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I valori universali
«Il mio desiderio è che in Africa la voce del cantastorie possa non morire mai, e che tutti i bambini africani abbiano la possibilità di sperimentare la magia dei libri senza smarrire mai la capacità di arricchire la loro dimora terrena con la magia delle storie.» Spinto dall'esigenza di far conoscere al mondo la cultura del suo continente e di mettere per iscritto storie che, oramai da secoli, si tramandano oralmente attraverso la figura dei cantastorie, Nelson Mandela raccoglie in questo volume trenta fiabe provenienti da diverse parti dell'Africa, che avvicinano il lettore ad una saggezza popolare semplice ma carica di significato. Allora abbandoniamoci all'accogliente calore di un fuoco trepidante, sotto un cielo notturno pieno di stelle e lasciamoci trasportare su e giù per il Continente Nero dalla voce narrante. Ci commuoveremo con "La madre che divenne polvere", struggente monito ad un migliore rapporto con la Madre Terra e con i propri simili. Sosterremo "Natiki", sorta di Cenerentola africana in cui la formula occidentale "vissero tutti felici e contenti" viene sostituita da una più pragmatica "le sue ciotole sono sempre piene di cibo". Rideremo e rifletteremo per "Lupo, Sciacallo e il barile di burro", tragicomica dimostrazione di come gli avidi, i furbi, riescano troppo spesso a soggiogare gli ingenui, gli onesti. Inoltre, una sfilza di animali dotati di un potentissimo simbolismo, piante dal carattere mistico, personaggi fantastici, gente comune con una vita ordinaria ma, non per questo, meno carismatica e affascinate dei vari principi, principesse, cavalieri e affini delle fiabe occidentali. Perché, anche se cambiano i protagonisti, le vicende, le ambientazioni, non variano invece la morale, il messaggio di fondo, il forte carattere educativo, a dimostrazione del fatto che i valori veri sono universali, non hanno latitudine, lingua, colore di pelle, che nessuna cultura può ritenersi superiore alle altre ma ognuna contribuisce ad arricchire l'esperienza umana di un particolare tratto, di una diversa sfumatura, parte fondamentale di un insieme che, si spera lo capiscano tutti al più presto, non può che essere indivisibile. "E in quello stesso giorno di ogni mese, la Luna guarda i suoi figli che litigano e discutono. Scorge le figlie guidate dalla giovane donna e indaffarate a curare e guarire, a servire e salvare, così come faceva lei prima. Ma i figli delle figlie della Luna continuano a litigare, a scontrarsi, a lamentarsi. E la Luna, vedendo tutto ciò, non può fare a meno di nascondere la faccia e piangere, prima di riavere la forza di tornare a guardare, mostrando solo metà del suo volto. Poi, poco alla volta si gira, finché la sua faccia piena risplende con amore. In quelle notti, qualcuno coglie quell’amore e lo fa circolare. Le figlie della Luna intonano allora il canto di chi si prodiga per gli altri, esprimendo ancora un desiderio: che tutti i figli possano imparare di nuovo ad amare la Madre".