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Disposti ad accogliere altri poveri
Otto giorni in Niger di Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja è un diario breve scritto a quattro mani per descrivere cosa avviene al di là delle nostre coste, sulle quali vorrebbero approdare i disperati che solcano il Mediterraneo per sfuggire a guerre, persecuzioni e povertà.
Con i due scrittori scopriamo uno stato africano che ha un ruolo importante nelle tensioni che si agitano nel continente africano: “Niger, il punto di passaggio formicolante di tutto quanto si muove oggi nell’area: rifugiati, migranti, armi, capitali occidentali e cinesi, funzionari e militari di mezzo mondo”.
“Andiamo a visitare il GuichetUnique, il centro di servizi per i rifugiati”.
È una scoperta, oltre che geografica (“Dalla traversata in piroga del Niger, invece io ho tratto un’impressione grigia, velata”) e paesaggistica (“Le strade sono bordate e i villaggi infestati da immondezzai di residui plastici… rami… decorati da sacchetti neri trascinati dal vento: di nuovo l’illusione da lontano che si tratti di avvoltoi o cornacchie”), anche politica, che squarcia il velo di Maja gettato dalla demagogia nostra sulla verità: “La liberazione dalle prigioni libiche sta per avere luogo… sono quei luoghi di detenzione, spesso infernali, in cui gli accordi italo-libici costringono i migranti in modo che non sbarchino più sulle nostre coste”.
Il viaggio regala qualche postumo nella salute (“Sto sempre peggio e la febbre sale”) e una constatazione: “La morale della missione in Niger è che i paesi poveri sembrano disposti ad accogliere altri poveri più di quanto lo siano i paesi ricchi”.
Bruno Elpis