Dettagli Recensione
Ai confini della poesia
Cercando le parole per descrivere l’effetto finale che questi racconti di Turgenev hanno lasciato su di me, trovo nella mente l’immagine di un pizzo finemente lavorato, con la sua delicata perfezione, o di un variopinto arazzo, con i suoi fili meticolosamente intessuti. Si avverte una scrittura levigata, curata e armoniosa, in cui ogni vocabolo è stato finemente cesellato per trasmettere una precisa sfumatura emotiva.
È un racconto di sfumature e suggestioni, in fondo, “Primo amore”. Pochi sono infatti gli accadimenti e la bellezza di questa lettura risiede nella poetica evocazione dell’animo del protagonista, colto in due momenti fondamentali nella vita di un sedicenne: la dolce scoperta di un innocente sentimento amoroso e la dolorosa delusione della presa di coscienza della realtà. Vedere la bella e capricciosa Zinaida ed innamorarsene, per il giovane Vladimir, è la stessa cosa. Perché l’amore a sedici anni è così: ogni sensazione è amplificata, ogni parola ha il peso di una verità divina e, senza calcoli o astuzie, egli può solo abbandonarsi con ingenuità alla tenerezza e alla crudeltà di queste nuove emozioni.
Al giovanile e innocente sentimento di Vladimir si intrecciano poi altri amori e altri personaggi. L’amore come gioco, capriccio e seduzione di Zinaida. L’amore della gelosia, della distruzione o dell’irrazionalità, negli altri corteggiatori. L’amore peccaminoso e inevitabile. L’amore tradito e sottomesso. E, infine, l’amore che da un lato affascina e attrae, e dall’altro respinge e allontana, come quello così complesso tra Vladimir e suo padre, in bilico tra venerazione e rivalità.
Alla fine, resta sulle labbra la malinconia dolceamara del ricordo di un tempo ormai perduto.
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