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Paese che vai, usanze che trovi
Eccomi qua a scrivere ancora una volta di Terzani, dei suoi avventurosi viaggi, del suo infinito sapere e del suo saggio pensare.
Questo è un diario di bordo, pagine colme di esperienze vissute nel 1993, per l’autore un anno particolare, allo stesso tempo magico e doloroso.
Decisione coraggiosa quella di Terzani di non utilizzare aerei su consiglio di un indovino (“Perché non hai preso l’aereo? Già, perché? Forse anche per riscoprire che il mondo è un complicato mosaico di paesi, ciascuno con le sue frontiere da varcare”). Non sarebbe poi tanto strano per un individuo sedentario, ma lo è per un giornalista sempre presente in prima linea in ogni cambiamento sociale in ogni angolo del mondo, dalle metropoli alle foreste. Ha preferito prestar fede alla profezia, vivendo così mesi alternativi, alla scoperta delle cose che spesso sono sotto i nostri occhi ma non si vedono più, andando dritto al cuore dei popoli, senza tralasciare il proprio ruolo di giornalista dipendente e lo ha potuto fare grazie all’appoggio di una splendida famiglia.
Così, zaino in spalla e via per nuove avventure tramite navi, taxi sgangherati, trisciò, motorini ed altri mezzi di fortuna. Attraversando in lungo e in largo la sua amata Cina, il Giappone, Singapore e la Thailandia riscopre l’importanza della diversità, la ricchezza di ogni popolo che sta proprio nelle differenze; apprende con tristezza fin dove il progresso ha allungato i suoi tentacoli distruggendo miti e leggende, annientando culture millenarie, donando superficialità, grigiore, pochezza e smarrimento d’identità, marcando ancora di più la linea tra ricchi e poveri.
Seguendo quest’uomo il lettore visita Paesi con occhi diversi, perché non taglia certe immagini, dettagli e odori tipici, nel bene e nel male. Ho apprezzato le descrizioni dei luoghi, alcune suggestive, altre spaventose, le presentazioni caratteriali e fisiche dei personaggi che il viaggiatore incontra lungo il cammino, rendono bene l’idea della cultura locale.
Terzani si mescola con la gente del luogo, si adatta alle tradizioni e alle usanze del popolo con vivo interesse nei confronti dell’occulto. Si consulta con numerosi indovini, di ogni età, sesso, etnia e credo, giungendo alla conclusione che, forse, non è dato sapere il futuro e ciò che i veggenti vedono nel passato di chi si rivolge loro, in realtà lo leggono sul corpo, nei movimenti impercettibili e nei piccoli segni, serve insomma solo un occhio acuto. Il fatto è che bello crederci, c’è bisogno di affidarsi a qualcosa che vada oltre l’umana comprensione.
Una persona colta, una penna giornalistica chiara e diretta, capace di immortalare e tramandare pezzi di storia mondiale, racconti popolari, e tanta umanità.
Un libro che non si divora, si legge a piccole dosi perché c’è tanto da elaborare e immagazzinare, davvero interessante.
Lo consiglio? Sì, perché lo ammiro, per me è/era un piccolo grande uomo.
“Alle cose nuove manca quel carico di storia che, sempre, aggiunge pathos”
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Commenti
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Grazie, Pia.
Non ho mai letto Terzani, incomincero' da questo, grazie del bel commento.
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