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Luci e ombre, nuvole e nebbia
«Ho sempre inviato la capacità di dimenticare che possiedono alcune persone per le quali il passato è come un cambio stagione, o come un paio di scarpe vecchie che basta condannare in fondo a un armadio perché siano incapaci di ripercorrere i passi perduti. Io ho avuto la disgrazia di ricordare tutto e che tutto, a sua volta, ricordasse me.»
Terminata la pubblicazione di quella che sarebbe stata – e che considerava – l’opera della sua vita, “Il cimitero dei libri dimenticati, con la pubblicazione nel novembre del 2016 de “Il labirinto degli spiriti, Carlos Ruiz Zafon ebbe l’idea di riunire in un unico volume quelli che erano stati i suoi racconti negli anni pubblicati per varie testate ma anche di nuovi e inediti mai letti dal grande pubblico. Oggi, stante il carattere postumo con cui “La città di vapore” viene pubblicato, assume questo, come indicato in nota dal curatore del medesimo, anche una funzione di omaggio alla scomparsa del romanziere nonché un modo per ampliarne quella che ne è stata da sempre la capacità narrativa e il mondo costruito.
Siamo in una Barcellona nera e cupa. Una Barcellona fatta di fabbriche e nebbie. Siamo in compagnia di giovani anime che amano narrare storie e che per la prima volta si cimentano in tali espedienti anche avvalendosi dei luoghi più impensabili quali una Chiesa, siamo in presenza di un amore spezzato dal tempo e dalle circostanze eppure fatto di desiderio di rinascita e maturazione.
«Scossi la testa. L’atmosfera di nebbia e sussurri mi armò di coraggio e decisi di rivolgerle una di quelle dichiarazioni che avevo confezionato per uno dei miei racconti di magia ed eroismo. “Non potrei mai dimenticarmi di te”, dissi.»
Siamo ancora in una Barcellona leggendaria in cui la storia non aveva altro artificio se non quello di essere memoria del non ancora accaduto e la vita altro non era che l’aspirazione verso quei sogni fugaci e passeggeri che accompagnano nella notte. Siamo in una Barcellona città fortezza, siamo in una Barcellona anfiteatro di montagne, siamo in una Barcellona natalizia che attende il suo Natale e quello scampanellio di campane.
«[…] E passò alcuni anni tentando di dimenticare chi era, tentando di dimenticare che l’unico modo di sentirsi viva era dando la vita ad altri.»
E siamo semplicemente ancora con lui. Undici racconti intrisi di quella penna che sa fondere reale e irreale, fantasia e sogno, verità e speranza. Una raccolta che è semplicemente una carezza.
«In un istante infinito la pioggia rimase sospesa in aria, un milione di lacrime di cristallo che galleggiavano nel vuoto, e vidi l’angelo baciarla sulla fronte, mentre le sue labbra le marchiavano la pelle come un ferro rovente. Quando la pioggia sfiorò il suolo, erano entrambi scomparsi per sempre.»