Le recensioni della redazione QLibri

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Sony Opinione inserita da Sony    04 Ottobre, 2012
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La sceneggiatura mancata

La storia era nata per diventare un film e il testo ha tutto il sapore della sceneggiatura.
Il protagonista è Luca, un giovane militare rientrato in Italia dopo alcune missioni in Africa. Per reinserirsi nel tessuto sociale egli ottiene dall’amico Edoardo, ex commilitone, un posto di lavoro nell’azienda di famiglia e una casa dove vivere e da condividere con Alessia, l’amante di Edoardo.
Così Luca si trasferisce in una nuova città e comincia una nuova vita, in un palazzo dove vivono ragazzi che come lui cercano di “sbarcare il lunario” e portano tatuata nell’interno del braccio la testa di un lupo famelico.
Inizia a lavorare in fabbrica, dove viene assegnato ad un operaio anziano e prossimo alla pensione che gli dovrebbe insegnare il lavoro; e mentre vive al lavoro il suo tran tran quotidiano, a casa perde la testa per Alessia.
Piano piano emerge la frustrazione di Luca affiancata da quella dei suoi nuovi amici: frustrazione sociale unita a una voglia incendiaria di ribaltare l’ordine costituito. E’ un rancore amaro covato giorno per giorno che ha bisogno di esplodere. Luca, che è alla ricerca di uno spiraglio che gli permetta di rifarsi un’esistenza e possibilmente anche una verginità etica e morale, è invece circondato da personaggi che incarnano il tipico lavoratore frustrato in cerca di soddisfazione e consolazione in attività di svago discutibili (cocaina, alcool e violenza gratuita su sé e su terzi) e che per nulla aiutano questa sua esigenza di riscatto. Il quadro si completa quando tutti i personaggi si riuniscono e fomentano astratte e utopiche aspettative di conquista violenta del potere. A peggiorare la situazione ritorna alla mente di Luca anche il passato africano, durante il quale, con Edoardo, si è macchiato di pesanti torture alla popolazione.
Le continue frustrazioni innescano una voglia di rivalsa che porta Luca, scippato da una zingarella, a farsi giustizia da sé e ad essere, in seguito, accusato di tentata strage.
Il panorama umano descritto è grottesco e agghiacciante, ma esplicita chiaramente la carica esplosiva del disagio sociale, tipico di quelle fasce socialmente deboli e povere, abitanti realtà periferiche piene di precarietà.
Il libro pur essendo veloce da leggere, a volte, rallenta il desiderio di continuarne la lettura, perché si perde in personaggi che sono maschere o caricature tipiche della credenza popolare, come il carabiniere tracagnotto e siciliano, sgrammaticato e dall’accento pesante, un po’ tonto e che si perde in banali equivoci, o il cantante rock incazzato, ubriaco e strafatto; sono questi dei personaggi che danno una sensazione di “già letto”. Demotivante ai fini della lettura anche la sensazione di angoscia che si accumula nell’avanzare delle vicende: la scontentezza dei personaggi arriva al lettore forte e chiara. Mentre quest’ultimo punto può essere fonte di vanto per l’autore, non lo sarà invece una critica decisa da fare allo scritto, il quale presenta purtroppo diversi, fastidiosi, errori grammaticali e sintattici.

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mikyfalco Opinione inserita da mikyfalco    23 Settembre, 2012
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Sognare può spingerti fuori limite

Il golf non l’ho mai capito,così avevo paura che questo libro,che s’intitola come un tipico errore del golf,potesse diventare noioso e pesante.
Invece,mi sono ritrovato a leggere un libro che parla di vita,vita vera;e anche se quella è difficile capirla,però non annoia mai.
Annie,la protagonista,è una sognatrice:si divide tra l’amore per il golf,per le moto,per gli animali e per gli uomini di Neandertal .
E’ una di quelle persone belle dentro,di quelle che sanno darti tanto non chiedendo nulla in cambio,eccetto essere riamate a loro volta.
Ero scettico su questo libro,ma già dopo le prime pagine ho capito che mi avrebbe lasciato un sapore strano una volta finito, il sapore di un insegnamento:vivi il presente!
Credo sia questo il messaggio fondamentale:a volte perdiamo così tanto tempo a ingarbugliare i ricordi per dare una linearità al futuro e purtroppo trascuriamo il presente.
Per dirla con le parole dell’autore,è come quando un alpinista scala una montagna:la foga di arrivare in cima gli farà perdere la bellezza dei paesaggi che incontrerà lungo il cammino.
Ma cos’è il fuori limite?
In gergo comune è quando sbagli un tiro a golf e la pallina esce fuori dal tracciato perdendosi,di solito,in un bosco dove non è più possibile trovarla.
Per Annie,Fuori limite è la condizione umana più antica dell’uomo.Quando ti trovi solo e tutto quello che hai,tutto quello su cui puoi contare sono la tua mente e la tua forza.Magicamente la vita delle persone è legata a quelle delle palline da golf,così se una pallina che era finita fuori limite viene ritrovata e rimessa in gioco,anche una persona sospesa nel fuori limite,si risveglia e può rivivere.
Provaci!Comunque andrà,anche se andasse male,quello che conta è provarci.
Tutto questo s’intreccia favolosamente con un continuo viaggio nel tempo alla ricerca di un tempo che non esiste più.
Unica nota negativa è la troppa importanza data a questi “sogni” nella parte finale del libro,ma va bene così…


Ho finito da poco di leggere l’ultima pagina e quel mondo incantato già mi manca.Mi mancano Annie e Lady,una donna e un cane uniti dal destino entrambi alla ricerca di amore.
Un bellissimo viaggio tra passato e presente che poi diventa futuro.Un libro stupendo per chi è sospeso nell’aria e non sa se rialzarsi o lasciarsi cadere.
Un libro per sognatori.Da leggere e portare nel cuore.

“Forza cosa aspetti corri,corri!I sogni svaniscono come la vita e ti ritrovi in un attimo vecchia come me!....Ma chi sogna vive per l’eternità!”…

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Poesia italiana
 
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EvaBlu Opinione inserita da EvaBlu    20 Settembre, 2012
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Un lungo ed intimo applauso ad Antonella

La poesia è uno strumento formidabile, di questo sono sempre stata convinta.

La poesia può e deve essere alla portata di tutti, con l’unica condizione di lanciare l’animo a briglia sciolta nel galoppare la Parola.
Perché la Parola è forza, è energia, è libertà. La Parola rappresenta le autentiche fondamenta della consapevolezza di Vivere: saper ricorrere alla Parola per definire il proprio Esistere è il dono più grande.

Come tutte le arti, è ovvio che la Poesia è talento ma è anche studio. Per trasformare l’energia delle parole in opera, è necessario saper incanalare le parole stesse nella giusta metrica, nelle adeguate battute, nella corretta musicalità.
Da questo punto di vista, AliVive è oro grezzo appena raccolto; e se avessi omesso di leggere la prefazione tramite la quale viene presentata l’autrice, lasciando intendere che la stessa, in un momento di estremo dolore fisico ed emotivo, abbia trovato nella poesia la forza per reagire al proprio male, forse non sarei riuscita a calarmi del tutto nella semplicità dirompente dei suoi versi e a commuovermi a tratti di fronte alla veemenza di singole parole che non implorano altro che Vita.

“Ti odio
nemico bastardo
malvagio e silenzioso.
Perché m’hai invaso il corpo?
Ti credevi invincibile? Un tuo errore!
Mente e anima non sono tue,
m’appartengono!
[…]”.

Non aggiungo altro. Solo il mio lungo ed intimo applauso a questa Poetessa che insieme alla sua Vita, fatta sì di sofferenza ma anche di amore, di sogni, di speranze, di felicità, ha cantato lo stupendo miracolo che ogni singolo istante accompagna ciascuno di noi: la Vita stessa.

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A chi ama i versi semplici ma dall'alto contenuto. E a chi ha perso di vista l'importanza e la fortuna di svegliarsi al mattino e sapere che trascorrerà una giornata nella norma ma tutta da Vivere e non di certo da combattere sul filo di un male fisico che incombe...
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    18 Settembre, 2012
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Gioca alla tris dei cavalli

Si tratta di un bellissimo romanzo ambientato ai giorni nostri tra le magnifiche montagne di Trento e la calda Toledo.

Una storia nuova, simpatica, ricca di inflessioni dialettali sia trentine che spagnole, mangereccia e piena di cambi di programma.

L’autore ha deciso di delineare la storia attraverso due grandi cantautori italiani: De Gregori e Bersani.
Le loro canzoni accompagnano le vicende della storia e proprio attraverso le strofe di queste canzoni proviamo amore, gelosia, dolore, gioia, piacere e tanta voglia di continuare a leggere.

Un’idea carina dello scrittore è stata quella di accomunare ad ogni personaggio un animale che lo caratterizza, per esempio: Giulia è una tigre, Gianni è un orso e Raffaella è una vipera.
Lo stile di scrittura è semplice e in poco tempo il lettore si trova alla fine della storia.
Il finale è a dir poco inaspettato, davvero non avrei mai creduto in quel colpo di scena.
L’autore attraverso le sue parole ci delizia con i piatti descritti nel suo libro ed a quanto pare ama molto la birra soprattutto quella belga.
Ci descrive con gioia ed entusiasmo sia le montagne trentine che i paesaggi caldi e colorati spagnoli.
Molto interessante il prologo inserito da Pisetta ed inoltre è molto utile per scoprire alcuni avvenimenti del libro lasciati in sospeso di proposito dall’autore stesso.

Passiamo alla trama.

Michelangelo è un bel ragazzo innamorato di Giulia, anche lei è molto bella.
Dopo un periodo di fidanzamento decidono di andare a convivere e scoprono che lei è incinta.
Michelangelo decide di andare a lavorare nella libreria dello zio e di rimetterla a nuovo, nel frattempo cerca un’assistente. Qui entra in gioco Raffaella.
Giulia in un primo momento fa uscire tutta la sua gelosia nei suoi confronti poi in un secondo tempo le chiede di andare a vivere con loro.
Piano piano questo avvicinamento le farà diventare quasi sorelle se non di più.
A questo punto vi chiederete cosa centra Toledo con tutto questo siccome la storia fino ad ora è ambientata a Trento, ma proprio adesso entra in gioco la magnifica città spagnola.
Giulia ha delle origini spagnole o meglio sua mamma, Carmen, è di Toledo.
Giulia per lavoro dovrà proprio partire per la città natale della madre.
Questo allontanamento porterà molti sviluppi e verremo a conoscenza di altri personaggi come: Federico, Piero, Marisa, Gianni e Petra.

Non vi svelo altro, se volete scoprire come si sviluppa e come termina questa storia non dovete che leggere il libro!
È una storia gradevole e secondo un mio modesto parere è adatta a tutti!

Vi auguro buona lettura!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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AlessandraV Opinione inserita da AlessandraV    13 Settembre, 2012
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un clima di crescente tensione psicologica

Anna è una donna fondamentalmente sola : abbandonata dal marito fedifrago che ha preferito una giovane trentenne; ed abbandonata da Emmy, la figlia teenager in cerca di libertà e nuove avventure. Anna cerca di essere forte e decide di non chiudersi in casa, ma al contrario cerca di uscire, di stare in mezzo alla gente. Le feste per single sono diventate la sua valvola di sfogo. Ed è proprio durante una di queste feste che conoscerà un uomo e quasi per gioco deciderà per una sera di abbandonarsi, di lasciarsi andare, uscendo dai soliti schemi che l'hanno tenuta imprigionata fino a quel momento. Gli eventi si susseguono velocemente: viene trovato il corpo martoriato di un uomo in un letto del suo appartamento di New York. Subito partono le indagini. Nel frattempo Anna investe i pochi soldi avanzati, in party e strizzacervelli. E' debole ed incapace di gestire l'abbandono del marito ed il fallimento con la figlia. Già, ma che legame possono avere l'uomo trovato morto ed Anna? Gli eventi si intrecciano sistematicamente e Bernie, il detective che sta seguendo le indagini, conosce Anna ed i due iniziano a frequentarsi sentendosi inspiegabilmente attratti l'uno all'altra. Bernie, separatosi da poco dalla moglie Linda, si butta a capofitto nel lavoro. Un'indagine è in corso sull'uomo trovato "a pezzi". L'assassino deve essere trovato e nessuna pista può essere esclusa. Gli indizi però sono pochi: un ombrello giallo e nessun testimone. Altri crimini ed altri cadaveri vengono ritrovati, questa volta si tratta di un ragazzino ritrovato all'aeroporto. I due delitti sono ricollegabili tra loro? Gli investigatori cercano di lavorare il più possibile a questo caso per smascherare il probabile serial killer ancora in libertà nelle strade di Manhattan. Anna non si rende conto di quello che le sta accadendo attorno, ma percepisce solamente una brutta sensazione di "amaro" in bocca. Riuscirà a prendere coscienza dell'accaduto e mettere definitivamente una pietra sopra al passato? Qualcuno riuscirà a comprendere in tempo il disagio di questa donna capace di qualsiasi azione per vendetta, per disperazione, per amore?
Quello di Elsa Lewin è un thriller dal ritmo incalzante, pieno di suspense che lascia senza fiato. Un blackout psicologico che rivela dubbi e misteri sepolti nella mente umana. La scrittrice è una psichiatra new yorkese e la sua competenza in materia fa si che il romanzo sia intenso e ricco di particolari sul disagio mentale di una donna tradita. Il coinvolgimento emotivo è inevitabile. Da questo libro è stato anche tratto un film uscito nel 2011.

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Noir e Thriller
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Economia e finanza
 
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Henry Opinione inserita da Henry    13 Settembre, 2012
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Il giusto equilibrio tra razionalità ed emotività

Il mondo del lavoro sta vivendo un periodo storico particolarmente turbolento e sempre più spesso le imprese perdono competitività e sono costrette ad affondare sotto i colpi del mercato. È possibile riuscire a mantenere in vita la propria azienda e aumentare le quote di mercato? L’autore cerca di dare una risposta positiva a questa domanda proponendo un nuovo modo di operare: mettere l’uomo al centro dell’impresa. Gli indici di produttività e gli obiettivi a breve termine seppure importanti oscurano, di fatto, quello che è il vero cuore dell’azienda: le persone, le loro competenze e le loro interazioni. Attraverso lo studio di dieci multinazionali leader nei loro settori l’autore presenta questi concetti rivoluzionari per la gestione di un’impresa e il raggiungimento di una prestazione di eccellenza. Concetti che, adeguatamente calibrati, possono essere applicati anche nella vita di tutti i giorni.

Il libro diviso in due sezioni, nella prima parte spiega il concetto di prestazione integrale (Metaperformance®) e l’importanza del pensare per sistemi. Nella seconda parte sviluppa il metodo a partire dalle sue variabili principali (poli complementari) raggruppate in cinque coppie: spiritualità e processi, pensiero strategico e pianificazione strategica, cultura e struttura, sostenibilità e imprenditorialità, leadership e management. Questi poli complementari si possono immaginare come le due metà del cervello umano. Il corretto sviluppo dei due lati quello sinistro logico-matematico e quello destro artistico-passionale crea il giusto equilibrio tra razionalità ed emotività. Questi poli complementari correttamente bilanciati aiutano a far emergere il potenziale inespresso dell’azienda.

Un libro, non di semplice lettura ma interessante e con molti spunti innovativi, che consiglio a chi vive quotidianamente l’azienda e vuole capirne e migliorarne i meccanismi e a tutti quelli che vogliono approfondire argomenti quali leadership e pensiero sistemico.

