Dettagli Recensione
Il grido della natura
I fari mi hanno sempre incredibilmente affascinato ed in questo libro ho scoperto che ne esistono di tre tipi, quelli in paradiso, ovvero sulla terraferma, quelli in purgatorio, ovvero abbarbicati sulle estremità rocciose e sugli scogli e quelli all’inferno, ovvero posizionati su mini-isolotti in mare aperto. Vivere in un faro, anche per un breve periodo, deve essere un’esperienza unica e comunque da provare. Questo giornalista la affronta, nel suo primo viaggio immobile della sua vita. Su quella che sembra essere l’isola che non c’è, ma è un’isola che c’è sicuramente, nel mezzo del nostro Mare Nostrum. La sua permanenza in questo faro è per un periodo breve che però, proprio perché totalmente disconnesso dalle modernità e dalle comodità, si dilata. Queste settimane lo inducono a riflessioni che sono un dialogo con il lettore, volto a spiegare che cos’è quella cosa che fanno di tutto per nasconderci e che si salverebbe dal naufragio della nostra vita: il senso del limite. Conoscerlo è importante per spingerlo un po’ più in là, per rispettarlo, per ritrovare un equilibrio che la nostra società ci fa perdere, per imparare ad ascoltare il grido della natura. La meraviglia della scrittura di questo autore, uno dei miei preferiti, ci restituisce pienamente la sua sensazione madre dopo questa esperienza, ovvero il senso di inadeguatezza delle parole davanti alla strapotenza della natura.
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