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Più abbagliante che convincente.
Ho letto il libro di Augias-Pesce nella primavera del 2007, appena pochi mesi dopo l'uscita in libreria, peraltro su consiglio di un autorevole docente di Letteratura Cristiana Antica. Tuttavia, credo di dover ritenere che, malgrado l'indubbio pregio del bagaglio scientifico-conoscitivo del Prof. Pesce e l'accattivante formula dell'inchiesta messa su dal bravissimo e stimatissimo Augias, il libro lasci nel lettore un non so che di poco convincente. Ad esempio, quando si opina sulla verginità di Maria perché nel Vangelo si parla di "fratelli e sorelle di Gesù", si affida solo ad un miserevole accenno il compito di spiegare come il termine figurante nell’Evangelo non sia da intendersi alla lettera nel senso di “germano”, ma vada inteso piuttosto come “cugino” o qualcosa di simile. Cioè, si ha l’impressione, a mio modestissimo parere, che in alcuni punti l’”inchiesta” sia pre-orientata verso la dimostrazione di alcune opinioni in luogo di altre, complice, forse, un approccio in parte pregiudizievole verso certi temi. Sicché, l’intenzionale neutralità dichiarata in partenza dai due studiosi finisce per essere compromessa, talvolta, dalla compiaciuta ricerca del dettaglio presumibilmente inedito o del particolare in grado di destare meraviglia, a discapito magari di una visione più globale ed esauriente. Utile, in ogni caso, la riflessione sul rapporto Ebraismo-Cristianesimo che permea l’indagine ed il costante riferimento alla collocazione storica degli eventi.
Indicazioni utili
- sì
- no