Dettagli Recensione
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Camminare: un atto rivoluzionario
Che fine ha fatto la via Appia? La strada voluta dal severo Appio Claudio Cieco esiste ancora? Se si cominciasse a camminare a Roma si potrebbe arrivare a Brindisi calpestando le stesse pietre calpestate dal poeta Orazio? Solo uno era il modo per rispondere a queste domande: camminare. Un passo dopo l’altro, dalla capitale, fino al profondo Sud; l’esplorazione di un’Italia minore, ricca di umanità, storia e cultura, ma il più delle volte dimenticata dai governanti e povera di autostima. Prima si è dovuto incrociare dati cartografici antichi e moderni per rintracciare sulle mappe la Regina viarum, con i 619 chilometri; poi la si è riportata alla luce, calcandola con le scarpe per 29 giorni, tappa dopo tappa, incontro dopo incontro.
Paolo Rumiz traccia il resoconto accurato, pulito e al tempo stesso coinvolgente e affascinante di un viaggio anomalo: «in Italia chi va a piedi è un’anomalia». Ma solo andando a piedi si può conoscere davvero un territorio, come certo non lo conoscono molti governanti «di scarpa lustra». Nella nostra epoca i cammini sono considerati solo se collegati alla sfera spirituale: Santiago, la via Francigena, il cammino di san Francesco. Quello di Rumiz e dei suoi compagni è invece un viaggio dalla vocazione civile, per raccontare un Sud lontano dagli stereotipi attraverso la riscoperta di uno dei suoi più grandi beni archeologici: l’Appia Antica.
I luoghi entrano nelle righe del racconto anche grazie alla capacità dell’autore di «registrarne la voce», di fissare cioè nella scrittura quella diversità linguistica che accompagna il viandante nell’attraversare lo stivale dall’alto in basso.
Avvincente come un romanzo, pur non deviando mai dal resoconto preciso e puntuale, Appia sembra invitare il lettore a compiere un atto rivoluzionario: mettere le scarpe ai piedi e camminare, non per fare sport, ma per conoscere il mondo che lo circonda.