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La leadership secondo Gesù di Charles C. Manz
Gli scacchi, la vita. Lezione di strategia dal campione che è diventato il principale oppositore di Putin di Garry Kasparov
Il Pensiero Sistemico. L'Arte di comprendere la connessione tra gli eventi per poterli influenzare di Joseph O'Connor & Ian McDermont
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    13 Settembre, 2012
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Il Circolo Segreto

Partiamo con il dire che oggi trovare un libro interessante ed ad un buon prezzo conveniente è davvero difficile. La Fannucci però sta cambiando orientamento, ci sta abituando a pagare un libro ad un costo apprezzabile, questo 9 euro ed in più con una trama accattivante. Ted Dekker ci propone quest'opera, altro non è che l'antesignana di una trilogia del "Circolo", in cui scorre sangue intriso di adrenalina, suspance e tanto fantasy.
La prima parte del libro è un po' dura da digerire, salti temporali, nomi e soprattutto capitoli un po' troppo lunghi. La seconda metà però sembra aver assorbito un fluidificante, sia nella trama che nello stile dell'autore...la storia prende davvero un'impennata di emozioni e si fa fatica a staccare gli occhi dalle pagine, soprattutto nelle ultime cento.
La trama si sviluppa su due binari uno di un mondo attuale, che vive sotto la minaccia di un virus letale ed una guerra atomica globale ed un altro fantasy dove imperversa lo scontro tra un popolo detto "delle foreste" e gli "scabbiosi", quale è la trait d'union dei due mondi? Thomas Hunter che diverrà l'eroe per antonomasia, nel bene e nel male, della storia.
Un libro da leggere, purtroppo non è autoconclusivo, che mi ha incuriosito e che mi vedrà costretto ad approfondire le mie letture sul "Circolo".
Complimenti alla Fannucci per averci creduto, forse ci vorrebbe più pubblicità!
Buona lettura a tutti.
Syd

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Thrillers e Fantasy
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Romanzi
 
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    11 Settembre, 2012
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Un mare che divide e unisce

Un mare, due realtà.
E' la dura realtà dei profughi, orfani della propria terra, mossi da disperazione o da desiderio di approdare ad una vita diversa, pronti ad affrontare un mare carico di incognite.
E' la dura realtà di chi in quella terra meta di approdo, ci è nato e ci vive ogni giorno.
Il racconto che ci regala la Pierangelini, coglie l'attimo in cui queste realtà si incontrano e si scontrano, coglie il mal di vivere degli uni e degli altri.

Questo romanzo è un affresco maledettamente verace di terre e di genti; fa affiorare alle narici del lettore i profumi ed i colori della nostra Sicilia e della calda e speziata Tunisia, ci coccola con immagini suggestive e ci frusta con situazioni drammatiche, ci fa incontrare uomini e donne in lotta con la vita e col destino.
Una schiera di personaggi ottimamente disegnati, capaci di rendere la narrazione accattivante e profonda sul piano psicologico; i timori, gli errori, le speranze, le delusioni sembrano costituire un comune denominatore per questi uomini.
E' un riuscitissimo ritratto dell'Italia di oggi, di un paese in cui si ritrovano a convivere culture diverse, ma un paese che non sempre è pronto a gestire l'integrazione, ad abbandonare idee preconcette; anzi, talvolta è facile riscontrare un'atavica ipocrisia e la paura di confrontarsi con la “diversità”, sia essa culturale sia essa fisica.

E' un romanzo per riflettere su temi scottanti come quello dell'immigrazione e dell'emarginazione sociale destinata a colpire non solo il profugo ma qualsiasi essere umano, la cui colpa può essere quella di avere problemi economici, familiari o di salute.

Quello della Pierangelini è un narrare vellutato e poetico, fatto di immagini e di sensazioni, corroborato da un uso della parola magico e intenso; è un'autrice che scava nel profondo del cuore e della mente del suo personaggio, che sa infondere grazia e forza all'unisono, che ci trasmette il suo punto di vista con compostezza ma non senza vigore.
La penna della Pierangelini è splendidamente matura, dando prova di possedere uno stile del tutto personale, in cui la prosa riesce a toccare elevatissime note, dolci e aspre, sognanti e reali.
E' proprio il caso di dire che il tocco soave delle parole incontrandosi con la durezza delle immagini
dà vita ad un'esplosione narrativa godibile e interessante, seppur amara e dolorosa.

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Scienza e tecnica
 
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Michele75 Opinione inserita da Michele75    11 Settembre, 2012
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Che cos’è il piacere?

Cos’è il piacere? Da dove viene? E soprattutto perché esiste? Confrontandole teorie formulate dagli studiosi, osservando l’essere umano nei primi mesi di vita, in relazione al cibo, al sesso, nel rapporto col gioco, le forme e i suoni - e nell’età adulta persino con le dipendenze - Gene Wallenstein nel suo "L'istinto del piacere" illustra con chiarezza l’importanza che il piacere ha per ogni uomo.

“Il piacere è il calore e la bellezza delle fiamme, l’impatto del calore sulla pelle. (…) Se si è sviluppato, è a vantaggio di un gruppo di funzioni adattive molto specifiche provenienti dal nostro passato remoto.”
“Ed ecco la domanda che forse batte tutte le altre: come mettere a frutto ciò che la scienza sta scoprendo sull’istinto del piacere per migliorare la qualità della nostra vita? (…)
Il 2° e il 3° capitolo “sono proprio dedicati all’esplorazione di questi primi passi e alla definizione di uno schema concettuale che ci aiuti a capire il ruolo del piacere nell’evoluzione della nostra specie.” Dal 4° all’8° saranno utili a comprendere in “che modo l’istinto del piacere facilita il corretto sviluppo cerebrale e lo sviluppo dei 5 sensi primari.” Dal 9° all’11°: “tre esempi dell’impatto dell’istinto del piacere sulla nostra vita quotidiana.” L’ultimo capitolo “contiene una sintesi degli argomenti trattati e presenta le questioni aperte, per le quali ci si aspetta una risposta dalla ricerca del futuro.”

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Romanzi
 
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    10 Settembre, 2012
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Saggio romanzato

Che librone che ho letto! Non nel senso di numero di pagine o di dimensioni, ma parlo del contenuto. Anzi, dei contenuti.
Sono sincera: ho letto un libro più grande di me, ma scritto egregiamente.
"Qualcosa di scritto" si dipana tra due generi: un saggio, che non vuole essere rigido, monumentale, nè troppo oggettivo, nè troppo interpretativo, (si rischierebbero dei fraintendimenti, si potrebbe dire qualcosa che non è mai stato pensato da nessuno) e la narrativa vera e propria, in cui l'autore Emanuele Trevi narra la propria esperienza personale e lavorativa trascorsa al Fondo Pier Paolo Pasolini, a Roma.
Tantissimi sono gli argomenti di questo "saggio romanzato": un'analisi approfondita di "Petrolio", il romanzo incompiuto scritto da Pasolini e pubblicato postumo, una vera e propria rivelazione, una rievocazione della letteratura passata, uno scandalo, una novità, un metaforico proseguimento di una vita irrimediabilmente perduta.
Si parla di Pasolini stesso, un genio artisticamente universale e innovativo in ogni campo, privo di malizia e pudore, incompreso e quasi emarginato dalla società di allora semplicemente perchè diceva le cose così come stavano, affermava l'indicibile uscendo dalla finzione perbenista e corrotta che ogni persona possedeva.
E infine, forse più di ogni altra cosa, si parla di Laura Betti, attrice, cantante, nonchè grandissima amica di Pasolini.
Si assiste alla visione di una Laura, allora direttrice del Fondo Pier Paolo Pasolini, sul viale del tramonto, ormai anziana, prigioniera della sua obesità e dei suoi vizi, ma sempre impavida e feroce come una tigre, senza peli sulla lingua, detentrice di un caratteraccio piuttosto irascibile, burbero e bisbetico che le conferirà il soprannome "La Pazza".
Eppure è proprio questa donna "l'erede" del compianto Pier Paolo, una specie di sua rimanenza al femminile, uno specchio che riflette qualcuno che non c'è più e al tempo stesso è onnipresente.
Scritto con un linguaggio piuttosto complesso e ricercato, con tutti questi contenuti spesso mischiati tra loro senza divisioni precise, "Qualcosa di scritto" trasporta il lettore in un altro tempo, quasi in un'altra dimensione. E'un viaggio tra cinema, letteratura, storia e arte, un viaggio "dentro" le persone, in un mondo ormai scomparso, ancora neonato e schiavo di una metalità chiusa alle innovazioni, eppure in qualche modo detentore di un'antica bellezza che ora non c'è più.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    01 Settembre, 2012
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UN DETECTIVE DAVVERO DETECTIVE

L’autore di best seller David Hewson non svela più di tanto del suo investigatore, l’ispettore romano Nick Costa e dei suoi collaboratori Peroni e Falcone: del primo, in attesa di un figlio dalla sua compagna, sappiamo ad esempio solo che l’esperienza gli ha insegnato a non fare affidamento in un‘inchiesta sulle prove scientifiche, spesso inesistenti, e a contare invece sullo studio delle personalità e delle motivazioni che le spingono ad agire. Può capitare cosi che il lettore senta la mancanza del poliziotto filosofo aduso a riflettere sulle condizioni sociali ed esistenziali del mondo, che gli tiene compagnia nella maggior parte dei gialli presenti in libreria. In realtà ad avere ampio spazio ne “ Il settimo sacramento” è il crimine stesso: l’autore infatti fino alla conclusione del romanzo interrompe il resoconto della ricerca del colpevole noto protraendo per molti capitoli la narrazione dello stesso delitto che risulta cosi essere non un semplice punto di partenza ma il cuore stesso del libro. In effetti il misfatto ha le sue radici in un remoto passato e non consiste in un semplice assassinio bensì nello svolgimento di una sorta di misterioso rituale in onore di un antica divinità pagana d'origine persiana, Mitra, venerata soprattutto dai soldati: quando Costantino il grande dopo la battaglia del Ponte Milvo del 312 d. C entra a Roma e fa del cristianesimo l’unica religione dell’Impero, il suo esercito fa strage dei seguaci del culto del dio. . Le tracce del massacro vengono riportate alle luce da un arrogante e strano archeologo, Giorgio Bramante, e la scoperta si rivela essere una maledizione per lui, per un gruppo di studenti e per la sua stessa famiglia, in quanto in seguito a una misteriosa escursione nei sotterranei della città con un gallo da sacrificare a Mitra suo figlio Alessio scompare. Ma quale fascino può esercitare una religione antica basata sul rispetto rigoroso delle disciplina e delle gerarchie sull’uomo contemporaneo? O la devozione fanatica a un culto anacronistico è un semplice pretesto per sfogare i propri istinti? Mentre si segue la cerimonia nel labirinto sotto terra, già l’immaginiamo che, sciolti i nodi della complicata vicenda con l’immancabile sorpresa delle ultime pagine, l’unica risposta starà nella bizzarria della natura umana.

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Romanzi
 
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4.5
Stile 
 
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gcavalca Opinione inserita da gcavalca    31 Agosto, 2012
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Balharà (Patrizia Argento)

La signora Pina Barone è veramente un personaggio imperdibile. Il suo rientro a Palermo, al Ballarò, è tumultuoso: un incendio, i vicini in vacanza ed infine il ritrovamento di un bambino, pardon, di una bambina.
Tutto il romanzo ci parla di una realtà vissuta appieno, la descrizione non solo toponomastica del quartiere, dei suoi abitanti, anche quelli assenti, delle sue ricette, delle vicissitudini della protagonista che emergono chiaramente all’interno del racconto, le figure apparentemente secondarie che definiscono sempre meglio il tutto.
La storia è avvincente nella sua assoluta improbabilità… una bella signora che trova una bambina, la veste, la accudisce e cerca i genitori insieme ai suoi vicini e conoscenti senza mai far intervenire istituzioni, assistenti sociali, polizia… sembra di vivere negli anni ’70 ma tutto è perfettamente coerente e assolutamente realistico.
E più si va avanti a leggere più le cose si ingarbugliano, sia per la signora Pina che per Yo-yo, la piccola trovatella. E non solo perché non si trovano i genitori ma anche perché la protagonista non sa decidersi tra un amore ormai concluso con il marito morto vent’anni prima e il nuovo fuoco che sente dentro quando parla o pensa a Stefano.

E poi ci sono le elezioni, che sembrano più una scocciatura, un pensiero molesto ma che alla fine…
Meglio che leggiate voi il libro, per conoscere un po’ Palermo e per divertirsi un po’.

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Angelica Elisa Moranelli Opinione inserita da Angelica Elisa Moranelli    30 Agosto, 2012
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Quando l'Armageddon diventa necessario

// ATTENZIONE CONTIENE SPOILER SULLA TRAMA //



Apocalisse 6,1-8
[...] Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.?
[...] Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada
[...] Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.
[...] Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno.

Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

------

Questo era quello che sapevo io, le poche informazioni dell’ora di religione sopravvissute alla svolta anticlericale.
Mi sbagliavo.

Il Cavaliere Eterno di Larissa Ione, edito da Fanucci Editore parla di Reseph, Ares, Thanatos e Limos, quattro fratelli (l’ultima è una femmina) belli, ricchi e talmente letali che forse perfino Chuck Norris si farebbe qualche problema a stuzzicare.
Apprezzano i festini, lo sport e non disdegnano alcol e sesso. Soprattutto il sesso. Hanno una vaga tendenza alla coprolalia e all’assassinio, ma questo è secondario, perché sono le caratteristiche in dotazione di qualunque figo spaziale con mega pettorali o mega tette.
Il vero problema è che i quattro fratelli sono pronti a trasformarsi rispettivamente in Pestilenza, Guerra, Morte e Carestia, il che accadrà alla rottura dei sigilli. Questo rappresenta un discreto problema, visto che rottura dei sigilli significa, come dice la profezia, Armageddon.
La Fine del Mondo, in altre parole, con i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse che infiammano la Terra e pongono fine alle miserabili vite umane.
Cazzo, è fottutamente eccitante, commenterebbe uno dei personaggi del romanzo.

Tutto inizia con il sigillo di Reseph che si spezza. Da innocuo playboy, anima di leggendarie feste-orgia in piscina, Reseph si trasforma in un demone zannuto fissato con l’Apocalisse, che vuole trascinare nel “lato oscuro” i fratelli. Per farlo deve trovare i sigilli e spezzarli e il primo in cima alla lista è il secondogenito, Ares.

Ares un tempo viveva fra gli uomini, poi gli hanno ammazzato moglie, figli e fratello ed è diventato un po’ scontroso, così si è trasferito in Grecia, in una principesca villa sulla spiaggia: non si fatica a comprendere perché le femmine (di qualsiasi specie) lo trovino irresistibile, nonostante la stazza e il carattere non propriamente rassicuranti.
Ares entra in contatto con Cara, bella, forte, bionda, testarda, generosa, con il potere di entrare in empatia con gli animali o di far esplodere essere umani (a seconda di quanto è agitata) e una latente ninfomania.
L’ideale di ogni uomo, insomma, anche di un Cavaliere dell’Apocalisse.

I due sono costretti a vivere in stretto contatto quando Cara accoglie l’agimortus (il sigillo) di Ares (che per tutta la durata del romanzo - 369 pagine – lei continuerà a chiamare agi-qualcosa, la prova che non tutto ciò che si dice delle bionde naturali è luogo-comune); Ares dovrà proteggerla da Reseph-Pestilenza, che vuole farla fuori per spezzare il sigillo.

