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Rassegnazione e malinconia in stile Ford
Dopo tanti autori italiani avevo una gran voglia di "americanità", e chi meglio di Richard Ford per sentirmi in America, per coglierne l'essenza?
"C'era, bisogna ammetterlo, la vaga sensazione di essere un semplice spettatore della vita. Ma era l’America. Erano tutti spettatori. Nessuno, gli sembrava, era dentro fino al collo in qualche cosa”.
Dieci racconti.
Dieci volte una fine.
Fine della vita, fine di un amore, fine di rapporti famigliari, di amicizia...
Fallimenti, perdite, lutti, separazioni.
Tutti i protagonisti perdono qualcuno, qualcosa... o si sentono fuori posto, inadeguati.
Patteggiano col dolore.
Poche parole per rappresentare interi universi.
Siamo negli Stati Uniti del Nord- Est, perlopiù nel Maine, ma c'è anche molta Irlanda, Canada, Parigi...tutti luoghi cari allo scrittore.
I suoi uomini sono rappresentanti della classe americana medio-alta, fatta di professionisti, avvocati, intellettuali, artisti.
Lo stile è minimalista e asciutto, molto elegante, fatto di dialoghi densi e moltissime riflessioni nascoste.
Ford fotografa momenti apparentemente minimi, insignificanti, eppure decisivi, di uomini e donne ormai maturi, che hanno attraversato unioni, allontanamenti, amori, disamori, che hanno perso tutto e ricominciato, e si ritrovano di nuovo soli, stanchi, sfiniti di fronte a nuove deviazioni della vita.
Aleggia fra le pagine un sentimento che abbraccia il rimpianto, la rassegnazione e la malinconia, come se quello che poteva (e doveva) accadere fosse già accaduto ed ora non rimane molto altro da fare, da dire, da vivere, il meglio è già passato.
Niente da dichiarare.
Eppure il libro non è deprimente, anzi... in qualche modo persino consolatorio.
Ford ci tiene in una sorta di penombra, condizione ideale per fare bilanci esistenziali.