Dettagli Recensione
Un soufflè sgonfiato
Simenon, lo sappiamo tutti, ha scritto molto, sempre mantenendo un livello qualitativo sufficientemente buono e pur tuttavia forse privo di quelle punte narrative che lo avrebbero reso uno scrittore ancora più grande. Questa raccolta di racconti conferma in fondo questa impressione: Simenon sa scrivere e lo fa bene, ha il senso della angolazioni, delle prospettive, asciutto senza essere sterile, trasparente senza essere scontato. Certo la Musa del racconto è un giudice difficile da accontentare e Simenon ne esce sì con stile, ma pure con qualche graffio. Nessuno di questi racconti, infatti, per quanto sempre gradevoli, ha la forza per restare impresso o aggiunge qualcosa a quello che Simenon ha detto nei suoi romanzi con molta più efficacia: partono bene, con incipit spesso molto riusciti e proseguono col rigore metodologico che è proprio dell’autore, ma verso il finale, nella fretta di chiudere l’arco della storia, si bruciano in improvvisi salti temporali, arditi tagli diegetici e si sgonfiano, proprio perché tradiscono quello spirito di cacciatore che è, a mio avviso, la qualità più sopraffina di Simenon. Come un cacciatore bracca passo dopo passo la preda, così lo scrittore belga pedina istante per istante la parabola discendente dei suoi personaggi, che pur provando a sfuggire nel fitto del bosco, vanno sempre incontro al proprio destino. Ecco il problema di questi racconti è proprio la loro pretesa di voler affrettare un destino chiaro, ma che non era ancora abbastanza maturo per accadere. E forse proprio il racconto che dà il titolo al libro, per quanto banalmente sentimentale, è quello più riuscito, perché è abbastanza onesto da essere solo quello che è: un bel passatempo.
P.s.: c'è un fastidiosissimo abuso di puntini di sospensione.
Indicazioni utili
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- no