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Fede e potere
Alcuni giorni fa ho letto sul n. 17 dell’Espresso un interessante editoriale di Eugenio Scalfari intitolato Il potere e il Vangelo. In esso l’autore, notoriamente ateo, evidenzia che dalla lontana donazione di Costantino la Chiesa è dibattuta fra la realizzazione del messaggio di Cristo e la difesa, o meglio ancora, il rafforzamento del potere temporale. E’ una discrasia ormai più che millenaria, un conflitto che sembra insanabile e che in alcuni periodi si riduce, per poi riprendere vigore e riaffermarsi.
In pratica è di ciò che parla anche questo interessante e pregevole libro di Gianluca Ferrara, con un fondo di amarezza tipico dell’autentico credente che soffre nel vedere quanto la realtà differisca dai propositi, quanto il messaggio evangelico entri in aperto contrasto con un “fare” istituzionalizzato non difforme da logiche e da scelte di potere.
Mi si potrà far osservare che la questione è vecchia, che nulla è in effetti cambiato e nulla cambierà, che i difetti della Chiesa come istituzione sono tanti e facilmente evidenziabili e che quindi parlarne è facile, ma soprattutto inconcludente, perché il problema non si risolve.
Ferrara, però, non spara nel mucchio; la sua è un’analisi che cerca di essere la più fredda possibile per spiegare i motivi, additando una soluzione tanto semplice quanto, proprio per questo, di difficile, ma non impossibile realizzazione. Il percorso è quello segnato, è il messaggio di Gesù Cristo e basta seguirlo, così come hanno fatto e fanno tanti religiosi.
Questi preti scomodi, umili perché non mossi dalla brama del potere, in effetti finiscono con l’essere la salvezza della Chiesa, un’istituzione che, quando loro non possono più nuocere, li eleva ad esempio, magari anche beatificandoli, se non santificandoli.
Eppure in vita hanno dovuto subire mortificazioni, disagi, emarginazioni, proprio come tutti coloro che si attivano per ridare dignità all’essere umano, per fare in modo che le disuguaglianze vengano eliminate, per ridare vita e speranza
agli oppressi, ai diseredati.
E così Ferrara ci parla di Don Milani, della sua opera, di quanto sia stato osteggiato dalla gerarchia ecclesiastica, come pure scrive di altri religiosi, facendoli addirittura parlare, come nel caso di Don Gallo, di Don Della Sala, di Padre Zanotelli, tutti sacerdoti scomodi, perché portano avanti il messaggio di Cristo mettendolo in pratica in prima persona, senza trincerarsi dietro motivi di comodo o, peggio ancora, di aspirazioni di potere.
Se la Chiesa come istituzione ancora esiste è anche per merito loro, per questi uomini fra gli uomini, per queste schegge di Cristo, come li ha ben definiti Beppe Grillo nella sua introduzione.
Nonostante il Vaticano non è un libro per soli credenti, ma è il libro per tutti gli uomini che sperano in un mondo più giusto.