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Tra scetticismo e spiritualità
Mentre si avvia alla fine il decennale della morte di Tiziano Terzani appare giusto proporre la lettura del libro che scrisse dieci anni prima, per narrare un’esperienza personale destinata a segnare il suo futuro.
Una lontana predizione di un indovino che aveva previsto il pericolo di un incidente aereo nel 1993 diede a Terzani lo spunto per evitare per un anno di volare, continuando, comunque, l’attività di corrispondente in Asia di Der Spiegel. Per tutto il 1993 si è spostato in lunghi, faticosi viaggi nei paesi asiatici usando ogni altro mezzo di trasporto -treni, navi, scooter, auto ed anche a piedi-, evitando i “non luoghi” degli aeroporti e riscoprendo in tal modo la ricchezza delle esperienze di viaggio che consentono di stabilire un contatto diretto con la realtà umana e sociale dei paesi visitati. Per inciso tale scelta gli ha evitato così di imbarcarsi su un elicottero dove si troverà il collega di der Spiegel che l’aveva sostituito e che cadde!
Il rapporto con l’indovino accese la curiosità di Terzani che in ogni tappa cercò di indagare il mondo dei veggenti e chiromanti, diffusissimi nei paesi asiatici, incontrando maghi, ciarlatani, ma anche figure che pongono interrogativi sugli aspetti di una realtà culturale che la razionalità occidentale tende ad irridere.
Il viaggio lunghissimo, che partì dalla Thailandia, toccando Laos, Birmania, Singapore, Cambogia, Vietnam, Cina, Mongolia e via Transiberiana il ritorno in Europa, riporta la testimonianza dei segni delle guerre che nel secolo scorso hanno generato tragedie sanguinose e della pesante transizione dalla realtà sociale e culturale del passato, in cui spiritualità e magia avevano un ruolo forte, ad un modello globalizzato, pesantemente influenzato dalla Cina e dalla sua evoluzione dopo la rivoluzione culturale.
A memoria degli aspiranti rivoluzionari è utile riportare la considerazione di Terzani sulla rivoluzione maoista: “Strano destino quello di Mao! Aveva voluto dare vita ad una nuova Cina, rifondando la sua civiltà, imponendole nuovi valori e aveva finito per distruggere quel poco che ancora restava della vecchia. È stato Mao a voler togliere ai cinesi quell’ultima coscienza di essere diversi grazie alla loro civiltà per mettere loro in testa che erano diversi perché rivoluzionari. È bastato dimostrare che quella rivoluzione era un fallimento perché la tragedia arrivasse al suo epilogo, perché i cinesi andassero alla deriva e fossero presi dalla corrente dei tempi: quella di diventare come tutti.”
Vi è spesso in Terzani il rimpianto di civiltà e culture perdute, senza però poter dimostrare come tali “civiltà” avrebbero potuto garantire un’esistenza migliore, tanto più che nella storia del sud est asiatico le guerre interne e le stragi ( con l’apice di Pol Pot e dei Kmer rossi) sono state molteplici e sanguinose. Certo che appare difficile anche difendere il modello attuale, dove droga, Aids e prostituzione pervadono la realtà sociale, sia pure in misura diversa nei singoli paesi. Peraltro neppure l’ordine rigoroso di Singapore attira Terzani, anche se ammette di essere diviso tra ammirazione e disgusto.
L’esperienza di quell’anno, che si concluse con la partecipazione ad un corso di meditazione buddista, lasciò evidentemente una traccia profonda sul successivo percorso esistenziale di Terzani, segnato dalla ricerca di un punto di incontro tra una spiritualità non dogmatica e la razionalità della cultura occidentale, di una risposta agli interrogativi che tormentano, al termine di una vita, un’intelligenza mai totalmente appagata.
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