Dettagli Recensione
Kurmakini
Diversamente dagli altri, Kuki ha deciso di far partire la narrazione dal Veneto, la sua città natale, durante la Seconda Guerra Mondiale, con i sapori ed i profumi della cucina italiana tramandata a voce dalle donne di famiglia.
La storia continua in Africa, alcune parti il lettore le conosce già, se ha letto anche i precedenti libri.
Il tema culinario prevale, in Africa i sapori sono diversi e siccome non si riescono a reperire gli ingredienti italiani con facilità, l’autrice decide di sperimentare con le materie prime del luogo.
In questo libro racconta il matrimonio di Sveva e della Fondazione nata in memoria di Paolo, suo marito e di Emanuele, suo figlio.
Il libro è composto da due parti ognuna di esse divisa in capitoli. Inoltre la scrittrice ha deciso di inserire un’appendice culinaria che ho trovato molto carina anche se Kuki ha scelto di non mettere le quantità siccome “questo non è un libro di cucina”.
Troviamo come sempre i profumi, le magie ed i colori dell’Africa, in questo caso anche i sapori!
Un tema nuovo è l’origine del soprannome “Kuki” e della sua amica immaginaria.
Riparlerà dei suoi problemi di zoppìa e del dottore che si occupò del suo caso.
Scopre nuove erbe considerate inizialmente inutili, ma che in realtà contengono proprietà benefiche.
Come i precedenti libri l’ho letto tutto in un fiato.
Le descrizioni sono sempre molto accurate e riescono a far entrare il lettore nel paesaggio africano solamente dopo poche pagine.
La scrittura è scorrevole, la storia si dipana tra episodi tragici, magici e dolci.
Un libro breve, ma piacevole dalla prima all’ultima pagina.
Buona lettura!
“So che anch’io, un giorno, diventerò Africa.”
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