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Legami
 
Legami 2024-07-25 07:55:30 Mian88
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Luglio, 2024
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Hungry Heart

«Anni dopo, ripensandoci, si era detta che a volte può bastare una parola a determinare un destino: forse se la donnina non avesse scelto quel termine, tribe, lei non avrebbe sentito sorgere dentro di sé una resistenza così ostinata.»

Eshkol Nevo rappresenta uno degli autori più amati dal pubblico italiano, questo per le sue opere sempre pungenti ma anche riflessive e che riescono a far vivere ai lettori emozioni sempre forti e incisive. Pubblicato per Feltrinelli Gramma, che inaugura, è “Legami”, opera composta da una serie di racconti che hanno quale obiettivo quello di soffermare l’attenzione del lettore proprio sulla loro complessità, profondità e fugacità. Questi racconti trattano infatti di emozioni spesso impalpabili, inafferrabili, effimere ma anche di sentimenti altrettanto profondi che vengono poi spezzati dall’evoluzione della vita. Obiettivo prevalente è anche quello di invitare i protagonisti a cercarsi e a ricercare se stessi. Non è semplice comprendere di cosa abbiamo bisogno, di chi.
Tradotto da Raffaella Scardi, “Legami” si apre con un racconto intitolato “Hungry Heart”. È uno dei testi più significativi dove un figlio accompagna il padre al concerto di Bruce Springsteen in Francia. Padre e figlio partono da Israele per assistere all’esibizione del Boss, per il genitore non c’è ancora molto tempo da vivere, per il figlio vi è la consapevolezza che si tratti di uno degli ultimi momenti che può vivere con lui. Per anni, scopriremo in seguito il perché, quest’ultimo non ascolterà più canzoni a lui appartenenti. La narrazione prosegue con “Meno drammi possibile”, scritto in cui una madre, per una serie di circostanze fortuite e dettate da un sinistro che la vede con una gamba ingessata, si trova a vivere un periodo della sua vita con la ex suocera che ormai stenta a riconoscerla e a ritrovarsi faccia a faccia con quel figlio che anni prima ha abbandonato. Adesso che è adulta comprende davvero le parole della “donnina”, anche se al tempo ne fu spaventata, anche se al tempo mai avrebbe riconosciuto la verità delle stesse. Quella parola, in particolare, tribù, fu quella che più riuscì a destabilizzarla. Ed ancora, in un altro racconto, conosciamo una donna israeliana che insieme alla sua famiglia ha lasciato il suo kibbutz e vive in un albergo in una località al confine con il Libano. Nonostante la guerra, decide di tornare a casa, quella casa che da tre mesi ha abbandonato nel silenzio, ha reso disabitata. Affronta i soldati, vuol tornare a cucinare i suoi piatti. Ed è proprio davanti alla certezza di una casa disabitata che sente la voce di un uomo nella doccia. È un giovane soldato che si giustifica evidenziando il bisogno di acqua calda dopo mesi e mesi che non riesce a farne e dopo mesi e mesi che vede la morte e la rischia a sua volta. Si chiama Shai. L’incontro si svolge con naturalezza. Lei sta cucinando, lo invita a condividere il cibo ma anche una sigaretta, proprio lei che ha smesso di fumare. Il tempo passa velocemente e in modo naturale. Sanno che devono separarsi ma il contatto che c’è stato tra i due non si potrà dimenticare. Anche una volta che sarà tornata in albergo continuerà a pensare a quell’incontro, a cantare quella canzone, “Dacci la pioggia solo quando serve” che il militare cantava sotto il gettito, non risponderà al marito e rifletterà su quel conflitto che non piace a nessuno ma che non cessa.

«Solo quando Cheryl la abbraccia molto molto a lungo, nella sala arrivi a Toronto, si rende conto di qual è il desiderio che le è sorto dentro e pensa, non glielo posso scaricare addosso ora, aspetto che arriviamo a casa, mi faccio una doccia, mi metto comoda in tuta, lei nel frattempo preparerà un chai latte, e solo allora, attraverso il vapore del chai, glielo dirò, le dirò cosa voglio prima che sia troppo tardi.»

Nevo parte sempre, in questi racconti, da un episodio minimo, casuale, ordinario. Un episodio che potrebbe manifestarsi in qualunque momento e che diventa l’elemento da cui raccontare una storia più profonda, intima e riflessiva. Quest’ultima riesce a colpire per la delicatezza dei sentimenti che le appartiene, soprattutto perché inespressi. Poche righe, le sue, con cui riesce però a mettere in scena la pièce del teatro che vuol dedicare al lettore per suscitare in lui una riflessione profonda. Al contempo, basta un gesto, quale due palmi delle mani, a unire più di un abbraccio.
“Legami” di Eshkol Nevo è una raccolta molto matura dell’autore che va vissuta a piccole dosi, gustata piano piano, poco alla volta e da qui assaporata. È avvalorata da una scrittura fluida, affatto pesante e da una serie di racconti che conquistano proprio per la loro genuinità. Non è forse una lettura d’impatto trattandosi di tante storie unite dal tema del legame ma in ogni caso arriva e resta.

«Unisce solo i palmi davanti al petto in segno di gratitudine poi si volta e va via.»

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