Dettagli Recensione
Mistero irrisolto
La vita nel proprio indefinito mostrarsi, il desiderio alimentato dal contingente, attimi impressi nella memoria, attese inafferrabili, dialoghi monchi, silenzi protratti, incontri auspicati, rinnovati, perduti, maschere indossate, visi spogli.
E ancora matrimoni dispersi, acciaccati, sopravvissuti, sogni, attese, la paura della solitudine, relazioni famigliari controverse, padri-figli, figli-padri, madri assenti, giorni, identici, rinnovati, indifferenti, per non smarrirsi, aggrappandosi a quello che è stato, a desideri controversi.
L’ attraversamento degli anni rende più indulgenti, pochi volti toccati e fissati dentro, persone che restano, se ne vanno, l’ inizio di una crisi, la fine di una relazione, momenti sospesi e ripresi per svanire nel nulla.
Tutto cambia, individui per i quali la vita è senza filtri ne’ meccanismi di difesa, cuori infranti, naufraghi che si sostengono a vicenda, cambiamenti che segnano esistenze, decisioni irrevocabili, vite contrapposte, contigue, affrante.
In fondo che cos’è il vivere se non un’ evoluzione permanente, una sperimentazione fallimentare, attimi ripetuti e rinnovati, una vicendevole rappresentazione del reale, un palcoscenico dove recitare una parte, un grande mistero irrisolto.
Eshkol Nevo cavalca la vita analizzandola dettagliatamente, fotogrammi di quotidiana umanità, sguardi, bugie, confessioni, angoli di mondo in cui ritagliarsi un piccolo spazio di sopravvivenza, un ebraismo ancora alla ricerca di un’ identità, la gravosa questione dello stato palestinese nel cuore dell’ ebraismo stesso.
È una quotidianità in cui pare impossibile fare quadrare i conti, in cui addormentarsi dandosi le spalle, è una storia rimossa da raccontare, è il silenzio di due vecchi amici, è una possibilità letta negli occhi di una donna, un padre e una figlia che inventano spezzoni di storie, decine di lettere per scacciare la lontananza, è il suono di una campana interrotto improvvisamente.
E ancora è una canzone che attraversa generazioni, è un desiderio da esprimere prima che sia troppo tardi, uno sguardo profondo fissato dopo vent’anni, qualcosa di inaspettato nel cuore della notte, la fuga da un presente inaccettabile, e’una piscina da preparare per il prossimo paziente, e’ un bugigattolo che dopo tanti anni riappare ancora in sogno.
In “ Ogni cosa è fragile”, si esemplifica l’ indecifrabilità e l’ inafferrabilita’ delle relazioni e dei sentimenti, lo scorrere inevitabile del tempo, vite dimenticate che si riacciuffano improvvisamente, vicine, lontane, controverse, momenti sospesi che si danno forza, interrogandosi sugli enigmatici comportamenti altrui non traendone risposte se non nel semplice fluire dei giorni, in quel
…” hai notato com’è cambiata la città’ nel frattempo, tutto cambia, tutto, proprio tutto è effimero”…
In “ Non ti piacerà “ si respira l’ intenso legame padre-figlia nel dolore di un lutto e nella reciproca lontananza, nell’ interpretazione di una vita in cui si prova e si sbaglia, delusi da se stessi, con la paura di deludere gli altri, in silenzio, senza un programma, affiancati nello sguardo mentre
…” chi è atterrato si mescola con chi sta per partire, si tagliano la strada gli uni con gli altri, a volte sono lì lì per urtarsi, ma all’ ultimo, ultimissimo secondo, si salvano”…
In “ Campane”, forse il racconto più intimo, il dolore della perdita rende necessario il viaggio e la permanenza in una terra lontana dove immergersi in una storia millenaria, accompagnati dal silenzio, dalla solitudine, dalla scrittura per rendere sopportabile l’ insopportabile e sentirsi parte dell’ amorevole compagine umana fino a quando, improvvisamente
….” nell’ ora in cui mia madre è morta, un assoluto silenzio è calato sul mondo. Solo alle due e mezzo le campane hanno ripreso a suonare”…
Eshkol Nevo e i suoi racconti, spezzoni di un’ umanità imbevuta di desiderio, corrosa dai cambiamenti, dalla nostalgia, un viaggio negli abissi di vite condite di normalità e setacciate nella propria oscura intimita’. La prosa è fluente nella propria semplicità, la psicologia prevalente, un’ acuta osservazione del reale e un approfondimento relazionale restituiscono profondità.
Restano spezzoni di storie da scandire nei propri particolari definenti, dalle quali estrapolare una parte di se’, da lasciare andare, in cui perdersi per ritrovarsi, una vita difficile da contenere, fluida, trasformista, statica, bugiarda, dolorosa, stupenda, sempre e comunque se stessa.