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Il canto del cigno che si ode in eterno
'Ho sempre invidiato la capacità di dimenticare che possiedono alcune persone per le quali il passato è come un cambio di stagione, o come un paio di scarpe vecchie che basta condannare in fondo a un armadio perché siano incapaci di ripercorrere i passi perduti. Io ho avuto la disgrazia di ricordare tutto e che tutto, a sua volta, ricordasse me.'.
E' questo l'incipit del primo degli undici racconti con i quali Zafòn si congeda dalla letteratura: tra storia e immaginazione, tra sogno e realtà, tra magia e tradizione, lo scrittore ci prende per mano e ci conduce per l'ultima volta nel 'miraggio di campanili, palazzi e vicoli' della sua Barcellona sotto 'un cielo purpureo di tempesta e zolfo' e un 'sole ferito di scarlatto'.
In un vapore rarefatto simile alla nebbiolina che circonda la basilica di Santa María del Mar, conosceremo, tra gli altri, un 'ritrattista di tenebre', un fotografo scapestrato, un 'costruttore di labirinti', un 'artefice di libri' e un avvocato ossessionato dagli scacchi: anime reiette e maledette che si muovono tra il lusso del quartiere Sarria, la 'fuga di tigli nudi' del Retiro, le spiagge del Bogatell, i cantieri dell'Orféon, gli antichi palazzi in rovina del paseo del Born, i tetti innevati del Barrio Gótico e le decrepite sale da ballo di calle Nueva. Il tutto mentre entrano in scena due personaggi storici dalla memoria immortale, di cui uno con la compulsiva ambizione di divenire il 'principe del Parnaso la cui luce avrebbe illuminato il paradiso perduto della letteratura'.
Un "romanzo-tributo" che condensa elementi formativi, romantici, noir e decadenti e che, davanti a un ultimo, nostalgico bicchier(on)e di vino - 'che rende sinceri gli uomini quando meno ne hanno bisogno e infonde loro coraggio quando dovrebbero rimanere codardi' -, ci ricorda che 'La commedia ci insegna che la vita non bisogna prenderla sul serio e la tragedia ci insegna cosa succede quando non diamo retta a ciò che la commedia ci insegna.'
Poi, all'improvviso, un bacio 'che sapeva di tutta la verità del mondo' e un viaggio di sola andata verso il decimo girone infernale.
'Restammo lì, mano nella mano, [...] e piansi, sentendomi alla fine felice.'.