Dettagli Recensione
Il bello di un viaggio non è la meta…
Esistono tanti libri, storie, che crediamo di conoscere. Attenzione, dico crediamo perché queste storie sono talmente famose, talmente sfruttate al cinema o in altri ambiti, che abbiamo l’illusione di conoscerle appieno, quando in realtà non abbiamo nemmeno mai aperto il libro che le ha partorite. Mi è capitato tantissime volte, ma ultimamente la mia mente si rifiuta letteralmente di crogiolarsi in questa illusione, e vuole scoprire a tutti i costi i dettagli di quelle storie. Tra queste, anche il famosissimo giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne.
Jules Verne incarna l’essenza dell’originalità, passato alla storia come autore di storie intriganti e avvincenti. Forse non sarà uno scrittore profondissimo o evocativo, ma c’è da dire che in quanto a idee era un vero e proprio genio, e non credo ci fosse bisogno di specificarlo ulteriormente. Il suo stile semplice si presta perfettamente a questa storia, quella di Phileas Fogg, gentiluomo inglese che, insieme al suo domestico Passepartout (mai nome cadde più a fagiolo), si immola nella allora impossibile impresa di traversare il globo in soli ottanta giorni.
Può un uomo tranquillo prendere da un giorno all’altro la decisione di attraversare il mondo in un tempo impossibile? Può un uomo schematico, preciso, decidere di mollare tutti i suoi programmi in nome di una folle scommessa che lo metterà brutalmente di fronte a innumerevoli incertezze? Signore e signori, vi presento Phileas Fogg. Egli non viaggia per denaro, né per gloria o fama. Per cosa allora? Difficile dirlo, sta di fatto che non vi sarà avversità abbastanza grande, né tribù abbastanza sanguinaria, né tempesta abbastanza devastante da fermare quell’uomo imperturbabile, che non mostrerà uno straccio di turbamento nemmeno nelle situazioni più disperate. Non importa se a bordo di un treno, di una nave, di una slitta, o sul dorso di un elefante; lui vuole portare a termine il suo viaggio ad ogni costo, senza nemmeno darlo a vedere. Ci porterà con sé e ad un certo punto anche noi, come Passepartout e gli altri compagni di viaggio, vorremo spingerlo ad ogni costo verso la sua meta, inconsapevoli che il meglio di quel viaggio non lo aspetta all’agognata meta, ma lungo il suo percorso. Chissà se Phileas Fogg, prima di intraprendere quel viaggio, fosse già consapevole della felicità che gli avrebbe regalato quel tragitto. Felicità che, come ben sapete, è ben più che un mucchio di misere banconote.
"Un vero inglese non scherza mai su una cosa seria come una scommessa."
Indicazioni utili
Arthur Conan Doyle.
Commenti
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Ferruccio
Un po" come dire...tutti possono osare...l'importante è avere il desiderio di provare e di volerlo!
Recensione davvero invogliante. Complimenti!
Pia
Vale.
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è una riscoperta di grandi titoli che poco alla volta vorrei riuscire a fare anche io!