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In sudamerica col Che
Ernesto Che Guevara, studente di medicina ventiquatrenne, il 29 dicembre del 1951 in compagnia dell'amico biochimico Alberto Granado lascio' l'Argentina per avventurarsi in un lungo viaggio . Così, a bordo della fidata ma non immortale motocicletta La Poderosa II , muniti di un bagaglio essenziale e di risorse economiche pressoche' nulle, essi si immersero in un'esperienza "on the road" che per sette mesi li condusse dall'Argentina al Cile, quindi in Perù e poi ancora dalla Colombia al Venezuela .
Inizialmente in moto e successivamente su mezzi di fortuna procurati attraverso l' autostop, bighellonando alla ricerca di ospitalita' che offrisse loro un pasto con cui riempire lo stomaco, dormendo presso la Guardia Civile o presso gli ospedali, Ernesto ed Alberto riuscirono a visitare un territorio molto vasto.
Il libro e' di fatto composto da una raccolta di appunti provenienti dal suo diario, dove oltre a stilare un itinerario vengono descritti paesaggi con diversi approfondimenti e riflessioni sulla condizione sanitaria e lavorativa della popolazione locale.
Sebbene non carente nella forma, la scrittura piuttosto asciutta e stilizzata tipica del genere e la coniugazione dei verbi non particolarmente brillante ( non credo sia un problema di traduzione vista l'esperienza di Cacucci, forse dipende dalla stesura frettolosa, piuttosto ) non mi hanno pienamente soddisfatta e purtroppo per nulla emozionata, sebbene l'argomento fosse un cibo estremamente accattivante per le stravaganze del mio palato.
Direi comunque che e' un buon testo per chi vuole conoscere l'avventura di un giovane che negli anni successivi diventera' uno dei rivoluzionari piu' famosi al mondo.
Buona lettura latinoamericana.
Commenti
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Condivido sostanzialmente l'opinione che hai espresso sul libro. Personalmente l'ho letto volentieri, ma sicuramente non si tratta di un capolavoro letterario.
Pero' non per questo e' da sconsigliare.
Ciao !
Anche perché il libro non è da sottovalutare. Non siamo di fronte a un brillante scrittore, questo è certo. Nè ad uno stile memorabile. Ma va riconosciuto a questo insieme di appunti in forma di diario - come giustamente lo definisce C.U.B. - un merito: la capacità di "fotografare" un ragazzo che diventerà (per le sue azioni) uno degli uomini più influenti del secolo scorso.
In ogni caso, la mia opinione personale è che alcuni passaggi siano, quanto ai concetti di umanità e giustizia, emozionanti e di valore assoluto (come non riusciranno ad esserlo le espressioni successive del guerrigliero argentino, più politicizzate). Ricordo, ad esempio, una pagina sul risentimento con cui la famiglia povera guarda ad un componente indebolitosi, e dunque non più abile al proprio sostentamento, che il giovane Ernesto guarda da medico del corpo e da pietoso osservatore del destino degli ultimi: notevolissima.
Forse, per comprendere meglio "Latinoamericana", bisognerebbe conoscere l'intera biografia del Che.
Proprio per questo ho deciso di mantenere il libro in libreria, magari a tempo debito lo rileggero'.
Il film non l' ho visto.
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Sbaglio o è da questo libro che hanno tratto il film " I diari della motocicletta" ?