La trama si può riassumere così, perché il resto della storia è solo il pretesto, per l’autrice, per abbandonarsi a una sequenza di elucubrazioni boccaccesche troppo ridicole per essere considerate erotiche. Larissa Ione ci guida malamente in una vicenda schizofrenica, in cui si passa senza logica da caotiche scene di battaglia (concluse sempre da ripetitive e vaghe esplosioni di carne, sangue, ossa) ad ancora più caotiche scene di sesso della durata di minimo tre pagine, in cui Cara e Ares si accoppiano in posizioni inaccessibili alla maggior parte degli esseri viventi e incomprensibili a livello anatomico.

Il pericolo dell’Armageddon, insomma, resta sullo sfondo mentre masturbazioni, falli, liquidi seminali, patte gonfie e culi sodi, spuntano fuori totalmente senza controllo, come le erezioni di Ares (una in ogni pagina, praticamente) per ricordare al lettore, se mai lo avesse dimenticato, che non si tratta di un vero libro, ma di letteratura usa e getta.

Leggiamo uno stralcio, per farci un'idea:

"Un pensiero lo assillava mentre tornava in Grecia con il Varco: lei indossava le culotte di Victoria’s Secret.
Riusciva a visualizzare le sue curve appetitose avvolte in quelle mutandine sexy. [...] Voleva stringerla mentre le mani gli scivolavano dietro per afferrare quel suo culetto sodo... Dannazione, era ossessionato da quelle fantastiche mutandine."

Da questo si capisce che razza di integerrimo soldato sia Ares.
Uno spietato guerriero eccitato dalla violenza, un uomo duro abituato a dormire (udite, udite!) senza cuscino! Perché “le comodità rendono deboli”, spiega a un’affranta Cara, avvolta in un soffice pigiama rosa con pecore disegnate.
Poi esce dalla stanza da letto e va a prepararsi un cocktail di sotto, fa una passeggiata sulla spiaggia privata e per finire un bel bagno nell’idromassaggio, dotato di panche riscaldate.
Una vita da accampamento militare, certo.
Larissa Ione fa finta di nulla e, come Cara, si concentra sulla “tartaruga” (non sia mai chiamarli addominali!) del Secondo Cavaliere dell’Apocalisse.

“Hai il sapore dell’oceano. Cazzo...”. Gemendo le sollevò una gamba per appoggiarla sopra la sua spalla..."

“Aspetta - Cara gli sbattè il palmo della mano sul petto. La protezione?”
“Le mie guardie sono qua vicino...Ah, intendi per il sesso”.

Tra un eloquio da Sergente Maggiore Hartman ("Dannazione, Thanatos. Questa è la mia decisione. Ha fottuto la mia donna, e io farò quello che devo fare" - “Apri il Varco, apri il fottuto Varco!”) e un’erezione improvvisa, si arriva fino alla battaglia finale di cui non importa niente a nessuno, neanche alla stessa autrice che sembra aver fretta di concludere per dedicarsi alla descrizione dettagliata del rocambolesco accoppiamento finale dei due protagonisti, con Cara appesa a testa in giù dal ramo di un albero, cui segue l’immancabile proposta di matrimonio (in ginocchio) con tanto di anello con brillante, che sancisce ufficialmente il passaggio di Ares da spietato cavaliere dell’Apocalisse a stallone da monta con il carisma di un’ameba.

L’Armageddon è un rimpianto lontano, la saga, infatti, continua, come si apprende tristemente alla fine del romanzo (nel prossimo capitolo Limos dovrà vedersela addirittura con Satana, il geloso fidanzato).

Del resto, la scelta grafica della copertina, su cui campeggia una specie di "tronista" tatuato (coerente con l'eleganza delle immagini del sito ufficiale dell’autrice, www.larissaione.com) ci avverte che dentro non potrà esserci nulla di serio.

Perfetto se volete sprecare del tempo, tra una rivista da parrucchiere e l'altra.

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il retro di una confezione di bagnoschiuma.
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Sara moncalieri Opinione inserita da Sara moncalieri    30 Agosto, 2012
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Perplessa e delusa

Raramente mi è capitato di restare così perplessa dopo avere letto un romanzo.
Di sicuro qualcosa di fondamentale mi è sfuggito, qualcosa che mi ha impedito di entrare nella storia con la solita partecipazione. O perlomeno spero di cuore si tratti di questo.
Mi piace leggere romanzi di autori emergenti, apprezzo chi sa scrivere bene e riesce a pubblicare un proprio scritto. A volte però si ha la sensazione che un romanzo non sia arrivato al giusto punto di maturazione.

La trama avrebbe potuto avere i suoi lati interessanti: una serie di strane coincidenze e misteri da svelare, conditi da improvvise apparizioni di impalpabili personaggi che poi nel nulla si ritiravano, alla velocità di un battito di ciglia.
Purtroppo però la narrazione non ha retto fino in fondo: il libro si è chiuso in maniera frettolosa, alcuni punti sono stati lasciati aperti, irrisolti, se non addirittura troncati là senza spiegazioni, nonostante tutto lasciasse presagire un finale in grado di dare soddisfazione.
Ho trovato i personaggi, protagonista compreso, scarni in termini di introspezione, solidità, caratterizzazione, mentre alcuni altri mi sono sembrati poco utili al contesto.
La scelta di descriverli tramite le loro stesse parole non mi ha convinta, anzi: queste parole, se per certi aspetti non sono bastate, per altri mi sono parse eccessive.
Le parolacce non mancavano di certo, mai, in nessuna pagina: tanto per fare un esempio, mi sarebbe piaciuto vedere scritto un po' più spesso il termine "niente" al posto di "un cazzo" (parte narrativa compresa) in quanto la parolaccia, sì, può dare colore e forza al dialogo, ma quando inserita a ragion veduta, e senza esagerazioni di sorta.

Altro tema lo stile narrativo, uno dei punti-cardine che mi fa apprezzare un libro anche quando presenta qualche carenza nella trama: l'ho trovato semplicistico, forse perché appoggiato principalmente ai dialoghi di cui sopra, talvolta eccessivamente lunghi, talvolta dispersivi.
Mi hanno invece maggiormente convinta le parti descrittive in cui si faceva riferimento al parco e alle piante.
Dispiace infine trovare, in una pubblicazione, numerosi refusi, errori di battitura, grammaticali, di sintassi: magari una seconda lettura da parte del correttore di bozze avrebbe potuto eliminare queste sviste: quando la stessa parola viene scritta in tre maniere differenti, qualcosa può essere mancato da qualche parte.

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Fantascienza
 
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    30 Agosto, 2012
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C’è sempre spazio per qualcosa di nuovo.

Ho scelto quest’opera proprio perché in genere leggo una fantascienza diversa: recensire un genere diverso da quelli preferiti è un esercizio sempre utile, inoltre si corre il rischio di imbattersi in qualche sorpresa molto piacevole.

La serie Star Wars, molto conosciuta e apprezzata soprattutto (ma non soltanto) da un pubblico giovane, si distingue da alcune caratteristiche: l’azione conta più della riflessione; gli elementi fantastici sono lontani dalle implicazioni metafisiche; la descrizione degli ambienti e dei personaggi è sempre molto accurata; la lettura è scorrevole e gratificante.

Gli autori di Star Wars hanno costruito mondi intuitivi ma non semplici: la loro complessità è vertiginosa, difficile da seguire per chi non è abituato a questo tipo di narrativa. Non c’è da stupirsi se le serie di fantasy e fantascienza multimediali sono opere collettive: più il mondo fantastico è complesso e prolungato nel tempo, più il lavoro di gruppo diventa arduo, difficile da padroneggiare.

Ho apprezzato questo libro. Gli ambienti, dall’interno delle astronavi agli esterni dei mondi alieni, sono connotati senza risparmio di suggestioni e trovate avvincenti. I personaggi, ben costruiti e senza sbavature, emergono dall’azione in modo eccellente, e i commenti dell’autore ci consentono di conoscerli ancora più a fondo. L’ammiraglio Thrawn, in particolare, è un magnifico cattivo, ricco di genio e di fascino: si distingue con classe, senza sfigurare, da quelli che l’hanno preceduto (non è facile il confronto con Palpatine e Darth Vader).

Timothy Zahn conosce bene l’arte di comprendere, espandere e costruire nuovi mondi che durino nel tempo: la sua scrittura è intrattenimento di alta qualità. In questa luccicante edizione speciale, che celebra il ventesimo anniversario, mi sarei aspettata un editing più accurato: ho notato qualche refuso, poco compatibile con l’occasione. Ho apprezzato invece le note dell’autore, che confida i retroscena, i meccanismi e alcuni trucchi del mestiere: molto interessanti, a volte divertenti.

In sintesi: una lettura consigliabile agli amanti del genere, ma anche a chi scrive per diletto o per mestiere:-)

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Altri libri della serie, fantascienza.
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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    30 Agosto, 2012
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Gioco di Specchi

Paolo 15 enne, sensibile, romantico e amante della Formula 1.
Roberta, insegnante al liceo, single affascinante, podista e amante del violoncello.
Il legame che li lega inizialmente è solo quello di parentela. Zia e nipote.
Tutto cambierà quando Chiara, la mamma di Paolo, costretta ad allontanarsi dall’Italia per motivi di lavoro, farà affidamento su Roberta per una temporanea sistemazione del figlio.
Dal momento in cui rimangono soli e dopo aver stabilito le regole del quieto vivere, i protagonisti inizieranno un rapporto di grande confidenza e dialogo.
C’è un però.
Come la vita vuole, non tutto può filare liscio.
Pene d'amore, un possibile trasferimento, l'età e altri ostacoli saranno motivo per cui il rapporto dei due verrà messo alla prova.

L’ho preso un po' alla cieca, visto il brevissimo riassunto che lasciava tutto all’immaginazione, quindi senza sapere cosa aspettarmi mi sono affidata alle pagine del libro.
Prolisso è la prima parola che mi viene in mente.
I dialoghi sembrano scritti per un copione di una “soap opera” o film con continue ripetizioni di nomi, nomignoli, azioni e battute.
Il tempo nel libro sembra scorrere lentamente, come se lo scrittore abbia deciso di descrivere ogni minuto della giornata dei personaggi e a causa di questo, in alcuni parti, mi sembrava di essere ferma nello stesso punto.
Per quanto riguarda la storia, arrivata alla fine, era tutto sommato normale mentre dal titolo, dalla copertina e dal trafiletto, mi aspettavo qualcosa di più intrigante.
A mio gusto non è stata una lettura scorrevole.

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Sordelli Opinione inserita da Sordelli    28 Agosto, 2012
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Davvero super

La scena che Will Trent, agente speciale del Georgia Bureau of Investigation, si trova ad osservare gli suggerisce presto (oltre ad un grande orrore) che le prime valutazioni della polizia di Atlanta sono state....errate.
Non è Emma Campano a giacere inerme in una pozza di sangue col corpo brutalmente martoriato, bensì la sua amica Kayla. Chi è stato? Perchè Emma è ancora viva? E anche se lo fosse...in quali condizioni si troverebbe? Will Trent deve cercare di trovare degli indizi e dei collegamenti il prima possibile...se vuole ritrovare Emma viva.

Purtroppo, devo iniziare dicendo che questo libro si è beccato non poche imprecazioni da parte mia: invece di fare ciò che dovevo, mi sono completamente dedicata a lui! E così, l'ho finito in due sere e mezza. Mi è piaciuta la storia e ancora di più la caratterizzazione di scene e personaggi. In un certo senso, mi sembrava di essere lì mentre i fatti si svolgevano. Io ragionavo con Will Trent, io pensavo a cosa volesse il rapitore di Emma insieme alla madre e sempre io volevo premere il grilletto e farlo fuori quando viene identificato. Insomma, ero parte del romanzo, ero uno dei personaggi! Questa è, secondo me, la grande forza di questo romanzo: farti sentire parte della storia. Questo credo sia dovuto al fatto che l'autrice è in grado di descrivere minuziosamente scene ed emozioni pur senza risultare mai noiosa, banale e scontata.
Consiglio vivamente questo romanzo agli amanti del thriller, innanzi tutto perchè mette bene in evidenza la sofferenza di una famiglia all'apparenza perfetta; una sofferenza che, a differenza di quello che ci sembra di notare in molti altri romanzi/film di questo genere, non cessa di esistere a caso risolto. Inoltre, consiglio questo romanzo per la grande capacità che ha di tenere il lettore incollato alle sue pagine, facendolo agitare e palpitare come se lui stesso stesse indagando a fianco di Will Trent e della sua partner.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Sordelli Opinione inserita da Sordelli    24 Agosto, 2012
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Io amo Bethany!

Bethany l'ha visto. Ha visto il grande terremoto, la malattia della sua precedente terapeuta; e poi l'alluvione, il ciclone, il caos e la tribolazione. Il problema è che Bethany è una sedicenne matricida, ricoverata in una clinica psichiatrica per giovani "disturbati"; e, di conseguenza, nessuno le crede.
E nessuno, ancora, sa per quale motivo abbia ucciso sua madre con 48 colpi di cacciavite.
Il compito di riabilitarla spetterà a Gabrielle Fox, la quale però sta tentando di riabilitare anche sé stessa.
In questo intrigante romanzo si intrecciano le vite di persone totalmente differenti: un fisico divorziato, la cui ex moglie si riscopre di gusti sessuali differenti, una psichiatra con problemi legati al suo incidente e Bethany che, come detto prima, è una ragazzina matricida con l'apparente dono di saper predire gli eventi.
La lettura è scorrevole e lo stile della Jensen è assolutamente accattivante: chiudere il libro per una pausa caffé o anche per andare a dormire è stato, per me, davvero complicato.
Mi sono appassionata subito alla vicenda, ho apprezzato da morire il personaggio cinico e ribelle di Bethany e le ho voluto bene sin dall'inizio (anche se devo dire che lei non era molto d'accordo che qualcuno le si affezionasse....!)
La continua lotta contro il tempo, contro sé stessi e il proprio passato caratterizzano il romanzo dall'inizio alla fine.
Vi consiglio vivamente di acquistarlo e leggerlo, perchè anche se non è un tradizionale thriller (con assassino super intelligente e investigatori altrettanto arguti), il ritmo spasmodico vi terrà incollati alle pagine e sarete letteralmente impossibilitati ad alzare gli occhi!

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Romanzi
 
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    23 Agosto, 2012
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Protagonisti i sentimenti

La trama di questo libro di questa giovane scrittrice è davvero piacevole, un pò spy-story, un pò sceneggiatura di un film, un pò storia d'amore. Senz'altro i grandi protagonisti sono i sentimenti e la storia è davvero buona. Un misto di avventure, sentimenti, con un'inclinazione alla bontà dell'animo umano che fa davvero bene leggere e vedere in queste pagine, con esempi di egoismo che sono molto realistici. E' stata una piacevole lettura estiva, con tanto di voglia di scoprire anche se ci sarebbe stato davvero il lieto fine per questi J & J, oppure se il destino avrebbe ribaltato le carte. L'unica pecca è stato a mio parere l'aspetto stilistico, in quanto il testo presenta qualche errore grammaticale, lessicale, ortografico e di punteggiatura; i paragrafi in cui si descrive la parte della storia di lui e la parte della storia di lei sono un pò mescolati, qualche distacco, anche visivo, in più avrebbe agevolato e una qualche rilettura in più avrebbe eliminato qualche neo. Nel complesso lo consiglio e ringrazio l'autrice per la dedica che ha apposto a mano all'inizio del libro. Una piacevole sorpresa quando l'ho aperto, che mi ha ispirato subito simpatia nei confronti dell'autrice.

