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Il calamaro gigante
 
Il calamaro gigante 2021-11-09 07:56:28 Mian88
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Novembre, 2021
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Disegniamo il nostro calamaro gigante

Non è altro che un bambino con dieci nonni, un bambino chiamato a disegnare il suo animale preferito e che non resiste alla tentazione di disegnare quel calamaro che tanto ama e tanto lo incuriosisce. Con i suoi tentacoli, con il suo poter esplorare le profondità marine. Un animale spesso considerato come inesistente e/o protagonista delle fantasie e dei racconti dei marinai che dopo lunghi viaggi facevano ritorno a casa. Eppure, eppure, eppure, quel calamaro con le sue grandi e abnormi dimensioni sembra esistere davvero. E i protagonisti di questa storia a firma Fabio Genovesi lo sanno bene.

«Perché mica lo sanno, che del mare non sappiamo nulla. Che dietro il tendone ci sono le tigri, le scimmie, i mangiatori di spade, gli sputafuoco, le donne con la barba e i lanciatori di coltelli. E i calamari giganti.»

Ed è davanti a questo che apprendiamo la consapevolezza più vera: del mare non sappiamo nulla. Conosciamo soltanto la sua buccia, il suo strato più esterno. Per il resto ci affidiamo al sentito dire, alle storie che vengono tramandate. E lo stesso vale per quel ragazzino che quelle storie ascolta e fa proprie tra giorni di derisione e rivincita perché tra quei banchi di scuola ha avuto il coraggio di disegnare il calamaro gigante e cioè il suo animale preferito.

«Si spandono nell’aria, ti entrano dalle orecchie e dagli occhi, se ne fregano del cervello che crede sempre di sapere tutto, colano giù fino al cuore e addio.»

Non dobbiamo quindi temere di spingerci oltre, di guardare al cosmo e alle sue bellezze, all’infinito e alla sua indeterminatezza, allo stupore che solo i sogni e le storie sanno suscitarci perché questo e questo ancora è il nostro vivere, la nostra linfa. Ed è ancora questo il filone attorno al quale ruota questo ultimo lavoro di Fabio Genovesi, uno scritto che spazia portandoci sempre più “al largo” in una narrazione senza confini.

«[...] la risposta a chi ha dubbi sul proprio amore per qualcuno. È chiara e semplice, e in realtà è una domanda: Hai ancora voglia di raccontargli storie? Storie su quel che fai, che pensi, che hai visto o sentito. È così che capisci se siete ancora innamorati. [...] L'amore è un bisogno urgente di raccontare, di ascoltare, di condividere e mescolare tutto quello che vivete, che avete fatto dal primo giorno di asilo fino a oggi, ogni cosa ha senso solo adesso che siete insieme e potete raccontarvela.»

Perché Genovesi ci ricorda e ricorda ancora quanto sia importante narrare, raccontare, osservare e far proprie le storie che ci circondano per fare nostri quegli insegnamenti e guardare davvero al mondo circostante.
Un libro che per i suoi connotati o si ama o si odia, uno scritto che spazia prima di tutto nella fantasia e che dunque è adatto a chi ama in primo luogo la scrittura del narratore ma anche quell’immaginazione che la fa da padrona.

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Commenti

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Molto interessante. In libreria l'ho sempre schivato, forse per colpa della copertina, che non mi ha attratto mai particolarmente, invece, probabilmente, vale anche per il libro ciò che Genovesi dice per il mare: sotto la "buccia" c'è di più...
In risposta ad un precedente commento
Mian88
12 Novembre, 2021
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Parti dal presupposto che io non sono una fan di Genovesi e aggiungici che l'ho evitato per mesi questo libro proprio perché non avevo voglia di leggere un libro con la paura che fosse uguale ad altri visto che i suoi tendono ad assomigliarsi. Ha un buon messaggio, da leggere sotto la scorsa.
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