Il giro del mondo in 80 giorni Il giro del mondo in 80 giorni

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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    20 Febbraio, 2018
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Il giro del mondo

Non avevo mai letto Verne, se non, forse, brevi spezzoni a scuola presto dimenticati.
È una lacuna che voglio colmare in tempi brevi, considerando quanto mi è piaciuto questo libro!!

Purtroppo le numerosi trasposizioni cinematografiche mi hanno creato alcune aspettative (la mongolfiera!!) che sono state disattese, ma non mi sono goduta di meno questo fantastico viaggio intorno al mondo in soli 80 giorni.
Phileas Fogg è uno dei protagonisti di questo romanzo un gentleman inglese solitario, taciturno e abitudinario che inaspettatamente, contrariamente alla sua indole, scommette con i soci del suo circolo sulla riuscita di un viaggio intorno al mondo in soli 80 giorni, e Jean Passepartout è il suo servitore che lo accompagna in questo mirabolante viaggio.
Carrozze, treni, navi e altri mezzi di trasporto un po' meno convenzionali sono quelli incontrati in questo viaggio, un viaggio intorno al mondo.

Con uno stile impeccabile e un po' umoristico Verne ci racconta di paesi esotici e culture diverse ma soprattutto di un viaggio.

Ho amato anche il commento finale di Atonio Faeti che esprime le sue considerazione su un analogo viaggio moderno che con tutte le comodità e tutto a portata di mano (per non parlare degli aerei) che renderebbe sicuramente meno magica e meno pittoresca questa avventura.

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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    21 Ottobre, 2017
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Ottanta giorni… meno uno !

Un titolo che non ha certo bisogno di presentazioni, questo di Jules Verne, reso ancor più popolare da famose trasposizioni cinematografiche e film d’animazione.
La storia è nota: un pacato gentleman inglese, il suo fido domestico francese, un caparbio ispettore di polizia, una scommessa da vincere, un viaggio in apparenza impossibile e monotono che si rivelerà, in realtà, decisamente fattibile e avventuroso.
A quasi 150 anni dalla sua pubblicazione, “Il giro del mondo in ottanta giorni”, così come tanti altri romanzi di Verne, ha tutte le carte in regola per appassionare anche i lettori d’oggi. E senza distinzione d’età. Credo, infatti, che la vecchia etichetta di letteratura per ragazzi non possa che andare stretta a un libro come questo, che ha l’indiscusso merito di far viaggiare chi legge pur tra le mura di casa, trasportandolo di colpo dalle ordinate strade di Londra a quelle più caotiche delle città dell’Estremo Oriente, dalla giungla indiana alle praterie americane calpestate da mandrie di bisonti, dal Canale di Suez alle agitate acque dell’Oceano Atlantico.
Trama davvero coinvolgente al punto che, con lo scorrere dei capitoli, mi sembrava di fare ormai parte del gruppetto di Phileas Fogg, mentre si sbarcava da un piroscafo per correre subito alla stazione ferroviaria a prendere il primo treno in partenza per la destinazione successiva; e si è andati non solo per mare e lungo le ferrovie del mondo, ma persino in groppa a un elefante e a bordo di una mongolfiera. Un modo di viaggiare, in verità, alquanto insolito e bislacco, sempre con l’assillo dei giorni contati; tuttavia, non meno avventuroso rispetto ad altri.
Da aggiungere che la lettura in lingua originale è stata di per sé un bellissimo viaggio: la prosa di Verne, a tratti addirittura piacevolmente spiritosa, si è rivelata di un fascino singolare, pur nella sua semplicità. Ho sottolineato alcuni passi in cui le parole riescono a dipingere immagini molto suggestive, come questo che riporto:

“La jeune femme, assise à l’arrière, se sentait émue en contemplant cet océan, assombri déjà par le crépuscule, qu’elle bravait sur une frêle embarcation. Au-dessus de sa tête se déployaient les voiles blanches, qui l'emportaient dans l'espace comme de grandes ailes. La goélette, soulevée par le vent, semblait voler dans l'air. La nuit vint. La lune entrait dans son premier quartier, et son insuffisante lumière devait s'éteindre bientôt dans les brumes de l'horizon. Des nuages chassaient de l'est et envahissaient déjà une partie du ciel.”