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Avventura
 
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    22 Agosto, 2012
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Sotto la protezione di Bacco

Volete un racconto breve ambientato in tempi lontani?
Questo è il libricino che fa per voi!
È composto da 59 pagine e racchiude un’avventura davvero bizzarra.

Il linguaggio è piuttosto ricercato, ma la trama è semplice ed in alcuni tratti ironica e canzonatoria.

Nel libro viene narrata la storia di un’epoca remota, nella quale le città si stavano spopolando a causa della peste.
Il protagonista principale è un principe senza nome, il quale da riparo sicuro da chiunque lo delizi con del buon vino e delle buone storie.
Quattro uomini provenienti da ceti e paesi differenti decidono di accettare questa sfida e si mettono in marcia per arrivare al prestigioso castello.
Qui tra magie e misteri accadranno cose davvero strane.

Sono rimasta davvero entusiasta di questo brevissimo racconto ricco di scene descritte accuratamente.

Un libro da assaporare a piccoli sorsi come una preziosa coppa di succo di Bacco.

Buona lettura!

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Romanzi
 
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mt Opinione inserita da mt    20 Agosto, 2012
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Il vero tesoro.....l'amicizia!

Graziosissimo questo libro, semplice, piccolo.....prezioso.
Un'amicizia profonda nata tra un ragazzo di tredici anni e uno strano vicino di nome Ednan, persona apparentemente scorbutica, alcolizzata ma con un grande bagaglio di esperienza alle spalle.
Finita la terza media il ragazzo rinuncia allo studio per seguire la tradizione di famiglia: dedicare la propria vita ai campi, tradizioni del piccolo paese che si chiama Curatico.
Qui entra in gioco il nostro strano personaggio; il ragazzo si trova irresistibilmente attratto da lui ed è affascinato dai suoi incredibili,ma veri e documentati racconti di vita.
Il ragazzo di cui non si conosce il nome è convinto della propria scelta anche se l'amico tra un bicchiere e l'altro cerca di fargli capire che la vita appartiene a lui e non agli altri e che le scelte devono essere le proprie e non condizionate; che noi non apparteniamo a nessuno se non che a noi stessi.
Per il suo compleanno l'amico gli dona il suo baule carico di fotografie e ricordi insistendo di accettare, a lui i ricordi erano sigillati nella mente..... le fotografie migliori.
Consiglio questa lettura di formazione, e un libricino piacevole e scorrevole e vorrei fare una riflessione in quanto genitore.
Per i nostri figli desideriamo il meglio, cerchiamo di dargli il meglio, ma chiediamo loro cosa vogliono?
Sono pienamente d'accordo che i nostri figli non ci appartengono e imparare e fare esperienze fa parte della vita ma in quanto genitore si diventa egoista e si vorrebbe trasmettere a loro il nostro bagaglio consapevoli che non è la strada giusta; riponiamo in loro delle aspettative che poi non sono altro che le nostre.
I figli hanno bisogno sì di guide ma di esperienze e scelte proprie.

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Romanzi
 
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peucezia Opinione inserita da peucezia    20 Agosto, 2012
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Un thriller filosofico

Romanzo atipico "Utopia e rivoluzione"inizia con una rapina stile anni Settanta per poi incentrarsi sulla figura del manager Sandro Antinori e della sua giovane compagna Cinzia. Antinori è il responsabile di un importante network televisivo che ha messo in piedi un reality basato su teorie utopistiche e che tiene avvinti gli spettatori da ormai diciotto mesi. Contemporaneamente un gruppo di rivoluzionari mette in piedi un progetto di sovvertimento dei valori precostituiti e prende di mira come simbolo del potere corrotto proprio Antinori.
Basato su solide teorie filosofiche che hanno portato l'autore a ricerche accurate, il libro, nonostante la tematica intrigante e la scrittura scorrevole non riesce a catturare l'attenzione del lettore secondo le intenzioni iniziali. Troppe divagazioni e citazioni dalle fonti prese in esame dallo scrittore, qualche dialogo di troppo e repentini passaggi da scene sensual-romantiche ( vedasi la scena di Cinzia ricoperta da petali di rose che riprende una scena tratta dal film "La noia") ai discorsi terroristico-rivoluzionari della banda di eversivi finiscono col distrarre e annoiare chi legge.
Tuttavia l'idea di fondo è sicuramente originale e merita interesse. Per una migliore comprensione è consigliabile una seconda e più analitica lettura.

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More, Campanella, thriller, saggi
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Romanzi
 
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Georgia Opinione inserita da Georgia    19 Agosto, 2012
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L’uno contro l’altro, ognuno contro se stesso

Un inseguimento affannoso ed, apparentemente, insensato avviene lungo le strade di Varsavia: Felix versus Felix, un polacco contro un turco, il primo con l’intento di uccidere il secondo…eppure i due non si conoscono. Un romanzo veloce come la corsa dei personaggi, una fuga dal mondo, dagli altri, da se stessi, dalla noia quotidiana; un linguaggio cinico ed aspro che non risparmia nessuno. Ma la vera protagonista del libro è la splendida Varsavia con il suo background storico e culturale, i suoi monumenti, le piazze, gli abitanti, e persino i suoi prodotti agricoli e le pietanze caratteristiche. Una città segnata profondamente dalla guerra e dalle alleanze politiche, che disperatamente tenta di emulare le grandi capitali occidentali piuttosto che magnificarsi della sua storia e delle sue bellezze. In questo contesto Felix, il polacco, e Felix, il turco, continuano ad inseguirsi….

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Racconti
 
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peucezia Opinione inserita da peucezia    18 Agosto, 2012
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Un'eccezionale vita qualunque

Enzo Aita alias Solitario verga con scorrevolezza e munito di ironia e autoironia la sua biografia raccontando dei suoi mille mestieri e di come sia riuscito a reinventarsi e a ricominciare da capo grazie alla sua voglia di fare e di realizzare aiutato comunque dalla pazienza dell’affettuosa consorte. Nonostante tutto però i rovesci della sorte hanno prevalso e il Nostro si è ritrovato con la pensione sociale giunto alle soglie della età vegliarda.
Il racconto mai noioso anzi avvincente come un romanzo d’avventure descrive passo passo le “avventure” di vita e di lavoro di Aita che può definirsi un precursore dei precari di oggi perché sempre all’inseguimento di una sicurezza e sempre con l’incubo di avere solo un grande avvenire dietro le spalle com’ebbe a dire il grande Gassman.
Oltre alla colorita autobiografia l’autore aggiunge alcuni racconti denominati di mare nei quali descrive le sue avventure sul pelago e di terra dove, accanto a qualche episodio autobiografico ( si ricorda “Annamaria” struggente ricordo di una sfortunata ex fiamma, lo scrittore si lancia in alcuni racconti di fantasia sicuramente arditi scritti in prima persona o in una terza persona mai onnisciente ma che fa spesso uso di discorso diretto e indiretto ( vedasi l’ironico “Pasquale” , larvata “denuncia” verso l’ orda extracomunitaria o il lucido “Il pazzo del corso” versione partenopea della follia metropolitana). Buona padronanza della lingua e anche di vari generi narrativi, si aspettano nuove ed intriganti produzioni.

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biografie, autobiografie
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Poesia italiana
 
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
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3.0
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peucezia Opinione inserita da peucezia    18 Agosto, 2012
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Amore filiale

L'autore padroneggia con incredibile maestrìa la nostra lingua utilizzando termini talora desueti che contribuiscono a creare un'aura sospesa nel tempo, condizione voluta poiché il libro è scritto sul filo del ricordo. lA Madre è ormai defunta e il Figlio le scrive ricordando le sue sofferenze terrene e la sua fede forte e mai provata dalle difficoltà dell'esistenza. Lettere scritte in forma aulica vergate in un anno dalle quali si evincono i cardini dello scrittore: Religione e Famiglia.
La seconda parte è costituita da elegie e carme anch'esse dedicate alla madre scomparsa: versi sciolti, poesie brevi ma efficaci nel contenuto stringato e chiaro.
Un esempio di bella scrittura che però colloca l'autore, malgrado contemporaneo, in un registro più vicino a un passato che più non torna.

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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    17 Agosto, 2012
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Fedro,Esopo ed ora FIAE

Immagino la fame quella vera che ti morde letteralmente le interiora, di quel dolore continuo e fastidioso come quando ti mettono i punti e li senti "tirare la ferita" e la solitudine poi,quella vera , quella che provi quando scopri che al mondo non hai più nè padre nè madre. Non mi riesce difficile capire perchè il piccolo Marcos Rodrìguez Pantoja entrò nella tana del lupo, afferrò i pezzetti di carne destinati ai cuccioli e scappò via: ingenuo! stupido cucciolo di uomo!
Quello che mi riesce difficile e capire perchè la lupa, che in poco tempo fu su quel piccolo ingenuo di sette anni, dopo averlo messo al muro non gli strinse la carotide come era abituata a fare con gli agnelli, fino a saffocarlo? Perchè non sbranò quel piccolo bastardo di uomo che aveva tolto il cibo ai suoi lupetti? Perchè lo tenne giù nel terreno, annusò il suo sangue, ascoltò il battito della sua paura e poi...poi per sette anni el niño-lobo,il bambino lupo, come lo soprannominarono gli uomini della Guardia Civìl che lo catturarono Nella sierra Morena in Andalusia,diventò un lupo: imparò a correre a quattro zampe,imparò a uccidere i cervi e a mangiare la carne cruda con gli altri del branco, imparò a riconoscere gli odori, a conquistare il suo posto nel branco:appertenne ad una "famiglia". Il padre boscaiolo e la matrigna l'avevano cacciato perchè non potevano accudirlo, cosa che non gli negò mai la lupa.
Quello che mi riesce difficile capire è che cos'è un essere umano, perchè che cos'è un animale io l'ho capito. Questa e altre storie "animaliste" fatte di gatti volanti,tartarughe, cani e tanti altri amici di Esopo le troverete in questa piccola antologia di scrittori che hanno rinunciato alle loro royalties in favore della ONLUS Save the Dogs and other animals,un'associazione che in Romania da anni salva la vita a cani destinati alla stessa fine che hanno fatto in Polonia e Ukraina cani e gatti per far posto agli interpreti del "gioco più bello del mondo" quello fatto con i piedi, appunto, ancora una volta spiegatemi che cos'è un essere umano: tutto quello che non è intelligente?

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    15 Agosto, 2012
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Voglio andare a vivere a Senzanome

Primo e' un ragazzino di undici anni.
Coronto e' un uomo venuto dal mare.
Senzanome e' il paese dell'amore eterno.

Chi di noi viaggiando - chi piu', chi meno - non ha incontrato almeno una volta il suo Senzanome...
Quel paese fatto solo di mare e sabbia e gente semplice all'apparenza cordiale, senza l'accanimento al possesso, al dovere di fare di piu' per avere di piu' , vivendo invece nell'dillio di lavorare quel che basta per vivere e per il resto del tempo ...Vivere.

Chiudo gli occhi e mi aiuta la memoria.
Io ricordo un cielo blu, aria tiepida e canneti che si schiudono sull'oceano .
Onde bianche, profumo di alghe, casette di legno, la foresta ed i pescatori.
I luoghi esistono, sono regali della natura. Siamo noi che non ci accontentiamo piu'.
Che non li vediamo, che non li cerchiamo.
Un breve racconto che parla di un lungo viaggio, di un uomo ed un ragazzino che si incontrano per appartenersi, di un amore intimo tra un uomo e una donna che dura per sempre.
Non e' un'utopia, questo avviene a Senzanome.
L'autore trasmette voglia di avventura, voglia di scoperta e penso al mio grande zaino impolverato, penso alla voglia di partire che non si impolvera mai e poi mai.

Piacevole lettura, un po' troppi a mio parere i discorsi diretti e gli aforismi ,del resto non posso negare che tali caratteristiche ben si addicono al personaggio di Coronto.
Bello il frequente accostamento di cielo, sole, vento e mare spesso uniti dalle parole dell'autore come anelli di un prezioso gioiello.

Buona lettura

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AlessandraV Opinione inserita da AlessandraV    13 Agosto, 2012
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Un insolito "giallo"

La vita di Pino è una vita normale. Troppo normale, quasi noiosa : tutti i giorni sveglia alla solita ora, solito bar, solito caffè , solito parcheggio e solito lavoro. Pino conduce una vita quasi "meccanizzata", una catena di montaggio che si ferma solo qualche ora per dormire e che tutti i giorni riprende il solito ritmo. Finchè un giorno, dopo il funerale di sua cugina Betti (ah certo, non vi ho detto che i funerali sono l'hobby di Pino) accade qualcosa di strano, di semplicemente straordinario che andrà a "rompere" la monotonia della sua vita. Una piccola mosca parlante lo perseguita. Si tratta di Johnny, un giovane morto da poco in un incidente stradale. Chiaramente dialogare con una mosca non è cosa da tutti i giorni e Pino pensa di essere impazzito. Tra i due si instaura un fitto dialogo, finchè Johnny, disperato dalla sua situazione, chiede un aiuto disperato a Pino. Johnny infatti è convinto che il suo incidente non sia stato un evento casuale, bensì voluto appositamente da qualcuno. Il compito di Pino è quindi quello di scoprire chi ha assassinato il ragazzo. Per portare a termine il piano, Pino, il nostro operaio cinquantenne stanco ed annoiato, dovrà calarsi nei panni del perfetto investigatore. Quindi da semplice "spettatore" Pino diventerà tutto ad un tratto il protagonista della sua vita ed anche di quella del minuscolo insetto che cercherà di aiutare in questa stramba missione. L'avventura ha quindi inizio. Attraverso nuove esperienze Pino si riscoprirà un uomo nuovo, rallegrandosi di questa nuova piega inaspettata che ha preso la sua vita, facendolo uscire dal suo guscio. Come si concluderanno le indagini di Johnny "la mosca" e Pino?
Questa storiella bizzarra ed originale si beve in un attimo e ti fa trascorrere un breve piacevole momento di svago, pur trattando temi importanti, quali la solitudine, la morte, l'amore, la speranza. Dopo un'occhiata al titolo (la trenodia è un lamento, un canto funebre) potrebbe sembrare un libro triste, malinconico, ma non lo è. Si tratta solo di una sorta di "giallo" un po' insolito e soprattutto con un fondo di umanità incredibile.

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Fò Opinione inserita da Fò    11 Agosto, 2012
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Libertà.

Premessa: non mi ritengo una credente, o meglio una fedele. Ho però voluto leggere comunque “Il sentiero della libertà” perché mi è piaciuta molto l’idea dell’autore: come sarebbe se gesù tornasse tra di noi? Non molti ne sarebbero contenti, lui è un personaggio assolutamente scomodo, fuori dalle righe. Il libero è composto da diversi racconti, alcuni un po’ lenti, altri davvero emozionanti, e come non citare “l’ultima lettera”? Bellissima, carica di un messaggio profondo che da sola vale il libro. In sostanza, questa lettura mi ha stupita. IO mi sono stupita di me stessa. Non credevo di appassionarmene e trovarlo cosi interessante. La recensione comunque mi risulta un po’ difficile, e ci ho messo parecchio per farla.. perché è una lettura che si “sente” molto, dentro. Difficile esprimere un punto di vista a parole! L’autore, che non conoscevo, mi ha colpita positivamente e sto pensando di leggere anche il suo primo libro (se ho capito bene ha scritto un altro libro :D). Alcuni passi sono da appuntarsi: le riflessioni sull’amore soprattutto, e su come va il mondo. Credo sia uno di quei libri che prima o poi rileggerò, molto carino davvero. L’autore per niente arrogante, non si pone su un piedistallo di presunzione, gli si legge tra le righe l’umiltà. E la voglia di comunicare un messaggio profondo. Ci è riuscito! Complimenti.

