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Dai Padri del deserto
Anselm Grun, insigne studioso e monaco benedettino, conduce la sua ricerca indagando sull' "attualità della sapienza dei Padri del deserto", monaci cristiani vissuti tra il IV e il VII secolo.
Il libro, eccezionale per bellezza e profondità di pensiero, collega il sapere di quegli antichi contemplativi con le intuizioni della psicoanalisi, in una visione attualissima sempre.
Essi ci insegnano una spiritualità che parte dal basso : " la via che conduce a Dio passa sempre per la conoscenza di se stessi". Parte da un procedimento verso l'autenticità che porta "a un'amorosa comprensione per tutti coloro che non seguono la medesima strada", e che ci avvia ad una dimensione religiosa " che (...) penetri la vita e il lavoro di ogni giorno".
Primaria importanza riveste l'umiltà, da non intendersi come servilismo ma come capacità di riconoscere e accettare la propria verità, senza maschere auto-consolatorie e con la consapevolezza della morte come destino comune.
Seguono poi varie tappe per 'ritrovare se stessi' : fare i conti con la propria aggressività (" Forse la mia rabbia è il segno che io stesso ho concesso troppo potere su di me agli altri"). Ma "là dove sta il mio più grande problema, li c'è anche la più grande opportunità"; infatti " la rabbia è la forza che ci permette di prendere le distanze dall'esperienza traumatica"; viceversa il sentimento di odio è indice che ancora non ci si è emancipati dall'attribuire all'altro potere su di noi.
Altre negatività che ostacolano il raggiungimento della libertà interiore: il giudicare gli altri, che "è sempre segno che non si è ancora incontrato se stessi"; la sete di gloria, che ci rende dipendenti dal giudizio altrui; la superbia (" Il superbo si è talmente identificato con la sua immagine ideale che si rifiuta di guardare la propria realtà ").
Consigli e interessati osservazioni si susseguono, con citazioni tratte dai monaci che sceglievano di 'sottrarsi al mondo' per una vita interiormente più libera e più elevata attraverso ciò che la psicologia transpersonale chiama " dis-identificazione " ( osservare i propri pensieri e sentimenti, ma non identificarsi in essi ).
Questo percorso verso l'autenticità diventa una via che porta a quella semplicità che lascia sgorgare la fonte spirituale che è in noi e ci predispone all'ascesi.
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Commenti
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Lettura molto profonda e invitante.
Grazie
Saluti
Riccardo
Ferruccio
Bellissima segnalazione Emilio.
Grazie, Pia
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