Non so se l’autore abbia effettivamente visitato i luoghi di cui parla. Nel caso non li avesse visti tutti con i propri occhi, considerata la dovizia di particolari e l’accuratezza di certe descrizioni, ciò che lui ha scritto sarebbe allora doppiamente straordinario.
Tra i personaggi, molto ben riuscito quello di Passepartout, atletico e scattante, talvolta un po’ pasticcione, davvero divertente poi con quel suo candido e inopportuno modo di fare nella scena conclusiva del romanzo; un bel personaggio anche quello di Fogg, capace, seppur in apparenza imperturbabile, di guizzi imprevedibili. Così come imprevedibile è il colpo di scena finale della storia, quando oramai la scommessa sembra perduta (e al quale si riferisce il titolo di questo mio commento)… Un grande classico, da leggere e rileggere, per i viaggiatori (e i sognatori) di ogni tempo!

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    26 Aprile, 2016
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La ricchezza vien viaggiando

Giovane, celibe, bello, elegante, ricco e tremendamente britannico. Preciso e metodico fino all’inverosimile, l’esito di una impresa non puo’ dipendere dal caso, ma dal calcolo : Phileas Fogg.
Se l’evento e’ greve ma sulla carta fattibile, per il nostro gentleman londinese non ci sono dubbi. Cogliere la sfida ed immolarsi in un’avventura colossale ma matematicamente verosimile, ossia compiere il giro del mondo in ottanta giorni, e’ un atto dovuto.
Inghilterra, Italia, Egitto, India, Hong Kong, Giappone, Stati Uniti, Londra. Era il 1872 ed i grandi viaggi si consumavano su rotaie o via oceano, in un corposo dispendio di energie, tempo e denari .
Sabato 21 dicembre , entro le ore 20.45 , scocca il minuto ultimo per presentarsi al Reform Club ed incassare o versare l’ingente somma scommessa .

Mr. Fogg e’ uomo di parola e soggetto impassibile, piu’ che in un viaggio egli si sta cimentando in una questione di onore. Eppure, anche se egli pare avere gli occhi puntati solo sul preciso itinerario senza spazio per distrazione alcuna, ecco che il mondo continua a girare attorno a lui con un ritmo tanto marcato quanto memorabile. E nel vivo dell’incessante rotazione attorno all’emisfero, il racconto si snoda attraverso un itinerario di luoghi ma anche di persone, di tradizioni locali, di mille peripezie e contrattempi.
Un romanzo d’avventura che indossa i decenni con tutto il decoro di quelle opere intramontabili che non temono il tempo, il racconto di Verne scorre velocemente e appassionatamente. Divertente ed avvincente, un bel classico di intrattenimento.
Mr. Fogg ne converra’ e mai mi stanchero’ di dirlo, costi quel che costi , viaggiando non si puo’ che guadagnar qualcosa, buona lettura.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    25 Aprile, 2015
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Il bello di un viaggio non è la meta…

Esistono tanti libri, storie, che crediamo di conoscere. Attenzione, dico crediamo perché queste storie sono talmente famose, talmente sfruttate al cinema o in altri ambiti, che abbiamo l’illusione di conoscerle appieno, quando in realtà non abbiamo nemmeno mai aperto il libro che le ha partorite. Mi è capitato tantissime volte, ma ultimamente la mia mente si rifiuta letteralmente di crogiolarsi in questa illusione, e vuole scoprire a tutti i costi i dettagli di quelle storie. Tra queste, anche il famosissimo giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne.
Jules Verne incarna l’essenza dell’originalità, passato alla storia come autore di storie intriganti e avvincenti. Forse non sarà uno scrittore profondissimo o evocativo, ma c’è da dire che in quanto a idee era un vero e proprio genio, e non credo ci fosse bisogno di specificarlo ulteriormente. Il suo stile semplice si presta perfettamente a questa storia, quella di Phileas Fogg, gentiluomo inglese che, insieme al suo domestico Passepartout (mai nome cadde più a fagiolo), si immola nella allora impossibile impresa di traversare il globo in soli ottanta giorni.

