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"Il viaggio in termini filosofici"
Capirete che l’idea di leggere un libricino di 114 pagine con agilità e in poche ore sarà solo un utopia più o meno alla terza riga del quarto foglio, ovvero all’inizio del testo. Finito la prefazione infatti, il mio unico pensiero è rivolto al malcapitato che ha dovuto tradurre un libro dal lessico così poco scolastico, tale Luigi Toni, capace di far perdere tra le sue metafore e macchinose similitudini perfino l’autore stesso, svelato l’arcano e mosso un minuto di silenzio in segno di compassione, ricomincio da capo.
Due, sono le chiavi di volta per una più facile comprensione di questa “opera” , paradossale lo so ma eufemisticamente parlando lo sono anche le righe del libro, per tanto mi concedo licenza terminologica: la prima si nasconde dietro al titolo che risulta forviante, “Il Viaggio in termini filosofici” è quello icastico; la seconda risiede nell’approccio alla lettura che deve essere ricca di enfasi, teatrale direi. Prefissi i concetti, svelate le chiavi avete la giusta cognizione per poter procedere.
Con un impronta filosofica marcata quasi a voler rivendicare una cattedra universitaria che comunque già gli appartiene, Onfray ribadisce nuovamente le sue idee ateiste lasciando ben poco spazio a opinioni personali. Ateista si e non perde occasione di ricordarcelo.
Critico e vagamente criminalizzante nei confronti dei viaggiatori e delle società, con tutti i suoi insegnanti e insegnamenti. Dimenticando più volte che il viaggio rispecchia la libertà di scelta dell’individuo e che noi tutti dobbiamo avere la possibilità di scegliere. Il testo tratta da più punti di vista il tema della modernizzazione che secondo l’autore unifica tutte le città del mondo, differenziandole solo per il trascorso storico/culturale, l’idea di base è che sarebbe anacronistico credere di poter ritrovare centri urbani ancora radicati ai principi su cui sono stati fondati. Non manca poi, di esprimere con concetti filosofici la propria opinione politica e religiosa, definendo come queste due istituzioni ci limitino e si siano insediate per divergere le nostre decisioni.
In un ostentata ricerca di emettere giudizi, il libro è atto univocamente a definire le proprie idee filosofiche senza accettare compromessi. Opinioni personali dell’autore particolarmente interessanti vengono redatte sulla relazione tra velocità/spazio/tempo e modernizzazione/mezzi di trasporto. Mille sfaccettature, tutte inerenti e rapportate al viaggio, dove il lettore potrà trovarsi d’accordo sui punti in base all’argomento.
Abbondano sicuramente concetti paradossali, discordanti e contraddittori che se pur raccontati con elaborata vena poetica spesso non esimono il lettore dal doversi imbronciare vistosamente.
Recensione di R.C. aka Spack Lele