Dettagli Recensione
Una perla nell'Oceano Indiano
*Parziale spoiler*
Peter Foxglove, giovane rampante al servizio del Governo britannico, è convinto che il suo viaggio di lavoro a Zenkali, rigogliosa isola tropicale sita tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, sarà una piacevole parentesi. In fondo, il suo incarico prevede solo di affiancare tale Hannibal Oliphant, consigliere del re dell’isola, la quale sta per ottenere l’indipendenza dall’Impero Britannico ed è coinvolta in fondamentali trattative per la costruzione di una base di importanza strategica.
Basterà il viaggio d’andata su una carretta del mare comandata da un gigantesco greco dall’ospitalità ingombrante e gestita da un equipaggio zenkalese con la testa tra le nuvole a distruggere le sue illusioni. Zenkali è un’isola tutta matta, i cui abitanti vivono in una dorata, amichevole e prosaica ingenuità. La follia sembra respirarsi con l’aria, perché anche gli occidentali che vi abitano sono tutti molto particolari.
Hannibal è un vulcanico concentrato di carisma e sapienza. Il re si fa irrispettosamente chiamare Kingy, governa con benevolo piglio dittatoriale e ha creato posti di lavoro fondando un servizio taxi con barroccini che sostituiscono le auto e un sistema di posta che consiste nel far correre qua e là dei messaggeri muniti di bastoncini biforcuti per consegnare i Libri (semplici foglietti di carta). Nel tempo libero crea cocktail micidiali.
Il Governatore è un timido senza nulla da dire, sua moglie un’eccentrica sorda come una campana che alleva galline faraone. Il giornale locale è gestito da un irlandese sempre ubriaco che inanella errori di stampa decisamente creativi. I missionari sull’isola vanno da belanti sacerdoti che predicano l’Apocalisse a una Reverenda americana che insegna ai suoi fedeli come costruire case o fabbricare bombe!
In tutto questo caos, Peter ha come unica alleata la giovane e bella Audrey, figlia d’Irlanda cresciuta sull’isola. Si accorge presto, però, di amare Zenkali e le sue bizzarrie; questo lo porta a non avere in grande simpatia il progetto della base militare, fortemente voluta da suo zio e da uno strisciante ministro locale, Looja.
Per puro caso, Peter stesso diventerà la causa di un’accesa diatriba sull’argomento. Durante una gita nella foresta, scopre con Audrey una valle nascosta in cui sopravvivono due specie viventi, credute estinte, di enorme importanza storica per Zenkali: l’albero Ombu e l’Uccello Beffardo, dio ancestrale della principale tribù dell’isola. La notizia fa scoppiare il caos e mette a rischio il progetto di inondazione delle valli per la base militare, facendo affluire a Zenkali un’incredibile quantità di gente pronta a dire la sua pro o contro il progetto.
La moderna lotta tra il Progresso e la Natura sta per avere inizio.
Lo scoppiettante, coloratissimo e dissacrante romanzo di Gerald Durrell ci conduce in un mondo di favola con abbastanza legami alla realtà da far sogghignare anche il lettore meno maligno. L’autore, con la sua prosa al vetriolo capace di dipingere nella mente del lettore tipi assurdi che riescono a incarnare perfettamente caratteri quasi archetipici, un po’ come fossero maschere di teatro, ci presenta un campionario umano del tutto folle, esilarante e dotato di disarmante simpatia.
Allo stesso tempo ficca il dito nella piaga degli arrivisti, i calcolatori, gli affaristi senza scrupoli, che qui appaiono sotto vesti quasi grottesche, come se faticassero nel non rivelare una natura tanto maligna perfino nei tratti nel volto o nella postura del corpo.
Le piccole manie, sull’isola si ingigantiscono tanto da diventare segnali identificativi del ruolo e del carattere delle singole persone, in una vertiginosa corsa verso il delirio.
Le descrizioni naturalistiche non si possono definire meno che meravigliose. Senza sommergere il lettore di dettagli, utilizzando colori così vividi da essere quasi accecanti, Durrell dipinge un’isola-tipo dell’Oceano Indiano e ce ne regala non solo la visione, ma anche il profumo, il sapore, la gioia di vivere. Il suo amore per la natura, i meravigliosi luoghi in cui la vita l’ha condotto, prendono sostanza sotto la sua penna, trasportandoci in un viaggio di favola che aprirebbe il cuore al più grigio cittadino.
“L’Uccello Beffardo” è un romanzo per tutti, un’avventura gioiosa che regala un minimo di ottimismo verso il futuro.