Può un uomo tranquillo prendere da un giorno all’altro la decisione di attraversare il mondo in un tempo impossibile? Può un uomo schematico, preciso, decidere di mollare tutti i suoi programmi in nome di una folle scommessa che lo metterà brutalmente di fronte a innumerevoli incertezze? Signore e signori, vi presento Phileas Fogg. Egli non viaggia per denaro, né per gloria o fama. Per cosa allora? Difficile dirlo, sta di fatto che non vi sarà avversità abbastanza grande, né tribù abbastanza sanguinaria, né tempesta abbastanza devastante da fermare quell’uomo imperturbabile, che non mostrerà uno straccio di turbamento nemmeno nelle situazioni più disperate. Non importa se a bordo di un treno, di una nave, di una slitta, o sul dorso di un elefante; lui vuole portare a termine il suo viaggio ad ogni costo, senza nemmeno darlo a vedere. Ci porterà con sé e ad un certo punto anche noi, come Passepartout e gli altri compagni di viaggio, vorremo spingerlo ad ogni costo verso la sua meta, inconsapevoli che il meglio di quel viaggio non lo aspetta all’agognata meta, ma lungo il suo percorso. Chissà se Phileas Fogg, prima di intraprendere quel viaggio, fosse già consapevole della felicità che gli avrebbe regalato quel tragitto. Felicità che, come ben sapete, è ben più che un mucchio di misere banconote.

"Un vero inglese non scherza mai su una cosa seria come una scommessa."

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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    19 Marzo, 2015
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Mutatis mutandi

Ci sono momenti nella vita in cui essere viaggiatori in prima persona è impossibile, per cui il mio animo vagabondo compensa l'inattività fisica imponendomi la lettura di libri come questo capolavoro di Jules Verne.
Stile Britannico, rigore e puntualità esasperata caratterizzano il protagonista Phileas Fogg, trascinatore indiscusso delle vicende e motore di questo giro del mondo incredibile in un epoca in cui l'unica cosa umana a volare era la fantasia. Gli altri personaggi, Passpartout, Adua, Fix i principali, co-protagonisti per creare un romanzo divertente e scorrevole e dare smalto ed evidenza al grande punto di forza della storia. La contrapposizione tra il suo protagonista, impassibile e maniacalmente abitudinario, e il viaggio stesso, avventura ricca di imprevisti e cambiamenti. Si crea un dualismo affascinante, che fa sorridere, talvolta irritare catalizzatore dell'attenzione che, senza dubbio, spinge a proseguire la lettura.
Trucchi, escamotage e fortuna per portare a termine un compito al prezzo di 20.000 sterline, permettendo al lettore di passare dall'Inghilterra all'India, dall'India alla Cina, dalla Cina all'America senza staccare il sedere dalla sedia di casa, perdendosi nella descrizioni dei luoghi come in un cartolina inviata da amici in vacanza in paesi esotici.
Linguaggio semplice, essenziale che non trascura un po' di puntualizzazioni scientifiche e qualche termine marinaresco per accompagnare un tragitto per lo più fatto in acqua,
Sempre piacevole e, per l'epoca di pubblicazione, innovativo è un classico da non sottovalutare!

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libri di viaggio, classici
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IdaLikeMarilyn Opinione inserita da IdaLikeMarilyn    16 Febbraio, 2015
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Un viaggio di inaspettata modernità

