Dettagli Recensione
In viaggio con John
Prendete nota dell'anno: 1960.
Steinbeck, già famoso per i suoi capolavori, e che ha già dato tutto il suo tributo alla letteratura, decide di imbarcarsi in un viaggio per la sua America che scopre di non conoscere o di conoscerla superficialmente.
Costruisce così Ronzinante, un antesignano del nostro camper, e parte per le strade in un viaggio che oggi definiremmo coast to coast, ma che in realtà è un viaggio il cui tracciato è indotto dai suoi umori e dal fiuto di Charley, barboncino di compagnia.
La vista di Ronzinante ridesta i desideri della gente comune: “Vedevo nei loro occhi qualche cosa che avrei rivisto tante volte in ogni parte del paese... un desiderio rovente di andare, di muoversi, di mettersi in cammino, dovunque, via da ogni Qui”
1960, dicevamo. Nel novembre del '60 John Fitzgerald Kennedy vincerà le elezioni su Richard Nixon, aprendo una nuova era di speranza, ma l'America è ancora quella spaccata in due, divisa a metà tra prosperità ed emarginazione, tra consumismo e arretratezza.
Contrariamente a quanto egli afferma, Steinbeck conosce bene l'America che è la stessa America di Furore, di Uomini e topi; l'America della strada è la sua casa e la casa dei suoi racconti.
Quel che intende fare Steinbeck è toccare con mano i suoi racconti. Parla con la gente e fa parlare la gente, la gente d'America.
Il viaggio di Steinbeck è perimetrale e tocca tutto il contorno degli Stati Uniti, partenza ed arrivo a New York transitando per Vermont, Maine, Michigan, Minnesota, la sua amata Montana, e poi California sua terra natia, Texas, Louisiana infine dove la sua coscienza cozza contro il risentimento razziale delle terre del sud. E lì praticamente finisce il suo viaggio, il resto è una linea ritta e inespressiva fino a casa, finalmente casa.
E' uno Steinbeck denso, forte, libero dagli steccati del racconto e del romanzo. Fortissimamente figlio del suo tempo e della generazione di quegli anni. L'America che incontra e che cerca di fare parlare è questa, e anche quella. E' l'una, ma anche il contrario.
Steinbeck accoglie tutto e tutti dentro se, per rigettare successivamente le scorie trattenendo solo ciò che risplende di purezza, ciò che ancora lo meraviglia, e quel che sempre resterà nel suo animo di fanciullo mai completamente cresciuto.
“ E' il viaggio che fa la gente”