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Quale amore?
I diciassette brevi racconti di Raymond Carver si addentrano nel cuore di una vita dalla complessità semplice, parole pungenti, momenti di attesa, movenze improvvise, corpi che si sfiorano, sensazioni rarefatte.
In tempi e luoghi diversi voci e gesti ripetuti, unici, inconcludenti, relazioni estinte, durevoli, perse, un’ umanità eterogenea e monca, piccoli oggetti del quotidiano, l’ incapacità manifesta di comprendere e collocare il circostante.
Un viaggio nel rimpianto per un amore mancato, nella violenza brutale di un gesto, con l’ idea di avere perso tutto, vivendo la sensazione che è meglio addormentarsi al più presto, che ogni regola non conta più niente, che tutto può cominciare e finire con un sasso, che ci sarebbe ancora tanto da discutere e da raccontare, che la sfortuna di qualcuno può abbattersi sui suoi compagni di viaggio.
Basta il sentore di alcune dita tra i capelli a riportare il pensiero altrove, ridendo e fregandosene del freddo esterno che non ci riguarda mentre le cose cambiano irrimediabilmente senza rendercene conto fino a quando l’ amore sarà solo un ricordo.
Che cos’è l’ amore se non qualcosa di oscuro per il quale comportarsi da principianti, dimenticato e sostituito al più presto, che cosa resta oltre la percezione del battito di chi ci sta seduto accanto nel silenzio di una stanza, con qualcosa da dire senza sapere cosa, ubriacandosi, cominciando a ballare, smettendo di parlare.
In Di cosa parliamo quando parliamo d’ amore si respira il peso di un’ aria rarefatta nella quale entrare e dalla quale uscire rapidamente, parole sconclusionate, interpretabili, impronunciabili, mai dette, gesti apparentemente inconcludenti, un piccolo mondo compresso in un linguaggio scarno, minimale, tronco, la sensazione di una vita impercettibile, che ci addossa colpe già nostre, che richiede un conto esorbitante, una vita sfiancante, inafferrabile nella propria insensatezza, che ci trascina al proprio interno senza rendercene conto.
Tra dialoghi sferzanti momenti visti e vissuti in una statica freddezza, quasi senza rendersene conto, ribaltamenti improvvisi di trame già scritte, raccontate, subite, aperte e chiuse drasticamente, nessuna possibilità, una vita descritta mirabilmente, tocchi minimali a coglierne l’ essenza più vera.