Ho letto questo libro dopo averlo tenuto per quasi un anno sulla mensola dei libri mai letti, pensando fosse il solito classico "polpettone" e illeggibile, infarcito di descrizioni esageratamente dettagliate e poca azione.
Posso assicurarvi che non è nulla di tutto questo. Ovviamente, trattandosi di un romanzo d'avventura, l'incipit non è mai un tripudio di entusiasmo, in poche parole non ti ispira a continuare, bisogna superare il blocco iniziale della presentazione del protagonista, della sua routine e della scommessa.
Il personaggio principale, il ricco Phileas Fogg, è caratterizzato dalla stereotipata antipatia inglese che non permette ai lettori di affezionarvici, ma che si impara ad apprezzare durante il corso del libro. Tutti gli altri personaggi, in particolare Passepartout, sono descritti in modo più sommario, ed ci si deve avvalere della propria immaginazione. *Nota: il centro di questo romanzo è il viaggio, alle emozioni, al carattere, alle caratteristiche fisiche e psicologiche dei viaggiatori è data poca importanza. Vengono descritti giusto i pochi tratti necessari per non farli sembrare dei perfetti sconosciuti.*
La descrizione del viaggio intorno al mondo è semplicemente azzeccata. Naturalmente Jules Verne non ha potuto attribuire la stessa dose di importanza a tutti i luoghi visitati (alcune mete occupano venti pagine, altre poche righe), ma non avrete la sensazione di passare da Suez alla Cina senza rendervene conto, assolutamente.
Vorrei sfatare lo stereotipo di questo libro, ovvero: "è un trattato di scienze naturali". Non è assolutamente vero, altrimenti non sarei riuscita a superare le prime due pagine, detto sinceramente. Anzi, è proprio questa la cosa che mi ha lasciata più piacevolmente stupita di questo libro: il fatto che uno scrittore del calibro di Verne (che, oltretutto, non si è mai mosso dalla Francia) sia riuscito a descrivere un viaggio intorno al mondo senza annoiare, senza riempire il libro di inutili descrizioni o trattati scientifici che annientano la scorrevolezza. Bisogna ammetterlo, qualche descrizione di troppo c'è, soprattutto durante i viaggi in treno del signor Fogg, che Verne ripropone puntualmente ogni due capitoli. Ma dobbiamo anche pensare all'epoca in cui è stato scritto, non certo i nostri giorni.
Detto questo, consiglio questo libro a tutti, ragazzi e adulti. Dopo averlo letto mi rendo allo stesso tempo conto sia del perché "Il giro del mondo in 80 giorni" sia inserito nella lista dei classici, e sia di quanto si dissoci dagli altri classici conosciuti. Da un libro così noto ci si aspetterebbe una certa dose di pomposità, di lessico d'altri tempi, talvolta di voglia di saltare le pagine. Invece no, vi lascerà stupiti in senso positivo per la sua modernità.

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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    22 Giugno, 2014
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Un lungo viaggio per scommessa

Jules Verne era dotato di una mente particolarmente fervida, al punto da creare romanzi di una fantascienza che si sarebbe tramutata in realtà nell’arco di non molti anni. Infatti, fra le sue opere si annoverano Dalla terra alla luna, Ventimila leghe sotto i mari e I figli del capitano Grant. Nondimeno, di tanto in tanto produsse romanzi più in linea con le possibilità della sua epoca, prose di assoluta avventura, fra le quali appunto Il giro del mondo in ottanta giorni. Per quest’ultima si parte da una scommessa stipulata in un club, del valore di 20.000 sterline, somma che si sarebbe potuta incassare solo effettuando il giro del pianeta appunto in ottanta giorni. I mezzi di trasporto sono quelli esistenti all’epoca, cioè principalmente nave e ferrovia, anche se Phileas Fogg, questo è il nome del protagonista che porta con sé il fido domestico Passepartout, è poi costretto a fare ricorso a ben altro di alquanto inusuale, quale la slitta e l’elefante.
Il viaggio non è assolutamente monotono, grazie ai tanti imprevisti che si susseguono implacabili, in una trama densa di avventure che riesce ad avvincere dall’inizio alla fine. Riuscirà a vincere la scommessa? Quale esperienza acquisirà Fogg nel corso del viaggio? Come al solito, per rispetto al lettore interessato, non dirò nulla soffermandomi invece su alcune caratteristiche dell’opera che, per certi aspetti, rientra, oltre che nei romanzi di avventura, anche in quelli di viaggio, in forza delle splendide descrizioni dei luoghi attraversati. E non crediate che sia un libro solo per ragazzi, perché certe atmosfere, soprattutto orientali, hanno già un loro fascino tale da attrarre con quel velo di mistero anche il lettore più smaliziato.
Lo stile, pur improntato a un certo distacco old England, riesce tuttavia a ben delineare avventure e personaggi e se all’epoca attuale, dati i mezzi di trasporto correnti, possono far sorridere alcune soluzioni, si sappia che allora non c’era di meglio e che questo, che pur sembra poco, era considerato il top del progresso.
Oggetto di fortunate trasposizioni cinematografico, Il giro del mondo in ottanta giorni è uno di quei libri, mai grevi, anzi di facile e piacevole lettura, che può rappresentare lo svago di alcune ore spensierate nel corso di una villeggiatura, magari in spiaggia sotto l’ombrellone.

