Dettagli Recensione
Un esordio fiacco
Avvicinarsi a una raccolta di racconti è sempre una esperienza molto particolare perché la formula narrativa in questione difetta di quella continuità che sovente caratterizza altre forme quali il romanzo, il saggio e che per questo tende ad allontanare per definizione l’avventuriero lettore. Anche per questa ragione, generalmente, la raccolta dovrebbe essere avvalorata da un denominatore comune che porti e che conduca per mano passo passo, un poco alla volta, per quello che è un obiettivo costante e prevalente. Se viene meno il denominatore comune in questione il risultato è quello di un testo nel suo complesso disomogeneo e per effetto privo di mordente.
Purtroppo questo è anche ciò che accade con “Vie di fuga” di Naomi Ishiguro, opera d’esordio della medesima e chiaramente vittima anche del nome altisonante del padre. Inevitabile è la riconduzione di questa alle proposte paterne anche ricorrendo al non indifferente sforzo di scindere le due posizioni. La Ishiguro non si propone ai suoi lettori con uno scritto di difficile lettura, al contrario, lo stile è fluido e scorrevole, non manca l’autenticità nei racconti, ma il filo conduttore che rimanda a quello che è il titolo e a ciascun testo è estremamente debole.
Non solo. I vari racconti sono privi di quello smalto capace di trattenere con entusiasmo tra le pagine, di coinvolgere e conquistare, emozionare e trascinare. A tratti il conoscitore si chiede ove ella voglia arrivare e fatica a proseguire perché colpito anche da uno scarso ardore che spesso ricade nella noia.
Un esordio debole, fiacco, che non riesce a distinguersi e a lasciare impresso un segno nella mente.
Indicazioni utili
- sì
- no