Dettagli Recensione
Tè e tsampa
Imbattersi in un personaggio come Alexandra David Neel, al giorno d'oggi, ha dell'incredibile.
Il motore di questa donna fu la passione per la conoscenza, che la spinse a viaggiare, attraversando paesi lontani e avvolti da un alone vago e misterioso agli albori del secolo scorso.
Appassionata di filosofie orientali, Alexandra soggiornò a lungo tra India, Cina ed Indocina.
“Viaggio di una parigina a Lhasa”, è tratto dagli appunti di un viaggio intrapreso intorno agli Venti del Novecento, che portò la donna dal territorio cinese a quello tibetano, insieme al figlio adottivo.
Un percorso compiuto interamente a piedi, con pochi stracci addosso, senza scorta di viveri, seguendo sentieri e boscaglie, elemosinando un po' di cibo, sopportando il gelo delle alture, rischiando l'assalto di briganti e la cattura da parte delle autorità tibetane.
Un viaggio proibito e proibitivo, impensabile per viaggiatori dell'era moderna.
Il racconto è minuzioso e serrato, ricco di dettagli sul percorso intrapreso, sulle difficoltà quotidiane incontrate, sulle popolazioni locali stanziate nelle diverse regioni tibetane, sugli usi ed i costumi di questa terra così lontana dalla civiltà occidentale eppure così permeata da una cultura millenaria.
Il diario della David Neel a tratti assume le vesti di un'indagine antropologica vissuta sul campo, capace di fotografare popoli la cui vita sembra cristallizzata ed immobile, impermeabile a qualsiasi tipo di contaminazione esterna.
Questo titolo è estremamente interessante, testimonianza preziosa, storia di vita, documento datato, peccato che si arresti bruscamente con l'agognato e atteso arrivo tra le mura di Lhasa, omettendo di immortalare con immagini l'antica città, di cui il lettore si aspetta di sapere dopo aver accompagnato per pagine e pagine l'autrice soffrendo freddo, fame e buona dose di paura insieme a lei.
Ma su questo tipo di taglio allo scritto potrebbe esserci lo zampino editoriale.
E' un lavoro da approcciare con la consapevolezza di ritrovarsi tra le pagine di un diario, quindi talvolta frammentate, meramente informative, talvolta asciutte come un reportage.
Sono presenti anche stati emotivi e sensazioni, ma la mano dell'autrice non possiede quel calore narrativo capace di renderli vivi e palpitanti.
Considerata la grandiosità dell'impresa, perdonerei le pecche stilistiche ad Alexandra e le direi solamente che è stata una grande donna.
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Commenti
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Pure io mi sono mangiata le mani sul finale, pero' fidati e' un segno: fino a Lhasa ci ha portato Alexandra, IN Lhasa ci dobbiamo andare per conto nostro ;-)
Posso dirti che questo testo va letto per l'eccezionalità del contenuto; una storia di vita incredibile, faticosa da immaginare ai tempi di oggi..
Dobbiamo davvero dire grazie alla Petrignani per aver riportato in auge il nome della David Neel,,,,
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Ho percepito l'eccezionalità dell'autrice, come persona e come donna, con la lettura del bel libro della Petrignani dedicato alle dimore di sei scrittrici.
Mi pare che il valore letterario del testo recensito non sia al livello delle aspettative. Per il momento accantono l'idea di leggerlo; poi, chissà...