Dettagli Recensione
assolutamente da leggere!
Questo è il primo libro che leggo di Terzani, se ne è sentito parlare così tanto di lui negli ultimi tempi per via del suo ultimo "La mia fine è il mio inzio", per la sua scelta di vita, per la sua malattia, e devo dire che quando ho deciso di intraprendere questa lettura l'ho fatto con scetticismo ma anche con enorme curiosità, si è rivelato invece una meravigliosa sorpresa. E' un libro che ha catturato la mia attenzione dalle prime pagine. Terzani è non solo un attento giornalista, di quelli veri, che operano sul campo, è anche un meraviglioso narratore. Scrive in maniera semplice, diretta, coinvolgente come ogni vero scrittore sa fare. “Un indovino mi disse” è un romanzo di viaggio e reportage insieme. Il racconto che Terzani fa dei suoi viaggi, rigorosamente non in aereo, è appassionante, le descrizioni dei luoghi e dei fatti che vive e ai quali assiste non sono solo cronaca, sono pura emozione. Leggendo questo libro devo confessare che mi sono appuntata parecchie frasi che credo meritino di entrare in una delle tante raccolte di citazioni celebri e che rileggerò con molto piacere nei tempi a venire. Sono stata favorevolmente colpita poi dal modo con il quale Terzani racconta la propria fascinazione per l'oriente e per le filosofie orientali in genere. Non mi aspettavo fosse così critico verso quel mondo così lontano da quello occidentale, in cui accadono cose e si crede in fatti inspiegabili e di fronte al quale non può tuttavia che arrendersi e subirne il fascino. Fantastico il racconto del suo incontro con un ex collega giornalista tedesco diventato monaco tibetano, che "persegue la meta di altri, dietro un'illusione che non è nemmeno la sua". Terzani non comprende la necessità della sua conversione, "avrebbe potuto fare il francescano o il gesuita all'interno della propria cultura", non capisce l'occidente alla ricerca di "esotismi", un occidente che trasforma i dogmi n "bestsellers" però di quel mondo ne é suo malgrado parte anche lui, che svolge il proprio lavoro in oriente e non in Italia, che sogna di trasferirsi in India piuttosto chedi ritornare nella natia Firenze. Meraviglioso il racconto della sua decisione di frequentare un corso di meditazione ,inizialmente faticosissimo per lui che è molto scettico in proposito, gli pare una "roba per disorientati, una risposta di evasione ai problemi del mondo" ma che lo aiuterà invece a sentirsi ancora e defitivamente più vicino a quell'Oriente che tanto ama.