, forte della sua esperienza sacerdotale di confessore e padre spirituale, invita a riconoscere gli inganni e le insidie del maligno, che purtroppo nella Storia opera instancabilmente con la sua tenebrosa scia di malvagità, violenza, menzogna, perversione. Padre Livio istruisce con rigore logico e speculativo su come evitare le trappole tese dal grande falsario, che proprio nel camuffare il male con il bene confeziona l’esca appetibile che poi si svela amaramente quale veleno mortale: “Tuttavia, per quanto esposte alle seduzioni del maligno, le società imbevute di cristianesimo hanno tenuto fermo il giudizio sul bene e sul male, sapendo distinguere le tenebre dalla luce e le azioni buone da quelle cattive. Oggi invece l’uomo cede all’eterna tentazione del serpente di essere lui colui che stabilisce quali sono le norme morali, decidendo ciò che è bene e ciò che è male. Mettendosi al posto di Dio, l’uomo fa di se stesso la misura di tutte le cose. Ne consegue che il male non solo è compiuto, ma viene presentato e non di rado elogiato come un bene. Mai come oggi il cristiano deve formarsi un giudizio illuminato e sicuro su ciò che è il bene da compiere e il male da rifuggire, evitando l’insidia mortale dell’accecamento spirituale.” Il discernimento riveste, quindi, un’importanza determinante per assicurarsi la salvezza dell’anima e la vita eterna, che è la massima posta in palio che ci giochiamo in quest’avventura terrena, senza poter avere un’altra chance, oltre alla buona riuscita del nostro cammino, così irto di ostacoli e asperità. Per questo in tale tremendo dramma della dialettica tra bene e male insorge l’urgenza di governare saldamente la nostra esistenza, affidandosi innanzitutto ai lumi della verità rivelata attraverso la Sacra Scrittura e la Persona di Gesù (“Essa deve essere compresa e approfondita nella fede e nella preghiera, in modo tale che diventi carne della nostra carne e sangue del nostro sangue.”); avvalendosi, inoltre, delle testimonianze dei santi e della vigilanza della coscienza. Allora, la sapienza acquista un valore essenziale per poter discernere ciò che è giusto e ciò che non lo è, che direzione sta imboccando la nostra vita; infatti, se vogliamo giungere felicemente alla sospirata meta, è necessario risalire alla nostra origine di filiazione divina: “La radice profonda da cui germoglia la religione è la dimensione spirituale dell’uomo, il quale non è riducibile alla materia. L’uomo, prima ancora di essere corpo, è spirito. Il suo io è autocoscienza e luminosità inafferrabile. Col suo pensiero può abbracciare tutte le dimensioni dello spazio e del tempo, racchiudendole e superandole in uno slancio verso l’infinito. I grandi filosofi dell’Oriente e dell’Occidente hanno giustamente sottolineato che il pensiero di Dio, di cui l’intelletto umano è capace, manifesta la sua trascendenza e la sua misteriosa somiglianza divina.”