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Ale96 Opinione inserita da Ale96    05 Luglio, 2013
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Ottanta giorni per scoprire la felicità

Il XIX secolo fu l'epoca del colonialismo, del selvaggio assalto europeo all'Africa, del domino dell'Impero inglese, giunto all'apogeo sotto il lungo regno di Sua Maestà Graziosissima la regina Vittoria ( 1837-1901). Il Regno Unito infatti controllava le principali tratte mondiali, aveva colonie in ogni continente ( Canada, Sud Africa, India, Australia ecc..) ed una flotta impareggiabile.
Il XIX secolo fu l'epoca della febbre dell'oro nei sempre più ricchi Stati Uniti che attrasse migliaia di avventurieri da tutto il mondo.
Il XIX fu l'epoca dei grandi viaggi: transatlantici a vapore venivano costruiti sempre più capienti, sempre più lussuosi per garantire comfort e praticità ai ricchi passeggeri, le ferrovie si espandevano e miglioravano sempre di più (basti pensare alla Pacific Railroad che univa le due sponde degli USA) e i governi coloniali si adoperavano per rendere la durata dei viaggi con opere anche colossali (come il canale di Suez inaugurato nel 1869 dall'imperatrice dei francesi Eugenia de Montijo).
Il XIX secolo fu l'epoca della mania delle lunghi peregrinazioni per il mondo e del boom delle storie di viaggio.
E proprio in quest'ultimo ambito che è doveroso inserire uno dei grandi bestsellers del 1800, che fece sognare e innamorare adulti e piccini, uomini e donne e che ancora oggi è ritenuto un intramontabile classico della letteratura d'avventura: “Le tour du monde en quatre-vingts jours” ( il giro del mondo in ottanta giorni) di Jules Verne (1828-1905), pubblicato per la prima volta nel 1873.

2 Ottobre 1872
In una grigia Londra, dalla sua dimora situata al numero sette di Saville Row, tuba nera in testa e bastone da passeggio in mano come ogni gentleman che si rispetti, alle 11 e 30 del mattino, Mr Fogg si dirige (come ogni giorno) al Reform Club (uno dei più prestigiosi ed esclusivi della capitale) per il lunch. Mr. Pheleas Fogg è un orologio umano: la sua giornata è studiata nei minimi dettagli che non devono variare mai. Uomo sempre impeccabile nelle maniere e nell'aspetto, è celibe, senza amici, senza parenti perciò ancor più misterioso per gli abitanti londinesi. È un tipo taciturno, imperturbabile, con un self-control incredibile: insomma un british gentleman con i fiocchi anche per le cospicue risorse danarose, di cui nessuno sa le origini. Però la mattinata per Mr. Fogg aveva subito un leggero mutamento che non aveva tuttavia intralciato la quotidiana tabella di marcia: aveva licenziato il suo domestico per la sua imperdonabile leggerezza (aveva osato servire al padrone l'acqua da barba con una temperatura di 84 °F invece che di °86F!) e lo aveva sostituito con il gioviale e bonario Passepartout. Costui aveva avuto una gioventù movimentata (era stato saltimbanco,acrobata, cameriere...) ma voleva trovare tranquillità nella cara fredda Inghilterra e quale padrone era meglio se non l'abitudinario Mr Fogg?
Ma non divaghiamo: Mr Fogg dopo aver pranzato passa tutta la sua giornata a leggere le ultime notizie sull'imperdonabile furto alla Banca di Inghilterra e poi,dopo la cena delle 17:30, inizia a giocare con altri soliti quattro membri del club a whist (un gioco di carte che esige il silenzio). Tra una mescolata e l'altra del mazzo la discussione cade su un articolo del Morning Chronicle che afferma la possibilità di un giro del mondo in soli ottanta giorni. Nessuno dei giocatori ci crede, eccetto Mr. Fogg che accetta una scommessa dei suoi amici: 20.000£ se riuscirà a compiere il tour globale in quel “brevissimo” lasso di tempo. Alle 20:35 con una valigia, 20.000£ per le spese correnti e Passepartout sconvolto da quel viaggio folle, Phileas Fogg sale in carrozza nella stazione centrale di Londra. Dovrà essere al Reform Club alle 20:35 del 21 Dicembre per vincere una scommessa rischiosissima: infatti questo viaggio richiede un gioco d' incastri di coincidenze che non permette il minimo ritardo. Ma Phileas Fogg rimane marmoreo come sempre di fronte a questa pericolosa avventura: gli attendono paesaggi incantevoli, la sterminata e variegata India, le risaie del Giappone, il selvaggio West, New York e i nostri personaggi scopriranno nuove culture, nuove tradizioni e nuovi individui tra cui la bellissima principessa indiana Mrs Auda. Ma Mr. Fogg si lancia in questo viaggio alla ricerca di un tesoro difficilissime da trovare: la felicità. Riusciranno i nostri eroi in questo perigliosissimo tour del mondo in soli ottanta giorni?