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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    09 Agosto, 2012
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Dei delitti e delle pene,Vol.2.

E' una calda notte estiva , torno in macchina a casa quando dall'altro lato della carreggiata scorgo una cliente, la signora Rosetta è inginocchiata, parla al telefonino accarezza un animale. Parcheggio l'auto, attraverso la strada, saluto Antonio il marito di Rosetta, di fronte ci sono i soliti ragazzini tiratardi che finiscono l'ultima birra e si godono lo spettacolo, perchè per loro è solo questo. Sul selciato c'è un bastardino, un pirata della strada l'ha travolto e lasciato lì a morire. Rosetta l'accarezza e chiede al telefono all'amica veterinaria che cosa c'è da fare, immagino, dall'espressione che assume ,che la risposta sia:"nulla". Mi accovaccio anch'io, accarezzo il cane, l'addome è gonfio e caldo, la bestiola alza la testa, poi l'appoggia nuovamente all'asfalto, la lingua è completamente fuori dalla bocca che cerca disperatamente aria, un rivolo di sangue ne fuoriesce macchiando di rosso il nero che è tutto intorno a noi. I clacson delle macchine ci destano dalla pietà, devono passare i signori!, Rosetta prende il cagnolino e lo sposta delicatamente sul marciapiede, almeno lasciatelo morire in pace.
Leggendo il romanzo di Samanta Catastini mi è venuto in mente quest'episodio di alcuni anni fa, e vi confesso che è indescrivibile la sofferenza di qualsiasi essere vivente,così come tristissimo viverla in prima persona.
La Catastini, impegnata da anni nella lotta alla vivisezione e nel recupero di cavalli destinati al macello, nel suo romanzo racconta la storia di Elettra una ragazza che spinta dalla gelosia cerca di scoprire la causa delle continue telefonate e fughe improvvise del fidanzato Duccio.Alla fine dell'ennesima discussione animata rimane basita nell'apprendere che Duccio è un "terrorista", fa parte dell'ALF, Fronte di Liberazione Animale, un'organizzazione che anche con mezzi poco ortodossi combatte le aziende che adoperano gli animali per testare i loro prodotti. Ricordo che Elettra, che dopo lo choc, si farà coinvolgere nell'A.L.F. sviene in una delle prime incursioni , quando di notte con il passamontagna partecipa ad un raid per liberare coniglietti adoperati per testare prodotti cosmetici e ne scopre centinaia ammassati in piccoli spazi, vivi ma con arti amputati e aghi conficcati negli occhi,(a questo proposito vi consiglio quando comprate un rossetto , un eyeliner etc etc di controllare che abbiano il marchio Icea). Dunque con Duccio,Elettra,Gianna e Alessio entriamo in una "cellula" terroristica, ne viviamo scelte , conflitti e decisioni drastiche, impariamo a comprendere un mondo che spesso i mass media che vivono della pubblicità di certa industria, descrivono come degli esaltati, ma chi di voi è rimasto insensibile di fronte ai beagle da poco liberati grazie ad un incursione di questi ragazzi? La forza del romanzo di Samanta Catastini è nella chiarezza e nel ritmo che riesce a dare, probabilmente dettato dalla passione che ha per l'argomento, al suo scritto che ne fanno una piacevolissima lettura. Interessanti sono anche i due saggi brevi che l'autrice propone nell'introduzione al romanzo che descrivono le idee guida di due grandi pensatori del movimento animalista, il filosofo australiano Peter Albert David Singer uno dei padri del concetto filosofico dello "specismo" affine ai concetti di razzismo e sessismo e il filosofo statunitense Tom Regan uno dei fondatori dei Diritti degli animali.

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Se niente importa perchè mangiamo gli animali di Foer Jonathan
Acid Lethal Fast di Astor Amanti
E' tutto a posto di Deborah Gambetta
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Sordelli Opinione inserita da Sordelli    07 Agosto, 2012
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Mosca come non l'avete mai vista!

"A chi avrebbe dovuto credere? Ma soprattutto, in cosa? Nel Grande verme, il dio cannibale dalla forma di un treno elettrico, che popolava di esseri viventi la terra brulla e inaridita; in Geova, il dio iracondo e geloso oppure nel suo vanitoso opposto, Satana; nel trionfo del comunismo in tutta la Metropolitana o nella supremazia degli uomini biondi con i nasi all'insù rispetto a quelli con i capelli ricci e la pelle scura? C'era qualcosa in Artyom che gli suggeriva che non vi erano differenza. Per l'uomo, ciascuna di queste confessioni rappresentava una stampella che lo manteneva in piedi. Quando Artyom era più giovane, il patrigno gli raccontava spesso della scimmia che aveva trovato un bastone da passeggio e che usandolo era diventata uomo. Questa storia lo faceva molto ridere.
Dopo averlo trovato, l'intelligente macaco non lo aveva più lasciato andare, perchè si era accorto che senza non sarebbe mai riuscito a stare dritto. Lo stesso succedeva per l'uomo: senza la fede, la vita si sarebbe trasformata in una galleria vuota, abbandonata."

Ero un po' indecisa su come iniziare questa recensione; poi mi sono ricordata di questo passo che mi ero segnata mentre leggevo e ho deciso che era abbastanza di "impatto" per cominciare.
Bello bello bello! Ecco cosa penso di questo romanzo.
Partiamo dall'ambientazione: uno scenario apocalittico in superficie, in una Mosca annientata dai bombardamenti; e il tentativo di sopravvivere e ricreare una civiltà nel sottosuolo, nell'enorme reticolato formato dalla metropolitana. L'autore ha ideato un mondo intricato e complesso, pieno di misteri e di persone ancora troppo cattive e ignoranti per capire il vero valore che la vita umana ha: ecco allora che ci troviamo davanti a nazisti convinti, incontriamo fanatici religiosi, popolazioni cannibali, comunisti vecchio stampo. Insomma, persone che non rispettano altre persone solo per poter difendere i propri ideali; come se il disastro provocato in superficie non fosse bastato a gettare le basi di un nuova era, basata solo e soltanto sul rispetto nel prossimo.
Al di là di queste riflessioni completamente personali, il viaggio compiuto dal nostro protagonista (Artyom) non è solo una missione da compiere, ma un vero e proprio viaggio di crescita; molti gli spunti che lo scrittore ci offre per riflettere su temi come "perchè esistiamo", "chi ci ha creato", "cos'è la fede". E spunti anche su temi meno "religiosi", come la relatività delle cose. Artyom incontrerà diversi personaggi, buoni e cattivi; tutti lo aiuteranno, a modo loro.....a crescere.
Questo romanzo non è solo una bella storia, un'avvincente avventura nei meandri oscuri della Metropolitana di Mosca, ma è anche e soprattutto un viaggio in cui ogni lettore, assieme al protagonista, affronta le paure più recondite i quesiti più impensabili. Il tutto, alla scoperta di sé stessi.

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Fantasy
 
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    02 Agosto, 2012
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Incredibile Jay

Quante emozioni può suscitare un libro?
Impossibile saperlo con precisione, ma qualsiasi emozione mi venga in mente in questo momento, sono sicura di averla trovata in questo libro.
"The Sun and the Moon" è stato da subito coinvolgente, mi ha appassionato e mi ha tenuto incollata fino all'ultima pagina.. Sono proprio contenta che ci sia anche un seguito!

Mi verrebbe però da chiedere una cosa alla scrittrice: sei una fan di Twilight, vero? E scommetto che sei del "team Jacob"!
Eh, sì, lìinizio potrebbe essere la trascrizione condensata di Twilight secondo il punto di vista della scrittrice.
Dico così perchè in questo libro chi conquista il cuore di "Bella" che qui si chiama Aurora, o per gli amici Jay, Stavolta è il lupo, mentre il vampiro... beh, questa è un'altra storia, no?
Queste somiglianze (e ce ne sono veramente tante in tutta la prima parte), potrebbero essere considerati un pregio, come è successo per me o un difetto.
Ciò che consiglio è di non dare un giudizio affrettato a questo libro solamente dalle prime pagine, perchè se lo lasciate esprimere vi stupirà e vi condurrà in un mondo magico e stupendo!

La protagonista è uno dei punti forti del libro: è determinata, coraggiosa, sa quali sono i suoi limiti e spera nelle sue potenzialità e... ha poteri magici!!
Il suo nome è legato ad un'antica profezia e solo lei potrà intraprendere il cammino per salvare le creature della luce da quelle delle tenebre.

La storia viene raccontata dal punto di vista della protagonista che vivrà emozioni veramente forti in questo suo viaggio e noi con lei..
Non mi vergogno a dire che in un punto ho veramente singhiozzato a dirotto, le parole scritte mi avevano trasmesso tutto quello che avevano da dire e le lacrime sono sgorgate dai miei occhi senza che io potessi fermarle..
Ma anche quanto Amore.. Il libro ne è pregno, si può sentire in ogni pagina e non può che addolcire anche il più duro dei cuori...
Lo stile semplice non può far altro che trasmettere nel migliore dei modi tutti questi sentimenti..

Che libro!!! E la scrittrice è italiana!!
Decisamente viva il made in Italy!!!!!!

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Georgia Opinione inserita da Georgia    31 Luglio, 2012
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Amore e odio

I legami di sangue non implicano sempre un consequenziale e sincero legame affettivo; a volte i rapporti tra i componenti di una stessa famiglia sono tutt’altro che amorevoli e solidi. Questa considerazione, piuttosto scontata, è la chiave di lettura di un romanzo breve, ma dallo svolgimento interessante, con effetto a sorpresa, anche se con finale prevedibile. Enrica e Marta sono due sorelle gemelle, per nulla identiche nell’aspetto come nel carattere: la prima più rotonda e poco avvenente, dolce e sensibile, la seconda snella e sensuale, arida e forte. Enrica è tra loro quella che risente molto dell’evidenza di tali differenze: osserva la sorella con attenzione, scrutandola nel corpo e nell’anima, giudicandola perfetta, e non riuscendo ad emularla, ne cerca invano il suo affetto, il suo sguardo, la sua stima, almeno in nome della loro naturale parentela. La figura ingombrante del padre Aldo, poi, non aiuta l’avvicinamento tra le sorelle, anzi inasprisce ancor di più il loro rapporto: Marta è la figlia di cui essere orgogliosi, dura, ostinata, complice, interessata alla conduzione dell’azienda di famiglia, Enrica, invece, è debole, poetica, inconcludente. Scontrarsi con Marta è in fondo come scontrarsi con Aldo, e viceversa. Eppure da questi scontri caratteriali, per di più di principio, Enrica trae la sua parte di giovamento, rafforzando il suo equilibrio instabile e maturando, imparando ad amarsi e ad accettarsi, a conoscersi e a stimarsi. Le sue precarie condizioni di salute, le rivelazioni della madre, donna amorevole e sempre presente, la sperata maternità, il matrimonio ed il tradimento saranno determinanti al completamento di quel faticoso percorso verso l’affermazione della propria personalità.

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Yami Opinione inserita da Yami    25 Luglio, 2012
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Le due Vie

Tomo corposo che potrebbe scoraggiare un pò per la sua mole all'inizio della lettura.
La copertina è piuttosto anonima: cartoncino morbido, sfondo unicatinta lavanda (o di una gradazione di viola simile), un'unica fotografia in bianco e nero che ritrae un sentiero che si inoltra in un bosco, una citazione scritta a caratteri piuttosto grandi in quarta di copertina e un titolo enigmatico.
Devo essere sincera: a primo impatto il libro non mi attirerebbe minimamente.
Sfogliandolo la prima cosa che ho notato è che è privo di indice e di una biografia dell'autore. Tuttavia sono presenti diversi link e indicazioni per raggiungere i vari siti dove certamente saranno presenti maggiori informazioni.
Ahimè, solo dopo averlo ricevuto mi sono resa conto che era un Volume I e che quindi prevede un seguito o magari una trilogia o una saga, caratteristiche che solitamente non amo. Prediligo infatti i volumi autoconclusivi.
Questo primo volume è composto di cinque parti: Prologo, Parte I "Tramonto rosso sangue", Parte II "Mezzanotte lungo sentieri antichi", Parte III "Alba rosso sangue" ed Epilogo.
Il prologo mi aveva lasciata un pò perplessa, ma dal primo Capitolo in poi invece la storia mi ha subito coinvolta (forse merito anche di una narrazione in prima persona che crea una sorta di "effetto empatia" verso il protagonista) e interessata. La trama si fa via via sempre più complessa e stuzzica costantemente la curiosità del lettore.
Si tratta di un misto di esoterismo e mitologia greca che affonda le sue radici in un lontanissimo passato e sconvolge i giorni nostri. La trama anche se mediamente prevedibile appassiona molto.
Il testo è generalmente ben scritto, peccato per le piccole sviste disseminate qua e là (parole maschili al femminile, singolari al posto dei plurali e viceversa) che comunque non sono nemmeno troppe considerata la frequenza con la quale vengono trovate e la lunghezza del romanzo.
L'ho assaporato poco a poco, anche se diverse volte devo ammettere che è stato difficile allontanare gli occhi dalle pagine e chiudere il libro. E' stata una lettura piacevole contrariamente alle mie aspettative iniziali.
Anche lo stile dell'autore è gradevole e abbastanza sicuro e maturo.
La lettura è sicuramente consigliata, soprattutto agli appassionati di esoterismo, occultismo, avventura e mistero..

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Illary Opinione inserita da Illary    22 Giugno, 2012
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L'OMBRA DELLA VERITA'

Giugno 1985: la quindicenne Mary Alice viene trovata assassinata nella sua camera da letto. Il suo corpo è stato brutalmente seviziato e deturpato.
Febbraio 2006: il detective Michael Ormewood viene chiamato ad investigare su un crimine terribile: Aleesha Monroe giace affogata nel suo sangue, la lingua le è stata staccata a morsi dal suo assassino. In breve tempo anche la quindicenne Cynthia, vicina di casa del detective Ormewood, viene trovata morta e priva della lingua. All'indagine viene assegnato anche il detective Will Trent che si cimenterà nella ricerca del colpevole fino a venirne coinvolto in prima personia. Il serial killer è veramente uno solo? Il differente modus operandi apre la strada a diverse ipotesi, che sembrano legarsi ad un passato che cerca impetuosamente di essere rivelato.
Bello questo thriller... Il susseguirsi altalenante ed inaspettato del racconto ne aumenta notevolmente il pathos. Sin dall'inizio l'attenzione del lettore è catturata dal concatenarsi degli avvenimenti, il ritmo è incalzante ed il finale ricco di colpi di scena. Anche i diversi punti di vista del narratore arricchiscono la lettura di questo libro. In modo particolare mi ha colpito il durissimo racconto dello scontro di un sedicenne con la dura vita del carcere, e con l'accusa di stupro e di omicidio. Lo consiglierei agli amanti del thriller in genere... un giallo fuori dal comune in cui l'identità dell'assassino si conosce molto prima della fine della storia, ma che è comunque capace di tenere con il fiato sospeso.

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In difesa di Jacob
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Yami Opinione inserita da Yami    13 Giugno, 2012
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Attenzione agli spoiler (comunque sono segnalati)

"Quella Notte" appartiene al filone del Giallo, più esplicitamente al thriller e al noir.
Pur tenendo a mente le dovute differenze tra i tre generi e sottogeneri, reputo necessario iniziare la mia recensione citando le prime due delle "Venti regole per chi scrive romanzi polizieschi" stilate dallo scrittore S.S. Van Dine nel 1928 ma ancora valide fino a oggi:

1. Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti.
2. Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi e inganni oltre quelli che legittimamente il criminale mette in opera contro lo stesso investigatore.

