Dettagli Recensione
Una e trina
1967
Raccolta di tre racconti. Il primo, il più corposo, si nutre della forma diaristica e dà il titolo alla raccolta, il secondo, dal titolo “L’età della discrezione” , è con la sua pacatezza finale, un ottimo anello di raccordo con il terzo, “Monologo” che chiude in maniera circolare la raccolta tornando al primigenio dolore, intenso e lacerante, già rappresentato nel primo. Non solo il dolore funge da trait d’union, trovando la sua massima forma espressiva nell’abitare la lacerazione intima di tre donne, in realtà unica e iconica ma sfaccettata e declinata in triplice forma, perché ad esso si accompagna il profondo senso di fallimento incarnato dalle tre protagoniste. La prima è il prototipo della donna borghese, moglie di un professionista, casalinga e tradita, alla scoperta del tradimento accetta la spartizione del marito con l’amante, lacerandosi e scoprendo a sua volta la propria incompiutezza. Lascia basiti per una lontananza culturale con il rampante senso di superiorità che pare investire oggi, in modo altrettanto pericoloso, la categoria “donna”. Quanto mi stanno strette tali categorie! La seconda è una madre che preferisce rompere i ponti con il figlio adulto, colpevole di un tradimento ideologico di matrice anticomunista, intollerabile, fino a quando, allontanatasi anche dal marito, riceve proprio da lui la forza per accettare in fondo la propria senilità, come condizione biologica ma soprattutto mentale. La terza donna infine affida a un monologo isterico, disperato e malato il suo tormento per la morte suicida della figlia.
Lettura tutto sommato gradevole, nonostante l’opera risenta del clima culturale che l’ ha generata e del substrato culturale dell’autrice.