Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Cronache del regno del Wessex
"I tre sconosciuti e altri racconti" è una selezione di otto tra le molte novelle scritte da Thomas Hardy e pubblicate nelle sue principali raccolte. La scelta delle opere è stata curata dalla stesse traduttrice, che ha fatto un lavoro egregio anche con le note a piè di pagina, spesso indispensabili per comprendere alcuni aspetti particolarmente anacronistici, le frequenti espressioni in lingua francese e le citazioni da altri testi.
Tutte le storie sono ambientate, almeno per qualche scena, nella regione rurale ribattezzata Wessex dallo stesso Hardy -che spesso vediamo come termine di contrapposizione alla caotica metropoli di Londra, battuta nettamente nel confronto-
«Dovettero così rinunciare al bel suono delle campane per subire il frastuono più infame e monotono che abbia mai torturato orecchie mortali.»
e si tratta generalmente di vicende familiari dai toni tragici; infatti, nonostante dia il titolo alla raccolta, credo che "I tre sconosciuti" sia il racconto meno adatto per presentare il volume perché è il solo ad avere dei risvolti comici tanto marcati e un finale leggero, quasi ottimista, ben riconducibile alla produzione meno matura dell'autore.
Per chi come me già conosce l'opera hardyniana, non sarà difficile individuare molti tra i suoi elementi più ricorrenti. Sono innanzitutto numerosi i richiami alla fede cristiana,
«"[...] c'e sempre molto lavoro nella Chiesa, come potrai constatare", dichiarò con fervore. "Torrenti di mancanza di fede da arginare, nuove interpretazioni di antichi testi da esporre, verità nello spirito da sostituire a verità nella lettera..."»
tanto che più di uno tra i vari protagonisti è curato o sacerdote; a dispetto di questa forte religiosità, non mancano delle scene romantiche e passionali -quasi sempre relative a relazioni extraconiugali ed amori chiaramente destinati all'infelicità-
«Non soddisfatto di tenerle la mano, il giovane, con gesto birichino, insinuò due dita nel guanto di lei, contro il palmo della sua mano.»
che spesso ignorano le convenzioni dell'epoca (i racconti sono scritti negli ultimi decenni dell'Ottocento, ma ambientanti molti anni prima) come pure lo status sociale dei personaggi.
Abbiamo anche degli elementi se non fantastici sicuramente vicini al paranormale: è ad esempio il caso della sventurata Car'line Aspent che viene letteralmente stregata dalla musica del violino di Wat "Zazzera" Ollamore,
«A scuotere di sussulti quella moglie londinese non era la danza, e non erano neppure i danzatori, bensì le note di quel vecchio violino che aveva su di lei il medesimo potere incantatore già conosciuto in passato, [...].»
oppure della maledizione involontariamente scagliata da Rhoda, coprotagonista de "Il braccio avvizzito". Da notare anche la presenza di diversi accenni autobiografici; al pari dell'infelice Robert Trewe, Hardy aveva infatti velleità da poeta,
«"[...] È un poeta -sì, proprio un poeta- e ha una piccola rendita, sufficiente per scrivere versi, ma insufficiente per fargli condurre una vita agiata, anche se gli piacerebbe".»
ma per gran parte della sua vita è stato costretto ad accantonarle per dedicarsi ad attività più redditizie, e solo nella maturità ha avuto una situazione economica tale da potersi dedicare unicamente alla poesia.
Personalmente ho apprezzato tutti i racconti proposti, pur con le loro implicazioni tragiche; i personaggi sono senza dubbio l'aspetto sul quale l'autore ha puntato maggiormente, infatti risultano sagaci e carismatici anche quando non ci si trova del tutto in sintonia con le loro azioni. In particolare, sono presenti alcuni personaggi femminili degni di rivaleggiare con la mia adorata Tess Durbeyfield per come affrontano di petto le innumerevoli avversità che fato e genere mettono sulla loro strada, ma anche per la capacità di seguire i propri desideri ed ambizioni.
Hardy ha sempre un occhio di riguardo per le sue protagoniste e, con le sue parole, mette in luce il potenziale sprecato delle donne costrette a limitare il proprio ruolo, diventando soltanto moglie e madri.
«Da allora in poi la vita di questa donna impaurita e snervata -la cui esistenza avrebbe potuto svilupparsi in modo tanto più utile e interessante, se non fosse stato per le ambizioni ignobili dei suoi genitori e per le convenzioni dell'epoca- fu quella di una dedizione ossequiosa a un uomo crudele e perverso.»
E questo è solo uno dei messaggi inaspettatamente attuali che si possono rintracciare tra le pagine di questa raccolta: nel mio (forse) preferito "Il braccio avvizzito", viene messo in evidenza come non si debba biasimare delle figure terze -in questo caso, la giovane moglie- per le difficoltà di una coppia o l'infedeltà del partner, mentre in "Barbara della casata dei Grebe", altro racconto che da solo vale la lettura dell'intero volume, abbiamo la ferma condanna di un'ossessione malata,
«"Maledetta!", esclamò quella notte Lord Uplandtowers mentre tornava a casa. "Maledetta stupida!" E questo dimostrava che tipo di amore nutrisse per lei.»
e anche dell'infatuazione giovanile tra Barbara stessa e l'avvenente Edmond Willows: in entrambi i casi non si tratta di amore e l'autore non dipinge mai queste relazioni in termini forzatamente romantici.
Molti autori contemporanei di romance potrebbero imparare qualcosa dall'"antiquato" Hardy.