Capirete il perché di tale premessa più avanti.
Dopo un prologo in cui viene descritto un tremendo incidente in cui la vittima è un bambino di 2 anni che è stato travolto da un camion sotto gli occhi delle madre e del fratello poco più grande di lui, il romanzo di Luisa Bolleri si sposta avanti nel tempo per narrare il terribile dramma di Eleonora, una donna che ha visto sconvolgere la propria esistenza da un uomo che l'ha assalita e violentata.
Dalla notte della violenza, Eleonora non è più le stessa, rifugge il contatto del marito Alberto e il loro matrimonio, già minato dalle solite liti che avvengono in una coppia, entra in crisi.
La poveretta non sa che colui che l'ha aggredita è qualcuno che ha già conosciuto in passato, un sociopatico con manie ossessive che la spia da oltre tre anni.
L'uomo, che si chiama Mauro, viene descritto come un soggetto dalla psiche profondamente disturbata, un reietto che vive nel disordine e nella sporcizia come un mentecatto che non è in grado di badare a se stesso ma che in realtà ha scelto volutamente e coscientemente di far terra bruciata attorno a se per diventare invisibile agli occhi degli altri. Anche se le informazioni ci vengono rivelate poco alla volta, appare chiaro sin da subito che si tratta di una persona cresciuta e vissuta in un ambiente privo di affetto, un "perdente" sempre succube, vittima di derisioni e schiacciato da qualunque altra personalità dominante, incapace di avere rapporti con una donna se non con le sconosciute che accettano di andare con lui dietro pagamento di denaro.
La rabbia repressa (dovuta alla sua stessa incapacità di relazionarsi con gli altri) covata per anni hanno fatto maturare in lui un profondo desiderio di vendetta e di rivalsa sul mondo: in tal modo sviluppa un istinto animalesco, diventa violento e incline alla depravazione; inoltre, dimostra di saper essere metodico e organizzato quando decide di passare all'azione.
Alberto, il classico maschio Alfa, bello, sicuro di se e vincente, con un lavoro, una casa dignitosa e una bellissima moglie è colui che è e che ha tutto ciò che Mauro ha sempre desiderato.
Così Mauro decide che è arrivato il momento di prendersi la rivincita: i due sposini, con la loro felicità e la bella casa, gli hanno dimostrato quanto lui sia inetto, incapace e insignificante, "umiliandolo", per tanto devono pagare ed Eleonora è la prima della lista, perché ha scelto Alberto anziché lui.
Dopo aver aggredito la donna, però, Mauro realizza che anziché sentirsi finalmente appagato e soddisfatto ne vuole di più: vuole possederla ancora, sottometterla, sentire che la vita di lei è in suo potere, umiliarla e sfogare tutti i suoi più bassi istinti su di lei tutte le volte che desidera. Progetta un piano astuto e non appena la sua vittima sacrificale rimane nuovamente da sola l'aggredisce in casa, la picchia e dopo averla costretta a scrivere una lettera in cui comunica al marito che preferisce lasciarlo per un altro uomo la rapisce. Da questo momento in poi per la povera Eleonora comincia l'inferno.

Non ho ricontrato sviste o errori significativi, a parte quella a pagina 33 in cui il marito di Lena, che fino a quel momento chiamato Luciano, in un rigo diventa Giovanni (ciò fa supporre che l'autrice abbia cambiato il nome del personaggio in un secondo momento e che abbia dimenticato di sistemare quel rigo, può capitare) e l'incomprensibile "dal più leale al più equilibrista" (non è chiaro, infatti, se si tratta di un errore – forse doveva essere "equilibrato" – o se il termine"equilibrista" è stato usato apposta nella sua valenza di "opportunista", che di solito è un termine figurato usato in ambito politico).
La narrazione è prolissa. Ogni azione, reazione o pensiero dei personaggi sulla scena viene descritto nei minimi dettagli. Se tale caratteristica può ritenersi necessaria nei primi capitoli perché l'autore ha bisogno di presentare al meglio la situazione e la psicologia dei vari personaggi così che il lettore possa afferrare i meccanismi della storia e sentirsi parte integrante delle vicende, l'eccessivo protrarsi di una narrazione particolareggiata (o, come in questo caso, la persistenza di tale metodo per tutta la durata del romanzo) dopo un po’ diventa stancante, appesantisce lo stile e rallenta il ritmo della lettura, rischiando così di far scemare l'interesse del pubblico.
È possibile prevedere con un certo anticipo lo svolgimento della trama, colpi di scena compresi: per fare un esempio che non sia troppo "spoileroso", già dal prologo è possibile intuire il ruolo e il peso che avranno i personaggi che lì appaiono in forma anonima.
L'argomento trattato è spinoso e diventa ancor più "pesante" proprio per l'eccessiva attenzione per i particolari, in questo caso ci si riferisce a quelli relativi alle torture e alle reiterate violenze fisiche, psicologiche, verbali e sessuali patite da Eleonora durante la sua prigionia, per cui se ne sconsiglia la lettura se siete sensibili all'argomento.

Passando all'analisti estetica, posso dire che l'immagine di copertina e il titolo sono incisivi, semplici ma efficaci nel comunicare le atmosfere cupe del testo. Forse avrei messo il titolo un po’ più in evidenza, magari in posizione centrale, con una tonalità di rosso leggermente più accesa, perché il rosso scuro su sfondo nero (specie se su carta opaca) con determinate luci e a una certa distanza non spicca molto.



!!!ATTENZIONE, DA QUESTO MOMENTO IN POI CI SONO SPOILER CONSISTENTI!!!

In due punti esatti, l'evoluzione della storia prende delle direzioni improbabili e forzate.
Il primo di questi punti è proprio verso l'inizio, subito dopo il rapimento di Eleonora.
Il marito, rientrato a casa dal lavoro, trova la falsa lettera in cui la moglie gli fa sapere che lo lascia per un altro. Le telefona, ma dato che risulta irraggiungibile va a casa di Lena, la migliore amica di sua moglie, e le mostra il foglio per sapere se lei era a conoscenza di un altro uomo. Entrambi, però, risultano all'oscuro di tutto e concordano che la fuga improvvisa della donna è strana. Alberto decide, in piena notte e sotto una pioggia scrosciante, di andare a casa della suocera, sicuro di trovare Eleonora lì, senza avvisare l'anziana per telefono per non allarmarla. A causa delle cattive condizioni atmosferiche, però, si scontra con un furgone e finisce in ospedale per due settimane.
Qui prosegue in modo illogico:
1) Alberto ha avuto l'incidente subito dopo aver lasciato la casa di Lena, scosso e in stato semi-confusionale. La voce narrante ci fa sapere che sia i quotidiani che il telegiornale parlano del suo incidente per diversi giorni. Eppure per tutto il tempo del coma farmacologico e della degenza, l'uomo non riceve visite né da parenti né da amici.
Possibile che Lena non abbia mai appreso la notizia e non abbia pensato che poteva trattarsi dell'amico? Date le premesse, se fossi stata nei panni della tizia a me il dubbio sarebbe venuto e avrei cercato di rintracciare Alberto per verificare se mi ero sbagliata oppure no.
2) L'uomo, svegliandosi dal coma, anziché trovare la moglie al suo capezzale trova Veronica, la ragazza che guidava il furgone col quale si è scontrato e subito nota quanto sia carina e solare.
Ora, il marito di una donna scomparsa nel nulla, appena svegliato dal coma, si aspetterebbe di vedere la moglie al suo capezzale: per quanto in una coppia possano sorgere dei problemi, se la moglie (in questo caso) lascia il marito e quello per cercarla ha un incidente, la cosa più naturale del mondo sarebbe vedere la moglie correre al suo capezzale, perché anche se un amore finisce quando si viene a sapere che qualcuno che abbiamo amato e con il quale abbiamo vissuto per un certo periodo sta male, nascono preoccupazioni e sensi di colpa. Non trovandola vicino a se nemmeno in una circostanza come quella, Alberto avrebbe dovuto mettersi in allarme, invece si distrae già con un'altra donna.
3) Per 2 settimane sia Alberto che Eleonora risultano irrintracciabili e nessun amico o parente li cerca. Ci viene detto che i colleghi dell'uomo non lo cercano perché proprio quel giorno si era preso delle ferie. Ci può stare, ma gli altri? A parte Lena, che ho già citato, possibile che genitori e/o i suoceri dei due sposini non abbiano telefonato a quei due nemmeno una volta in due settimane? Domanda leggittima visto che siamo a conoscenza almeno dell'esistenza di una suocera, cioè la madre di Eleonora, una vecchietta descritta dal genero come apprensiva: una così, che tra l'altro vive in un'altra città, distante dalla figlia, non le telefona nemmeno una volta in 2 settimane (che diventano 3 conteggiando anche la convalescenza che Alberto passa in casa della nuova amica Veronica) per sentire come sta?
La vicenda si impantana un po’ nella nascita dell'amore e della passione tormentata tra Alberto e Veronica.
Da pagina 160, quando viene trovato il cadavere di una donna nel bosco, assistiamo a una svolta significativa e al ritorno a una trama più coerente. Interessante e veritiero il modo in cui l'autrice si riferisce all'impatto che hanno sul pubblico le notizie che riguardano crimini violenti e anche l'esasperante e maniacale interesse dei media, paragonati a squali famelici che riferiscono ogni brutale e macabro dettaglio del delitto sena nutrire alcun rispetto né per la vittima né per i suoi familiari e amici.
È reso bene anche il modo in cui i parenti affrontano ed elaborano il lutto, come dei sopravvissuti.
Come già annunciato, la storia torna a prendere pieghe improbabili.
Mauro inizia a perseguitare Alberto e la nuova amica Veronica.
1) Alberto riceve dei pacchetti dal maniaco e la polizia giustamente mette delle telecamere davanti alle cassette della posta. Poi, però, non viene intrapresa alcuna azione contro le telefonate minatorie.
2) Veronica nota un'auto nera con un fumatore a bordo abbostata sotto casa sua da alcune sere. Sia il colore che il tipo di auto, così come il fatto che il conducente sia un fumatore, sono dettagli che corrispondono con il repitore di Eleonora descritto dai tg in base alla ricostruzione dei pochi testimoni. Le viene un leggero sospetto, ma dato che il delitto è avvenuto a Empoli mentre lei si trova a Firenze le fa pensare che sia difficile che si tratti della stessa persona; inoltre la stampa non ha mai fatto il suo nome, per cui non dovrebbe esserci motivo per cui qualcuno debba prendersela con lei. Quindi non avvisa nessuno.
Fin qui va bene. Ma quando sente di essere pedinata ovunque, quando uno sconosciuto va a raspare dietro la sua porta chiamandola per nome e chiedendole di entrare e dicendole che sa anche che i vicini non sono in casa, quando quello orina contro la porta e sullo zerbino e la mattina dopo addirittura le telefona, allora diventa inverosimile il fatto che una persona non avverta la polizia, a maggior ragione dopo che c'è stato un delitto efferato in una città vicina e dopo che lei ha avuto contatti col marito della vittima.

All'improvviso ci si accorge che l'autrice si sta preparando a far subire un repentino cambio di rotta alla storia, nel tentativo di rendere il finale sconvolgente. L'effetto sorpresa, però, non riesce perché i segnali insistenti vengono recepiti prima e innescano un sospetto duraturo che persiste fino alla rivelazione finale.

Ecco che a questo punto entrano in gioco le due leggi di Van Dine, che mi sono subito venute in mente dopo aver finito di leggere il romanzo, e che a mio parere non sono state rispettate.

Nel romanzo in questione, gli "indizi e le tracce" sono rappresentate dal comportamento, dalle azioni e dai pensieri dei personaggi che agiscono sulla scena, di cui, come detto, l'autrice ci fa una descrizione dettagliatissima.
Nonostante le stranezze cui ho accennato riguardo il comportamento di Alberto – e cioè il fatto che si distragga con un'altra donna perché comunque all'inizio sappiamo fosse convinto che la moglie lo aveva lasciato per un altro -, l'uomo viene descritto come un innocente. Persino i pensieri che formula e le azioni che compie quando è solo, e quindi quando non è necessario che interpreti la parte del vedovo addolorato in presenza di qualcuno, sono quelli di una persona innocente, devastato dalla perdita di sua moglie.
Invece, all'improvviso viene trasformato in un freddo calcolatore, che non solo odiava la moglie ma ha escogitato lui il suo rapimento e la sua morte, manipolando le azioni dell'assassino sin dall'incontro fortuito con Mauro.
Lo stesso Mauro, descritto come un sociopatico che si è creato con cura il modo per passare inosservato, che ha pianificato con crudeltà, rancore e rabbia la sua vendetta viene trasformato in burattino di Alberto, che si riscatta però lasciando una sorta di testamento col quale incastra il suo mandante.
Il lettore viene quindi ingannato, ma non con l'astuzia e quindi rispettando le regole: non viene battuto dall'autore perché non è stato in grado di sfruttare gli elementi che gli sono stati messi in mano durante la storia e che dorvebbero essere gli stessi elementi che ha la polizia e che ha lo stesso narratore, viene raggirato con l'introduzione di strane insinuazioni a pochi capitoli dalla fine che non avevano motivo di esserci visti gli elementi che il lettore aveva in mano (e ho riletto i primi capitoli del libro per assicurarmene) finchè nell'epigolo saltano letteralmente fuori dal nulla rivelazioni che capovolgono ogni cosa, di punto in bianco, col risultato, per l'appunto, di un finale che vuole essere forzatamente sorprendente e lascia il lettore interdetto e un po’ deluso.

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Consigliato a chi ha letto...
Lettura consigliata in realtà avrei messo NI:
No se siete sensibili all'argomento "violenza sulle donne" e se siete esigenti.
Si se non siete molto esigenti e vi piace particolarmente il genere.
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Racconti
 
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    24 Mag, 2012
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Uomini temerari

Esploratori perduti è un opera che si allontana dal genere romanzo per assumere i connotati del saggio.
Un saggio di elevatissimo livello contenutistico e stilistico, un saggio veramente di ottima fattura.

Il professor Mazzotti non si rivolge solamente agli addetti ai lavori,ma a tutti coloro che abbiano la voglia e la curiosità di approfondire una pagina poco conosciuta della nostra storia; ossia la storia delle esplorazioni a cavallo tra '800 e '900.
Una storia rimasta avvolta nella nebbia, una schiera di uomini coraggiosi e temerari che affrontarono pericoli, disagi, malattie, incidenti in nome di una passione travolgente per la scienza, per la botanica, per la zoologia, per l'antropologia.
Tanti furono i naturalisti italiani che intrapresero viaggi nelle zone più inesplorate del pianeta, dal Borneo al Corno d' Africa, dall' Amazzonia alla Siberia e all'Alaska.
Ad attenderli, terre inospitali a causa del clima, della conformazione geografica, delle popolazioni indigene a volte poco inclini a socializzare e infine dei gravi morbi tropicali e non, contratti strada facendo.
Eppure l'amore nutrito da questi uomini, talvolta unito all'incoscienza, per la loro missione, li spinse ad andare avanti in nome di ideali sentiti con ardore profondo.
Erano gli anni che videro gli albori degli studi scientifici e della ricerca ed ognuno era mosso dalla voglia di contribuire a scrivere un pezzetto della storia naturalistica ed etnografica del mondo.