Verne riesce a ricreare le meraviglie ( paesaggistiche e non) che disseminano il globo con una capacità descrittiva incredibile. Con un certo humour che si sposerebbe al carattere di Mr Fogg, l'autore - servendosi anche di termini chiari, sintetici e tecnici ( anche se alcuni, specialmente nella descrizione delle manovra marittime, possono far scombussolare )- dipana il viaggio dei protagonisti della vicenda (tra i quali non può non inserirsi lo stesso lettore) con una strabiliante precisione geografica ma senza mai eliminare l'elemento dinamico, adrenalinico che contraddistingue il romanzo(specie nell'epilogo).

Lo scopo che si era prefissato Verne con quest'opera era di far apprendere e appassionare i giovani alla geografia. Con me ci è riuscito ( ed è un'impresa piuttosto difficile farmi comprendere tale materia che è un mio tallone d'Achille) e ho appreso più notizie (sull'ambiente, sui costumi, sulle popolazioni del globo) in questo libro che sul banco di scuola. Il risultato è stato apprendimento senza noia, perché è impossibile che la penna di Verne non incateni chi sia interessato a scoprire quel fantastico mondo che è la letteratura di avventura. Buona lettura!

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peucezia Opinione inserita da peucezia    02 Dicembre, 2012
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Un globetrotter d'altri tempi

Jules Verne è stato scrittore assai prolifico nonché fantasioso. La sua produzione ha spaziato tra i campi pù vasti e ha cercato di cogliere quell'apertura verso il moderno propria del periodo vissuto dallo scrittore francese.
Phileas Fogg, il protagonista del romanzo, flemmatico globetrotter d'altri tempi, è volutamente inglese perché figlio di quell'impero britannico in ascesa e nel tempo stesso simbolo di quell'aplomb che il popolo francese mezzo gallico ( quindi un po' selvatico) e per metà mediterraneo ( quindi più passionale) poco accetta, e non è un caso che il simpatico domestico tuttofare Passepartout sia un francese!
Per decenni il libro di Fogg, singolare mix di storia d'avventure con un pizzico di thriller e di storia romantica, ha appassionato bambini ed adulti e singolarmente anche se al giorno d'oggi è possibile circumnavigare il mondo in ventiquattro ore la vicenda ( complici anche le numerose trasposizioni filmiche) riesce ancora ad attrarre.
L'ironia neanche tanto nascosta con cui l'autore tratteggia situazioni e personaggi e la precisione nella trattazione geografica fanno di Verne un valido continuatore della tradizione dei travel book aperta in letteratura da Defoe con il suo finto romanzo autobiografico Robinson Crusoe e poi continuata dallo spirito satirico di Swift che ne I viaggi di Gulliver arriva a tracciare le cartine dei fantomatici luoghi visitati dal suo personaggio.
Lo spirito avventuroso che rugge dentro ognuno di noi, il non esser fatti come Bruti di dantesca memoria favorisce il fiorire di questa letteratura ancor oggi portata avanti con seguito di pubblico da autori di ogni lingua.
Di Verne ammiriamo lo stile asciutto, i capitoli brevi, le descrizioni dei personaggi, anche se tuttavia gli si rimprovera un eccessivo sentimentalismo nel suo tratteggiare il personaggio femminile nonché una avversione verso gli Stati Uniti descritti ancora come semibarbarici ( l'episodio si riferisce all'assalto al treno e a quello che segue).
Consigliata la lettura agli adulti e ai ragazzi affinché apprendano a sognare leggendo e non solo con l'ausilio dei talvolta famigerati sussidi informatici.

