Dettagli Recensione
Il libro del buon senso
Il taoismo insegna la passività e l'arrendevolezza dell'acqua la quale, va ricordato, lentamente rode e corrode le pietre. Nel Tao si trova sia il bene che il male anche se, sia per l'uno che l'altro, non ci sono parole che possano descriverli. Il Tao fu scritto durante la vita di Confucio o giù di lì.
L'autore Chuang Tzu visse tra il 370 ed il 286 a. C. e portò il Taoismo ai suoi limiti. Se il Tao è una unità che abbraccia tutto, vuol dire forse che non si può vedere alcuna differenza tra il bene ed il male, l'esistenza e la non esistenza, la veglia e il sonno? Forse, ma non è certo. I beni terreni non hanno senso, come non significa nulla il potere senza un contenuto spirituale.
L'uomo deve piuttosto liberarsi da queste condizioni e fare si che convinca gli altri a fare la stessa cosa. Il "modo" in cui la "via" si manifesta, è il Tao il quale, se lasciato così com'è, si realizzerà da sè. Le parole "rivoluzione" e "progresso" sono nemiche del Tao. Altrettanto l'industrializzazione, la guerra e tante altre parole care in special modo a noi occidentali.
L'autore di questo libro lo dice chiaro e tondo, da occidentale: il Tao gli ha cambiato la vita e può cambiarla a chi legge il suo libro. Egli spiega gli 81 precetti da occidentale, psicologo e americano. Dyer interpreta l'antico testo in chiave moderna e occidentale dimostrando come alcuni principi (non farsi la guerra, non regolare la vita degli altri) siano applicabili alla politica. Altri (vivere in semplicità, nella natura, non giudicare) alla quotidianità. Se non ci cambieranno la vita, senz'altro ci aiuteranno ad aprire la mente e forse l'antica dottrina cinese non sembrerà venuta da un altro pianeta.
Solo buon senso, il buon senso umano che dovrebbe guidare tutti gli uomini.