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L'anima e il suo destino
L’anima e il suo destino di Vito Mancuso
La morte fondamento della metafisica, l’anima fondamento del Cristianesimo.
Il tema del saggio è l’interrogativo primordiale che l’uomo si pone: esiste l’anima, e se esiste, la vita dopo la morte…? Di fronte alla morte, anche, il più strenuo laico e/o ateo non può rimanere indifferente! Ha questo libro, come dire, toccato le corde spirituali di noi tutti (si fa per dire) assopiti e narcotizzati dalle materiali urgenze quotidiane (Il materialismo è la più povera delle filosofie), riacutizzando polemiche e confronti escatologici, prerogative degli “ Addetti L’argomento del libro è rivolto alla coscienza laica, quella parte della coscienza presente in ognuno di noi, credente o non credente, che cerca la verità per se stessa e non per appartenenza ad un’ideologia o istituzione o per principio di autorità ( Ipse dixit).
La laicità non riguarda solo la dimensione politica, ma, tocca il rapporto dell’uomo con la verità. Perchè, come afferma il teologo, il suo metodo è rigoroso, “Se si vuole fare davvero il teo-logo, cioè uno che pensa Dio in modo logico, il Theos nella luce del Logos”; il pensiero deve essere guidato dalla ragione. Ma è qui che è insita, secondo me, la contraddizione a priori; di quale verità si sta parlando? Quella sofista che non esiste una verità assoluta, quella laica della nostra coscienza a cui siamo chiamati a rispondere o quella rivelata del Cristianesimo? Diventa una disputa teologica, se non fideistica, quando Mancuso prosegue dicendo che i problemi della scienza e il conseguente dialogo critico con la filosofia, s’impongono a chiunque voglia fare teologia prendendo responsabilmente sul serio la pretesa di verità che il Cristianesimo porta in sé. Non ne veniamo a capo, cercare di salvare ragione e fede, è, perlomeno, ambiguo, la nostra libera e consapevole ricerca della verità, è illusoria? Paradossale?