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    07 Luglio, 2011
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un viaggio intorno al mondo ma senza mongolfiera

Phileas Fogg, il protagonista di questo grande classico della letteratura d'evasione, è un personaggio a mio avviso meraviglioso, entrato subito nelle mie simpatie. Sembra l'emblema dell'inglese doc, con un autocontrollo formidabile e con la mania per la precisione. «Phileas Fogg era di quelle persone matematicamente esatte che non hanno mai fretta e sono sempre pronte, economizzano i loro passi e i loro movimenti; non faceva mai un passo lungo più del necessario e sceglieva sempre la strada più breve; non si permetteva nessun gesto superfluo; non lo si era mai visto né commosso, né agitato.» Invece Passepartout, il suo domestico, è il suo esatto contrario. Apprensivo, impulsivo e pasticcione. E quando per scommessa Fogg deciderà di fare il giro del mondo in ottanta giorni, inizierà una mirabolante avventura, che li vedrà entrambi alle prese con i più disparati contrattempi, incluso un agente di polizia con un mandato d'arresto alle calcagne che cercherà di mettergli i bastoni tra le ruote. Il libro è talmente scorrevole che l'ho divorato, leggendolo nell'arco di sole 12 ore! E' stato un ottimo interludio per riposare la mente in vista di letture più impegnative. Di due sole cose sono rimasta un po' perplessa: 1) il continuo utilizzo di denaro a cui Fogg fa sempre ricorso per risolvere i problemi l'ho trovata una soluzione un po' poco ortodossa. 2) Ma la mongolfiera che viene spesso ritratta in copertine di libri e film recanti questo titolo che fine ha fatto all'interno del romanzo? Durante il viaggio viene fatto ricorso ai mezzi di trasporto più disparati: treno, nave, battello, catamarano, elefante... ma di mongolfiere nessuna traccia! E pensare che fino da bambina avevo questo mito nella mente e ora me la sono visto sfatare!

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    03 Agosto, 2010
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un'esperienza

Un romanzo che è una vera e propria esperienza: leggendo, si ha la reale impressione di viaggiare con Mr Fogg e incontrare i particolari personaggi che animano la vicenda. L'idea è sicuramente grandiosa ma sviluppata in modo non sempre efficace. In alcuni tratti della narrazione infatti si corre il rischio di perdere totalmente interesse specialmente a causa delle descrizioni troppo minuziose o dell'eccessiva lentezza dell'azione. Lo stile rivela anche una certa pedanteria.
Tirando le somme, lo considero un'ottima esperienza se siete accaniti lettori di libri d'avventura e viaggi, ma non mi sento di consigliarlo ai lettori prevalentemente orientati su altri generi. Sul fatto che sia da sempre ritenuto un libro per ragazzi, permettetemi di dissentire: non sempre l'avventura va a braccetto con la tenera età (specialmente nel mio personalissimo caso), anzi, credo che la maggior fortuna che questo romanzo possa avere possa essere decretata specialmente da un pubblico adulto.

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storie di viaggi e d'avventura
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