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UN VERO VIAGGIO
La bellezza del volume nasce dal fascino esercitato dal viaggio, elemento senza il quale queste storie non sarebbero state recuperate in egual misura, unito a quel sapore unico che solo le vicende umane sanno offrire, soprattutto se rese travagliate dalla Storia.
Jan Brokken, scrittore , giornalista, viaggiatore olandese , novello Chatwin, raccoglie infatti in questa antologia le sue impressioni di viaggio nelle Repubbliche baltiche, sapientemente dosate con la materia principale: il recupero di storie, di frammenti esistenziali, di affacci alla vita contraddistinti da un luogo di nascita, terra travagliata, di confine, di invasioni e di successive cessioni, perforato a ripetizione, come con la più brutale arma automatica, nella sua anima, nella sua identità. Si tratta in misura maggiore della ricostruzione di storie private di grandi nomi della cultura mondiale, da Sergej Ejzen?tejn a Romain Gary, da Kant a Hannan Arendt passando per Estonia , Lettonia e Lituania oramai definite in netti confini geopolitici ma dove echeggia ancora il sapore antico di toponimi scanditi in tutte le lingue dei dominatori. Non mancano però le vicende di sconosciuti che hanno in egual misura contribuito al grido di libertà e di indipendenza , levatosi dapprima con la gloriosa ondata successiva alla risoluzione del primo conflitto mondiale, successivamente con la Rivoluzione cantata nei primissimi anni novanta del secolo scorso.
Si rimane affascinati dal destino segnato di queste anime e dalla esistenza fatta di fughe, peregrinazioni, deportazioni, ricostruzioni di identità come nel caso del libraio di Riga Janis Roze, deportato in Siberia perché appartenente al ceto borghese o la storia taciuta dalle tv mondiali della giovane Loreta, morta da manifestante per la libertà durante l’attacco dei carri armati sovietici alla Torre della televisione di Vilnius nel 1991. Sappiamo oggi perché resiste, in queste terre, l’orgoglio . È con orgoglio che la figlia di Jakobson , sostenitore di illuminate riforme agrarie , scrittore, filosofo, nazionalista, fondatore del primo quotidiano in lingua estone, apre le porte della sua casa- museo. E “l’orgoglio non ha niente a che vedere con il nazionalismo, lo sciovinismo o l’arroganza. Essere orgogliosi del proprio paese significa credere in tutto ciò che lo rende speciale, diverso, unico. Significa avere fiducia nella propria lingua, nella propria cultura, nelle proprie capacità e nella propria originalità. Quest’orgoglio è la sola risposta adeguata alla violenza e all’oppressione”.
Bello e sincero questo libro che parte sempre da un frammento di storia e di identità per andare sapientemente e sul campo a ricostruire una visione più ampia facendoci conoscere così non solo vissuti genuini, certo dolorosi ma necessari affinché si capisca la Storia europea , ma anche architetture, librerie, strade, stazioni ferroviarie, boschi , passaggi segreti, confini segnati da una semplice soglia che permette la fuoriuscita subitanea dalla propria nazione. Un viaggio nella storia, inoltre, scandito da date ben precise che a fine lettura forniranno un quadro d’insieme più ampio e dettagliato della vera anima di una parte della nostra Europa, oggi entità politica la cui comprensione sfugge ai più, di fatto ancora coacervo di popoli, identità, lingue, tradizioni, etnie che faticano a sentirsi parte di un solo progetto probabilmente perché ancora non si conoscono.
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Elena