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Destini incrociati
Donne e una vita che non pare meritarle, comprenderle, accoglierle, sorprenderle, confrontate con un universo maschile disapprovante, cinico, violento, misogino, e allora quanto è difficile vivere liberamente.
Donne che amano e hanno amato, disinteressate, altruiste, resilienti, diversamente uguali, il cui respiro alimenta i tre splendidi racconti di Claire Keegan, talentuosa autrice irlandese dalla scrittura realistica, essenziale ma anche poetica, evocativa, pochi tocchi sferzanti, con il sentore di una dolorosa presenza in una sospensione temporale che restituisce il percepibile, stati d’ animo e sentimenti violati nel cuore di una quotidianità inappagante.
Che sia un giovane uomo abbandonato dalla fidanzata al proprio rimuginio nelle stanze di un appartamento vuoto la vigilia del matrimonio, corroso da misoginia e da un egocentrismo che non riconosce, una scrittrice sola alloggiata per due settimane nella casa di Henrique Boll alle prese con uno strano professore in pensione, il desiderio carnale di una donna felicemente sposata esposta all’ imprevedibile, emergono un’ incomunicabilità di fondo e una cecità evidenti corredate da comportamenti, gesti, parole, sentimenti violenti.
Donne forti, fragili, sole, disperate, in cerca di comprensione, di un complimento, anche di una bugia, esposte all’ imponderabile, sopportate e non supportate, abbandonate a se stesse, che ripensano a tutti gli uomini che hanno conosciuto e che fortunatamente non hanno sposato, uomini non in grado di comprenderle, sostenerle, amarle, distanti, comodi, arrabbiati, silenti.
L’ Irlanda da sempre ha vissuto e convissuto in una struttura cattolica e paternalista intessuta di tradizioni e stereotipi, con una legislazione che vede la donna ai margini, uomini accomunati da un gergo volgare, svilente, da un cameratismo solidale, ignari della propria insensibilità e pochezza sentimentale, se non quando messi alle strette e abbandonati all’ insondabile vuoto che li circonda perché
… non siete in grado di dare…
E allora non resta che una beata solitudine autoimposta a scandire i singoli giorni, la scrittura
compagna di sogni, di storie da inventare, di finali sorprendenti, con la possibilità di vivere lunghi momenti di intimità e di intimismo,
…al suo risveglio senti’ svanire la coda di un sogno, aveva dormito a lungo e si sentiva profondamente appagata….
prima che qualcuno giunto dal nulla, imbevuto di falsità, stereotipi, rabbia, giudichi chi neppure conosce.
Non resta che il desiderio trasgressivo di una donna felicemente sposata, un tradimento prima di diventare vecchia nella certezza di rimanere delusa, l’ approdo a un vortice di sensazioni turbolente, persa tra le braccia di un uomo qualunque inabissandosi in un vicolo cieco, con un risveglio brusco e brutale
….poi pensò all’ inferno, poi all’ eternità…
Non resta che il lungo respiro di una presenza, voci, cuori, sentimenti nell’ anestesia del presente, eco di verità cadute nel niente, un desiderio di libertà sfociato in una solitudine riparatoria, un grido di dolore che fa riflettere, sempre che non sia troppo tardi…