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Ottanta giorni… meno uno !
Un titolo che non ha certo bisogno di presentazioni, questo di Jules Verne, reso ancor più popolare da famose trasposizioni cinematografiche e film d’animazione.
La storia è nota: un pacato gentleman inglese, il suo fido domestico francese, un caparbio ispettore di polizia, una scommessa da vincere, un viaggio in apparenza impossibile e monotono che si rivelerà, in realtà, decisamente fattibile e avventuroso.
A quasi 150 anni dalla sua pubblicazione, “Il giro del mondo in ottanta giorni”, così come tanti altri romanzi di Verne, ha tutte le carte in regola per appassionare anche i lettori d’oggi. E senza distinzione d’età. Credo, infatti, che la vecchia etichetta di letteratura per ragazzi non possa che andare stretta a un libro come questo, che ha l’indiscusso merito di far viaggiare chi legge pur tra le mura di casa, trasportandolo di colpo dalle ordinate strade di Londra a quelle più caotiche delle città dell’Estremo Oriente, dalla giungla indiana alle praterie americane calpestate da mandrie di bisonti, dal Canale di Suez alle agitate acque dell’Oceano Atlantico.
Trama davvero coinvolgente al punto che, con lo scorrere dei capitoli, mi sembrava di fare ormai parte del gruppetto di Phileas Fogg, mentre si sbarcava da un piroscafo per correre subito alla stazione ferroviaria a prendere il primo treno in partenza per la destinazione successiva; e si è andati non solo per mare e lungo le ferrovie del mondo, ma persino in groppa a un elefante e a bordo di una mongolfiera. Un modo di viaggiare, in verità, alquanto insolito e bislacco, sempre con l’assillo dei giorni contati; tuttavia, non meno avventuroso rispetto ad altri.
Da aggiungere che la lettura in lingua originale è stata di per sé un bellissimo viaggio: la prosa di Verne, a tratti addirittura piacevolmente spiritosa, si è rivelata di un fascino singolare, pur nella sua semplicità. Ho sottolineato alcuni passi in cui le parole riescono a dipingere immagini molto suggestive, come questo che riporto:
“La jeune femme, assise à l’arrière, se sentait émue en contemplant cet océan, assombri déjà par le crépuscule, qu’elle bravait sur une frêle embarcation. Au-dessus de sa tête se déployaient les voiles blanches, qui l'emportaient dans l'espace comme de grandes ailes. La goélette, soulevée par le vent, semblait voler dans l'air. La nuit vint. La lune entrait dans son premier quartier, et son insuffisante lumière devait s'éteindre bientôt dans les brumes de l'horizon. Des nuages chassaient de l'est et envahissaient déjà une partie du ciel.”
Non so se l’autore abbia effettivamente visitato i luoghi di cui parla. Nel caso non li avesse visti tutti con i propri occhi, considerata la dovizia di particolari e l’accuratezza di certe descrizioni, ciò che lui ha scritto sarebbe allora doppiamente straordinario.
Tra i personaggi, molto ben riuscito quello di Passepartout, atletico e scattante, talvolta un po’ pasticcione, davvero divertente poi con quel suo candido e inopportuno modo di fare nella scena conclusiva del romanzo; un bel personaggio anche quello di Fogg, capace, seppur in apparenza imperturbabile, di guizzi imprevedibili. Così come imprevedibile è il colpo di scena finale della storia, quando oramai la scommessa sembra perduta (e al quale si riferisce il titolo di questo mio commento)… Un grande classico, da leggere e rileggere, per i viaggiatori (e i sognatori) di ogni tempo!
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Commenti
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Ma non è vero ciò che dici: non esistino limiti d'età per sognare e viaggiare con la fantasia! :)
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Si tratta di un libro che non ho letto. Ormai l'età più appropriata per questa lettura è da tempo passata.