Col senno di poi sono storie che stupiscono noi, uomini del terzo millennio, nati e cresciuti coccolati dalle comodità e dalla tecnologia. Saremmo disposti oggi ad affrontare tanti sacrifici ed il costante pericolo della vita per portare a casa dei reperti, per contribuire allo sviluppo della scienza?
Seppur mossi da qualche tornaconto economico, in queste pagine si incontrano dei veri eroi; vincenti o sconfitti, esultanti o afflitti.
Dopo aver affrontato questa lettura, approcceremo diversamente la visita ad un qualsiasi museo di storia naturale; cammineremo tra le teghe contenenti vegetali e animali con la maturata consapevolezza di quanto costò in termini di sacrificio la raccolta e la catalogazione di tutti i campioni esposti, facendo volare inevitabilmente il nostro pensiero a tutti i connazionali esploratori di cui talvolta conosciamo il nome per averlo letto sulla segnaletica di qualche strada cittadina, ma ignorandone l'importanza delle imprese.

Una lettura che fa crescere e che regala uno spaccato storico di notevole interesse, una lettura che riporta dati dettagliati delle spedizioni, una lettura a tratti molto tecnica e documentaristica in linea con lo scopo che vuole ottenere l'autore, ossia quello di aprire la porta della scienza naturalistica anche al popolo dei non addetti, senza tuttavia tralasciare una ricostruzione accurata dell'argomento, avvalendosi anche di citazioni tratte dai diari di viaggio dell'epoca.

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Racconti
 
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Yami Opinione inserita da Yami    23 Mag, 2012
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Piccoli preziosi gioielli

La copertina bicromatica, con un'illustrazione surreale che riprende gli stessi colori (un verde acquoso e un bianco panna), appare un pò anonima e di scarsa attrattiva: confesso che se fossi appartenuta a quella fascia di pubblico che nella scelta di un libro si lascia influenzare prima di tutto dalla copertina, di sicuro non avrei scelto "L'ultima consegna" dal catalogo dei libri da recensire messi a disposizione per noi della Redazione di QLibri nè lo avrei acquistato qualora lo avessi intravisto sugli scaffali di una libreria.
Lo stesso titolo del libro è scritto in piccolo e sotto il nome dell'autore, scritti entrambi con lo stesso carattere e la stessa grandezza, per cui nessuno dei due salta all'occhio se non li si guarda da una distanza di almeno 1 o 2 metri.
Tuttavia è stato proprio il titolo (messo molto più in evidenza sulla scheda del catalogo di QLibri, per l'appunto, che sul volume stesso) ad attirare la mia attenzione e a convincermi a dargli una chance e la mia scelta è stata ampiamente ripagata, perchè questa breve raccolta di racconti merita davvero.
Nonostante la sua giovane età, l'autore toscano è in grado di sorprendere il lettore con uno stile già maturo, pulito, elegante e scorrevole.
Ogni racconto ci spinge a scendere nella profondità dell'animo umano, con le sue angosce, ossessioni, passioni, sentimenti contrastanti e tormenti che possono essere vissuti, sentiti e re-interpretati seguendo molteplici chiavi di lettura.
Dall'ossessione generata da un elemento anomalo che perfora il centro di quella che era l'originaria, lineare, monotona quotidianità all'abbandono delle ostilità e l'accettazione della bellezza del diverso; dall'inquietudine provocata dal mistero alla contemplazione della maestopsità e fragilità della natura che segue lo stesso ciclo di nascita e morte dell'uomo, che si aggrappa alla vita con forza e passione finchè non sopraggiunge il momento di spegnersi come una foglia che cade dall'albero; dalle storie con un finale in sospeso da interpretare ciascuno con la propria sensibilità alla storia di un cuore mortale che insegna la morte a un essere immortale; dalle esistenze vissute tra file, attese, smarrimenti e atteggiamenti apatici e compulsivi alla resa dell'uomo che è costretto ad ammettere la sua impotenza di fronte alla natura che spazza via tutto senza riguardo per i sacrifici, i ricordi, gli affetti e il duro lavoro dell'uomo... ogni storia è intrisa di metafore attraverso le quali Filippo Bernardeschi sussurra i suoi messaggi, in attesa che il lettore li colga, li elabori e li conservi dentro di se.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    21 Mag, 2012
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Grottescamente thriller...

Inizialmente la lettura di questo romanzo mi ha lasciata fortemente spiazzata. Di solito i libri che appartengono al genere thriller si riconoscono subito da alcune caratteristiche inconfondibili, come un omicidio, che avviene quasi sempre all'inizio del libro. Ma "Senza perdono" è un libro dalla formula narrativa molto diversa dal consueto e, a parte un prologo che mette un pochino di ansia, la prima parte del libro tutto sembra tranne che appartenere ad un thriller. Vi è la storia di un marito e moglie come tanti che vanno incontro a mille incomprensioni e problematiche che mettono in crisi la loro stabilità coniugale, ma nulla di più che un dramma familiare. Ho infatti pensato di essermi sbagliata e di aver interpretato male il genere del romanzo. Ma invece no. L'autrice decide con originalità di introdurre l'argomento un poco per volta, tenendosi lontana dal fulcro della storia, come se ci stesse girando alla larga disegnandole attorno un cerchio che lentamente si stringe, presentando prima tutti i vari personaggi e narrando alcune vicende che li vedono coinvolti, facendo spesso ricorso a cambi temporali dove presente e passato si alternano nei ricordi. Nonostante i vari intrecci la narrazione risulta molto lineare, con uno stile di scrittura scorrevole e semplice, ma il coinvolgimento risulta un po' debole. E' netta la linea di demarcazione che si percepisce tra finzione e realtà e la sensazione che ho avuto è stata proprio quella di assistere passivamente ad una recita messa in atto ai fini del romanzo, con una trama molto ben ordita devo ammettere, ma a noi lettori piace l'illusione di sentire vera una storia, anche se in realtà siamo consapevoli che non lo è, e in questo libro non accade. Inoltre, vi sono dei personaggi molto caricaturali ed eccessivi che ho trovato stonati sia nel contesto della storia, sia rispetto al genere letterario del libro, e che contribuiscono a rafforzare questa idea. C'è la tendenza all'esagerazione, all'enfatizzare al massimo i difetti, a creare coincidenze impossibili, situazioni strane, improbabili, in parte di cattivo gusto. I personaggi agiscono come marionette e in alcune scene sembra addirittura che l'autrice gli abbia tolto qualsiasi facoltà di eseguire anche i più minimi ragionamenti logici. Ma a parte questa lunga serie di difetti, il romanzo riesce a salvarsi con un finale del tutto inimmaginabile, che è riuscito negli ultimi capitoli a farmi appassionare maggiormente e a tenermi con il fiato sospeso, cosa che non mi sarei aspettata visto l'andamento generale della storia. Anche il finale devo dire che è bizzarro, grottesco sarebbe la parola più appropriata, proprio come per definire il resto del romanzo. Tuttavia mi è piaciuto, l'ho trovato un epilogo degno, appropriato, che fa riflettere sulle conseguenze delle azioni. "Senza perdono" è un titolo giusto per un romanzo che in definitiva riesce ad intrattenere senza troppe pretese, non mancano i difetti ma non mancano le idee originali e le trovate ben riuscite. La sufficienza se la merita.

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Poesia italiana
 
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Yami Opinione inserita da Yami    21 Mag, 2012
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Piccole storie, profonde emozioni

Piccole storie indaco è una raccolta di pensieri e riflessioni che personalmente, per alcune sue caratteristiche, preferisco collocare a metà tra poesia e racconto.
Il giovane autore da voce al suo io più intimo, interrogandosi sul significato della sua esistenza passando attraverso ricordi, tormenti, emozioni, affetti, fede, alla ricerca di una felicità e di un equilibrio interiore che possano fargli ritrovare la pace e la spesierata serenità proprie dell'adolescenza.
Si tratta di scritti molto profondi che vanno a toccare le delicate corde dell'animo umano e nei quali è possibile ritrovare gli stessi percorsi e le stesse domande che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo affrontato lungo il tormentato cammino tracciato dalle nostre esistenze.
La perdita della purezza, dell'innocenza e della capacità di vivere e di godere della semplicità delle cose, come facevamo negli anni dell'infanzia, che coincide con l'ingresso, a volte forzato, nel mondo degli uomini adulti; la paura di crescere e tramutarci in qualcosa di diverso e tristemente vuoto; l'afflizione nel percepire consapevolmente la perdita graduale dei sentimenti e dei valori più nobili come l'amore, l'amicizia e la verità e la nascita di un desiderio "proibito", quello di chiudere gli occhi e spegnersi prima che l'anima innocente venga contaminata e corrotta dal male che affligge il nostro mondo malato e volare tra le braccia dell'eterno; la ricerca della salvezza nella fede in Dio, luce di speranza e unica ancora alla quale aggrapparsi, benché invisibile all'occhio umano; la riscoperta degli affetti, degli amori passati, presenti e futuri... Queste sono le tappe compiute da Paolo Amoruso durante questo viaggio interiore.
La nuova generazione che gli "adulti", con molta leggerezza, tendono a condannare ed etichettare come marcia e priva di valori, a quanto pare invece conserva ancora una luce, che splende nei cuori dei più sensibili che soffrono, si confrontano e si scontrano con la parte oscura che risiede nei loro cuori, dove la rabbia repressa generata da un mondo cattivo che spegne sogni e speranze per il futuro cerca di divorare la loro anima e si battono affinchè quest'ultima non venga consumata dall'oscurità e continui a brillare piena di speranza.
La figura più ricorrente, non a caso, è quella dell'angelo, essere etereo e puro, simbolo di innocenza assoluta.

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Romanzi
 
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    19 Mag, 2012
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Un po' di follia non guasta.

Asinara Revolution è la storia di di una battaglia, raccontata dai due ragazzi che hanno fondato e gestito il gruppo Facebook “L’isola dei cassintegrati”. C’è molta realtà da scoprire in questo libro.

Innanzitutto, c’è la storia di una grande protesta operaia e dei suoi protagonisti. Da qui si innesta la storia del gruppo, che arriva a raccogliere più di centomila membri e riesce a raggiungere l’attenzione delle istituzioni e dei media tradizionali, quelli che operano “dall’alto”. Può essere molto interessante, soprattutto per chi non conosce l’ambiente, scoprire come può nascere, crescere ed esplodere un gruppo “virtuale”. Sì, le potenzialità dei social network sono davvero notevoli, per chi conosce bene il mezzo e la materia.

C’è la vita del gruppo virtuale, c’è quella del reality reale, c’è il lato peggiore della globalizzazione, c’è l’imperdonabile insipienza dei potenti, c’è la Sardegna, c’è l’Europa dei cervelli in fuga. E poi c’è l’Asinara, la sua storia, i suoi colori, la sua bellezza, i suoi asini albini “che ragliano alla luna”. C’è anche Enrico Mereu, ex guardia carceraria e scultore, che ha conquistato con coraggio il diritto di vivere nella sua isola: le sue sculture e la sua storia meriterebbero un libro intero.

La qualità della scrittura è buona nelle parti romanzate, ma nei dialoghi e nei racconti in prima persona non mantiene sempre il ritmo: la girandola di nomi e personaggi gira troppo in fretta, le scelte lessicali e l’ironia scadono qua e là.

In sintesi, un libro interessante, ricco di contenuti. Un libro da leggere. Consigliato soprattutto a chi vuole conoscere la vera storia e i segreti dell’Isola dei cassintegrati, per chi vuole scoprire qualcosa di più sulla Sardegna e sull’Asinara, per chi vuole conoscere le gesta di due giovani davvero “intelligenti, talentuosi e spregiudicati”:-)

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narrativa e critica sociale.
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Romanzi
 
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    15 Mag, 2012
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IL FOLLETTO RICONOSCENTE

Il protagonista del romanzo della Libutti, Stefano, da bambino, passa le ore “con il naso appiccicato alla finestra a fissare le gocce” di pioggia e “ a immaginarci dentro l’universo intero”, la qual cosa preannuncia il futuro scrittore. Infatti è tale chi sa scorgere l’universo intero in una particella insignificante e tramite il processo creativo rende partecipi gli altri della sua visione. La costruzione di un mondo “parallelo” è una reazione alle frustrazione di un esistenza negata, una sorta di strategia di attacco e difesa come per una partita a scacchi, hobby prediletto da Stefano? Il rapporto arte/ vita è problema complesso, tuttavia i casi come quello di Stefano/ Thomas Jay nella loro schematica esemplarità sembrano darci una facile risposta: l’abbandono dei genitori, la segregazione nella celle di una prigione, l’emarginazione sociale stimolano il talento, basta leggersi “Diario di un ladro”di Genet o “L’educazione di una canaglia” di Bunker per averne conferma. Tuttavia a differenza dei suoi probabili modelli Thomas non descrive l’inferno carcerario né la realtà al di fuori di lui: i suoi libri sono allegorie non realistiche ambientate in isole dove “non sorge mai il sole” o dove tutto “è in bianco e nero”, il cui scopo è far nascere “il sorriso sul volto del lettore”. Coerentemente “Thomas Jay” ovvero la sua supposta autobiografia inviata in forma epistolare ad Ailie, una donna conosciuta un tempo, non è affatto tale: l’ estenuante percorso di autoanalisi dell’anima reclusa in cerca di redenzione inibisce il racconto degli eventi. Stefano in realtà è stato battezzato Thomas Jay da Max, il proprietario di una lavanderia che l’ha accolto ed amato da adolescente: questi è il nome di un folletto che si perde nella notte e non riesce più a ritrovare la strada di casa. Il tuffo nella coscienza del folletto ’ergastolano” non consente alla fine grandi risultati conosciutivi, se non appunto la gratitudine nei confronti di chi ci ha aiutato a trovare ciò che eravamo destinati a trovare.

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A chi è interessato alla seguente tematica: arte e vita.
Vale comunque la pensa di leggere i modelli lontani a cui il romanzo rimanda: le opere di Genet e di Bunker
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Racconti
 
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4.3
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    14 Mag, 2012
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Viaggiando nel verde

Ultimamente mi capita di leggere libri molto interessanti e questo non fa eccezione.
Non ho potuto seguire il consiglio dello scrittore, ovvero sedermi all'ombra di un bell'albero e leggere questo libro, il tempo (sempre poco) non me lo ha consentito, ma non per questo ho trovato la lettura meno interessanre, forse sarebbe stata più suggestiva, chissà...
"La selva della seduttrice. Viaggio nel verde letterario" è un libro che analizza con umorismo e un pizzico di ironia, frammenti di opere di grandi autori dove si parla di alberi, boschi, natura e del loro rapporto, spesso conflittuale, con l'uomo..
Il titolo parla di viaggio, sì, è proprio un viaggio perchè lo scrittore non solo ripercorre la storia della letteratura prendendo opere che vanno dal 2500 a.C. al 1942, ma ripercorre anche le idee dell'uomo nei confronti della natura.
Quanti secoli! Quante visioni spesso contrastanti della natura!
Prima viene venerata come esempio da seguire, la pace a cui tutti dovremmo aspirare, il simbolo dell'innalzamento verso il cielo, poi l'uomo la sfrutta, diventa tenebrosa, velenosa.
Così il bosco viene visto nella sua duplicita: un luogo di pace da cui trarre ispirazione, ma, appena cala la notte, diventa un luogo di figure contorte e strani rumori.
99 capitoli e altrettante opere descritte con uno stile diretto, talvolta divertente e ironico.
L'autore ha anche inserito un 100esimo capitolo fatto apposta per il lettore. Non ho avuto molti dubbi riguardo al libro che sceglierei, metterei un pezzetto di "Le voci del bosco" di Mauro Corona dove gli alberi hanno una propria personalità e non sono poi così diversi dagli uomini, ma questa è un'altra storia (di cui ho fatto la recensione).
Concludo riportando una piccola parte della conclusione che lo stesso scrittore ha inserito nel libro, credo che non ci siano parole più appropiate di queste.
"Fermiamoci qui, per ora. Usciamo dal labirinto verde salutando i suoi inquieti abitanti sfuggiti alla fantasia degli scrittori per vagare in eterno nella foresta del nostro immaginario.
Li salutiamo mentre, tutti in cerchio, danzano intorno all'albero cosmico della vita":

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o vuole legere di natura. A chi vuole concedersi una pausa dalla città.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.3
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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    14 Mag, 2012
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L'ultimo Vangelo

C'è un proverbio arabo che dice: la vita si compone di due parti, del passato che è solo un sogno e del futuro che altro non è che un desiderio.
"Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, poiché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore".
Altro proverbio arabo: Quando parli, il tuo discorso deve essere migliore di quello che sarebbe stato il tuo silenzio.
Ecco attraverso questi tre passaggi mi sembra di poter racchhiudere la descrizione di questo romanzo storico, che per stile e descrizione dei fatti può ricordare vagamente alcune opere del celebre Hitchcock, tra tutte la donna che visse due volte.
Pensate 583 pagine per descrivere gli avvenimenti che si sviluppano in un paio di giorni, inframmezzati dal racconto della conquista dei turchi di Costantinopoli, durante la quale i personaggi hanno dato il "là" agli intrighi ed enigmi che ci accompagneranno praticamente fino alle ultime pagine.
Sembra di attraversare un incubo, un sogno, una speranza disperata leggendo la trama descritta in queste pagine che si fa un po' fatica a leggere all'inizio ma poi l'autrice riesce a cogliere nel segno e ad attrarre, con una fosca trama, il lettore che divora letteralmente le parole per scoprire cosa è realtà e cosa è immaginazione.
Di sicuro impatto sono le descrizioni degli scontri sulle mura di una Costantinopoli cristiana asserragliata dai turchi musulmani.
Finale un po' affrettato ma non ha rovinato un altro buon colpo editoriale della Fannucci con Time Crime.
Buona lettura a tutti.
Syd

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Romanzi storici
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Gialli, Thriller, Horror
 
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mt Opinione inserita da mt    12 Mag, 2012
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Gioco spietato

La scelta di questo libro?....Solo il titolo lo merita!
.....Laura, medico urgentista legata sentimentalmente all'abile chirurgo Alex, si sveglia dal coma dopo un grave incidente, piano piano recupera la memoria ma alcuni particolari continuano a sfuggirle.
....un uomo senza scrupoli, un manipolatore detto il Falco.....aspettava, osservava, programmava.
In un bosco viene ritrovata Anna una signora anziana orrendamente mutilata, ma ancora viva, rinchiusa nel suo stesso corpo senza la possibilità di comunicare con nessuno......Diego, Giuseppe, Andrea tre amici con l'abitudine di inaugurare la stagione del trekking, salendo su a la malga da Remo assistono ad un orrendo spettacolo e, solo uno di loro ne farà ritorno........il dott. Castello viene trovato ..suicida nel suo studio e uno stimato professore e una veterinaria svaniscono nel nulla.
Storie disseminate di indizi che si intrecciano legate da un filo comune alle quali l'astuto e intuitivo commissario Parola indaga.
Qualcosa di inspiegabile e sconcertante stava accadendo in un laboratorio sotterraneo dove un'equipe di scienziati, stava portando a termine un progetto "salva vita".
Che cos'è che si stava sperimentando? Cosa accade? Qualcosa di non previsto?
La trama la si può definire .....apparentemente irreale......la violenza è nella natura dell'uomo anche se è difficile da ammettere; fa parte di noi in qualche modo.
Questo libro non mi è piaciuto molto...ma di più, è un libro che ti tiene incollato alle pagine dalla prima all'ultima e non ti da mai nulla per scontato....scorrevole...bello!

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Medical trhiller
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Poesia italiana
 
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EvaBlu Opinione inserita da EvaBlu    10 Mag, 2012
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Quando la Poesia diventa Stupore

Tra i miei sogni più grandi ce n'è sempre stato uno forse non troppo comune: quello di rinvenire per puro caso il taccuino di uno sconosciuto; uno di quegli affari con la copertina indifferente ma pieno zeppo di pensieri e di vita riversata su pagine e pagine di inchiostro da scoprire e da bere come fosse linfa.

Di taccuini non ne ho mai trovati, ma la scorsa settimana mi è arrivato per posta questo libro, catalogato tra il genere poetico, che io stessa ho richiesto e che non smetto di rigirarmi tra le mani rileggendone ogni tanto qualche stralcio. Estasiata.

Perché mai quarta di copertina fu più veritiera, ed Acrilirico è sul serio " un libro inclassificabile. Scomponibile e ricomponibile a piacimento".

Acrilirico è soprattutto un libro oltre le attese, oltre la prospettiva comunque limitata o limitabile dei versi, oltre la rassicurante e ordinaria tranquillità della pagina stampata ed editata ed oltre l'ordine contenutistico degli argomenti.

Acrilirico è Stupore, che si fa vivere solo se disposti a scivolare su uno stile-non-stile, libero come solo liberi possono essere i pensieri e stimolante come solo un linguaggio nutrito e ricco può rendere uno stile accompagnandolo in una danza sostenuta.

È così che luoghi e tempi differenti si accavallano o si danno il cambio in un andirivieni di poesia dell’anima e della mente che indossa a tratti un costume poetico del tutto originale ma assolutamente lirico e profondo; poesia che avvolge il lettore chi vi si immerge conducendolo al cospetto della vera essenza dell’autore.

“Accadde quando accadde e il quando proprio non me lo ricordo. […]
Vinsi una volta, so. Vinsi una volta, spermatozoo capace di saltelli
e di slanci, […]
ma adesso perdo il passo.
il tempo che non ho mi preme e quello che non ho mai avuto
i ricordi, punte rotte dentro di me […]”

Eccolo qui il mio taccuino, zeppo di pensieri e di vita; non ci sarò inciampata per caso per strada ma me lo tengo come fosse quello che ho sempre desiderato ritrovare. E soprattutto non avrò mai il cruccio di doverlo restituire; anzi, avendo preso nota dell’esistenza dell’autore Gian Maria Turi sarò felice di sperimentare altre sue eventuali opere.

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A chi ama la poesia in genere e sopratutto a chi desidera sperimentare forme nuove di lettura.
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Fantascienza
 
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    10 Mag, 2012
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PER STRADA

Esiste un modo per raccontare la fine della civiltà, dopo l’Olocausto nucleare? La scomparsa dei saperi, ha depauperato la lingua: i periodi si troncano, il pensiero si scarnifica in frasi brevissime, la parola è un respiro rattenuto nell’atmosfera mortifera per le radiazioni. Avoledo ne“Le radici del cielo”, capitolo italiano del ciclo fantascientifico dello scrittore russo Glukhovsky, al fine di rendere immediatamente percepibili gli orrori della distopia a cui i romanzi di fantascienza ci hanno abituato, ha elaborato un’architettura stilistica scheletrica, e per questo ansiogena, epidermica: in un pianeta deprivato della luce e dei colori, agli uomini ridotti a vivere nei sottosuolo per comunicare non restano che i residui di idiomi oramai morti. E ritrovando in sé il lessico perduto il protagonista del romanzo, Padre John, racconta in prima persona a un’improbabile posterità il suo viaggio da Roma a Venezia in compagnia di una scorta armata e di una scienziata: essi devono trovare e riportare indietro il Patriarca che possa convocare un Concilio ed eleggere un nuovo Papa, ovvero il simbolo di un possibile ripristino di un ordine spirituale/etico. Un uomo di fede è la guida morale più rassicurante per accompagnare il lettore inorridito nell’inferno italico, popolato di mostri e di pochi sopravvissuti obbligati a banchettare con le carni di bambini. La raccapricciante metamorfosi del mondo conosciuto include paesaggi, città, persone e dal disgusto si salva solo la dignità di una domanda: se esiste Dio, come una realtà del genere può essere anche solo immaginata? Dio ci ha messo per strada e noi pensiamo o sogniamo o ci illudiamo di arrivare alle radici del cielo: questo pensa John/Avoledo.

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Per chi ama la letteratura dell'antiutopia.
Per chi è interessato ai seguenti percorso: il viaggio nell'immaginario dall'Odissea a "La strada" di Mc Carthy.
Utopie e distopia dalla riflessione filosofica alla narrativa fantascientifica.
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Romanzi
 
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    09 Mag, 2012
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Il dolore che insegna

Lo ammetto:sono in profonda difficoltà con la recensione di questo romanzo.
In genere mi metto davanti un foglio word e in dieci minuti butto giù in pieno istinto le mie sensazioni.
Sono giorni che invece rimugino su Antologia della malata felice.
Il libro è breve,ma dotato di una tale intensità che per descriverlo ci vorrebbero più parole di quelle che lo compongono.
Racconta una storia se vogliamo semplice,sicuramente non innovativa,ma con al suo interno talmente tante sfaccettature da lasciar basiti.
Sono Mirna e Mia a parlarci da queste pagine.
La prima è una donna,una madre,una moglie abbandonata su cui,come uno sciacallo(perché tale è questa malattia),si avventa il cancro nel momento di maggior dolore.
Mia è sua figlia.Una figlia divisa a metà:tra il senso del dovere che le impone di restare al fianco della madre e la voglia di andare via per sentirsi libera;tra l’amore classicamente edipico per il padre e l’odio più profondo.(Perché se l’uomo che dovrebbe amarti di più al mondo se ne và……beh il male è troppo grande.)
Alternandosi come voci narranti di capitolo in capitolo, ci aprono le loro menti senza alcuna censura,senza nessun pudore.
Denso,intenso,viscerale,corposo:sono questi i primi aggettivi che mi vengono in mente.
Quando leggo un autore emergente,di nicchia o,diciamocela tutta,sconosciuto mi aspetto sempre molto poco.So che il mio è un pregiudizio,ma l’onestà mi impone di confessarlo.
Ecco perché sono rimasta cosi stupita e stranita da quest’opera.
C’è talmente tanto talento che il primo nome che mi è venuto da associare è stato Viola Di Grado.
(Per chi non la conoscesse è una giovane autrice di una bravura che sconvolge.)
Perché,come lei, la Bonanno ti trascina dentro la storia,te la scaraventa in faccia,forse con più garbo,ma con la stessa onestà.
Ci sarebbe tanto da aggiungere:ci sarebbero da sviscerare le dinamiche di competizione tra una madre e una figlia;ci sarebbe da discutere sul senso di inadeguatezza che un genitore prova;ci sarebbe da capire come chi ci ha amato, e dovrebbe farlo ancora, arriva a guardarci con indifferenza;ci sarebbe da soffermarsi sul momento in cui i figli si vedono costretti a diventare genitori e prendersi cura di loro in un capovolgimento di ruoli che mette paura;ci sarebbe da parlare della malefica intelligenza di una malattia che compare quando siamo già prostrati;ci sarebbe da andare indietro,fino a Nietzsche che ci ha insegnato che ciò che non ci uccide ci rende più forti.
Ci sarebbero milioni di cose da dire.

Ma perdonatemi:io stavolta ammetto il mio fallimento.
Tutto queste cose non le so dire.
Do solo un piccolo consiglio:leggetelo.

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Fantasy
 
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3.5
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4.0
Sordelli Opinione inserita da Sordelli    04 Mag, 2012
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Viaggio ad Aldimondo...

Zak Elliot è un ragazzo di 14 anni, orfano e con una sola passione: quella per la lettura.
Un mattino si ritrova, per l'ennesima volta, ad inseguire la cosa più sfuggente di tutta la sua vita: l'autobus per andare a scuola. Rassegnatosi all'averlo perso, torna sui soi passi; mentre riflette, arriva davanti alla vecchia libreria, abbandonata da molto tempo. Incuriosito si mette a sbirciare all'interno di essa, scorgendo scaffali pieni di libri polverosi. Improvvisamente, nel tentativo di evitare lo schizzo che una macchina aveva alzato da una pozzanghera, Zak si tuffa verso la porta della libreria, la quale cede. Una volta dentro, la porta si richiude e Zak è costretto a cercare qualcuno che possa aiutarlo ad uscire. Presto incontrerà un misterioso personaggio che gli racconterà di un altro mondo e di una guerra lontana, di un importante libro perduto e di eredi....e quando Zak sente profumo di avventura, non può che buttarsi a capofitto nell'impresa.

"Zak Elliot e il Libro del Destino" è la prima avventura de "Le Cronache di Aldimondo".
Aldimondo è un regno magico, abitato da gnomi, elfi, giganti e altre bizzarre creature. Zak si ritrova completamente catapultato da una vita pressoché normale, in un'avventura che ha dell'incredibile. La lettura è scorrevole e un capitolo "tira l'altro". L'unico difetto, se così si può definire, è che questo romanzo (io personalmente) lo catalogherei come un romanzo per ragazzi: durante la lettura, mi sono spesso immaginata a leggerlo a mio figlio, un giorno. Per i più giovani è un libro prezioso anche per il bell'insegnamento che lascia: l'unione fa la forza e anche nei momenti di sconforto non bisogna mai smettere di sperare.
Un'altra cosa molto bella di questo libro è la grafica: infatti è ricco di disegni e le pagine stesse sono stampate in modo tale da sembrare fogli antichi dai bordi rovinati.
Insomma, se volete tornare un po' ragazzi, sorridere e vivere una carinissima avventura, questo libro fa per voi!

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Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
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4.0
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4.0
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5.0
peucezia Opinione inserita da peucezia    04 Mag, 2012
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Storia di un gigante buono

Scorrevole e gergale nella narrazione senza disdegnare termini pseudo-dialettali il romanzo racconta di un gigante buono, Lazzaro è il suo nome, che, come fece Zalone nel suo primo film, parte dalla natìa Polignano verso la tentacolare Milano in cerca di lavoro.
Di fatto la storia è divisa in due parti distinte: quella dedicata a Polignano più colorita anche se poco benevola nei confronti dell'incantevole paesello a picco sul mare e quella meneghina a volte più dura, che non manca di sottolineare gli aspetti più contraddittori e negativi della vita nelle grandi città.
Le vicende tragicomiche del nostro eroe sono raccontate con molta ironia anche quando il protagonista si trova nei guai così come fece Fielding narrando le avventure del suo Tom Jones.
Belle le descrizioni dei personaggi tese a catturare le essenze dei singoli difetti ma con molta amabilità. Narrazione onnisciente con uso di dialogo diretto libero e scarsa intrusione da parte del narratore nelle vicende del personaggio eccezion fatta per l'introduzione e la conclusione della storia che richiamano la divisione classica propria del romanzo ottocentesco , anch'esso omaggio ironico ai tanti romanzi che in passato si occupavano di narrare eroiche avventure.
Molto televisivo e attuale nelle citazioni corre il rischio di bruciarsi troppo in fretta perché col tempo molte allusioni alla stretta attualità potrebbero cadere nel dimenticatoio.
Sicuramente adattabile agli schermi televisivi ( e non a caso è stato scritto a due mani da due autori di trasmissioni di successo) il libro è adatto per una lettura spensierata estiva o domenicale perché godibile e ben scritto.Consigliato.

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Carofiglio
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